Le prime 500 aziende vicentine hanno perso nel 2020 in media il 7% del fatturato rispetto al 2019. Quelle in diminuzione sono 336 mentre 164 sono in aumento. In genere però hanno mantenuto la redditività, dimostrando una notevole capacità di adattamento.
Quelle che più crescono sono le aziende nell’alimentare. Caso eclatante Prix che cresce del 14,11% con utile netto del 4,19%. Unicom Famila del 5,80% con utile del 2,58%. Battocchio dell’1,2% con una ottima redditività pari al 5,14%. Coop Consumatori Marostica del 5,91% con utile del 2,14%. Interessante il risultato di Pedon che cresce dell’11,43% a 90 milioni con una buona redditività pari al 5,20%. Rigoni arriva a 126 milioni (+10,53%) con utile del 9,90%.
Vimar con i suoi prodotti risente della pandemia e diminuisce il fatturato dell’11,76% portandolo a 205 milioni, mantenendo però una ottima redditività pari al 20,09%. Pizzato invece resta con il suo fatturato dell’anno precedente di 44 milioni con una elevata redditività pari al 26,97%. La redditività va comunque vista non solo sulle vendite, ma soprattutto, per le aziende con elevati investimenti, sul capitale proprio che nel caso di Pizzato è del 6,20%. Per Vimar è del 9,19%. Infine Dainese perde il 14,6% di fatturato che si ferma a 159 milioni con un utile sulle vendite di 5,39%.
Riteniamo che i risultati di bilancio del 2020 siano significativi delle capacità imprenditoriali e manageriali delle aziende intorno a Marostica a navigare in situazioni nuove e problematiche. La sorpresa comunque di quest’anno saranno i riflessi della guerra in corso tra Russia ed Ucraina. Governare un’azienda richiede sempre più coraggio, capacità e competenze.
Siamo rimasti letteralmente allibiti quando l’assessore Bianchin delegata del Sindaco a partecipare alla Consulta delle Associazioni alla domanda del perché non venisse più spedita a casa dei marosticensi la rivista Cultura Marostica, ha risposto: “ Perché troppe copie vanno in discarica”. Ma come fa a dire una cosa del genere? Ha fatto una verifica personale? Intanto si sa bene che tutto quello che generalmente si riceve a casa viene sfogliato da qualcuno. La faccenda si chiama direct marketing ed è più efficace della comunicazione tv. Quindi niente viene gettato via subito. Può poi finire nelle immondizie perché non meritevole di conservazione o approfondimento. Eventualmente se la rivista non è letta vanno ricercate le motivazioni e non certo mettendola su internet si risolve il problema di lettura. È semplicemente ridicolo. Certo il Comune risparmia le spese per la carta, stampandone poche copie, e le spese di spedizione postale. Ma si perde completamente l’obiettivo di avere una bella rivista culturale espressione dell’attività locale ed anche biglietto da visita per chi vuol conoscere la Marostica “culturale”.
Il problema è che Cultura Marostica deve innanzitutto essere una bella rivista. Sappiamo che non era apprezzata perché fatta male come scritti e grafica. Non può essere un bollettino parrocchiale. Proprio l’ultimo numero non diffuso per posta, invece è fatto abbastanza bene, dopo tanto tempo. Si intravvede un format, una grafica, un vero percorso culturale. In fin dei conti basta che ci siano le persone giuste e con un minimo di professionalità. Abbiamo l’esempio di una rivista culturale locale ben fatta come BassanoNews, che tra l’altro vive solo di pubblicità.
E la diffusione su internet serve soprattutto per chi vuol conoscere Marostica entrando nel portale della nostra città. Ed il link deve essere sulla pagina principale non nella marea di altre informazioni interne, come è stato fatto.
Tutte cose che la Bianchin non conosce perché di media proprio non sa nulla se non le chiacchiere. È proprio un problema di competenze e professionalità.
Finalmente si costruisce ancora eliminando il bel parco con parcheggio vicino alla scuola media e ci sarà la nuova avveniristica stazione del bus voluta da tutta la Lega di Marostica contro la volontà della maggioranza dei cittadini rappresentati però in minoranza in Consiglio Comunale per le solite beghe di paese. Finalmente Mozzo è riuscito nel suo intento di fare qualcosa contro ogni logica dopo aver cercato di vendere in modo ridicolo la piscina con un colpo di mano e essersi visto bocciato dalla Sovrintendenza il “minareto” ascensore al Castello Superiore. Veramente una concezione superlativa della gestione dei beni comuni! La fermata del bus sarà uno dei punti forti della prossima campagna elettorale dimostrando come la Lega “ami” il cemento. Vedremo come la penseranno i cittadini di Marostica.
Noi, come la maggior parte dei cittadini, avremmo utilizzato la “storica” Stazione con bar, punto informativo e servizi annessi. È un bel biglietto da visita non solo per i turisti, ma per tutti i marosticensi che amano valorizzare la loro città con i suoi punti storici tradizionali.
La ditta vincitrice dell’appalto è la Consultecno S.r.l. di Sandrigo, che si darà da fare quanto prima.
È proprio così. Nero su bianco nella approvazione dello studio di fattibilità tecnico-economica della nuova scuola primaria da parte della Giunta Comunale.
Ma si tratta di una scuola “Montessoriana” dove usciranno bambini “eletti” dal punto di vista del processo educativo adottato. Almeno così dovrebbe essere nelle intenzioni.
“Il metodo Montessori è un sistema educativo sviluppato dalla pedagogista Maria Montessori, praticato in circa 60.000 scuole in tutto il mondo (con maggiore concentrazione negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito), al servizio dei bambini e ragazzi compresi nella fascia di età dalla nascita fino a diciotto anni. La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino, mirando a sviluppare una sorta di «educazione cosmica», cioè un senso di responsabilità e di consapevolezza verso la rete di relazioni che collega ogni entità microcosmica al contesto generale macrocosmico”.
L’idea a dir la verità ci affascina e vorremmo anche noi iscriverci, ma ci rendiamo conto che sia troppo tardi. Comunque paga tutto Cucù con la Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) – Investimento 1.1 (Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici).
La vicenda di Carlo Bramezza che per le fideiussioni prestate si è mangiato tutto il patrimonio personale, ci ha incuriosito. E siccome noi siamo per l’opportuno curriculum dei manager, siamo andati a vedere quello di Bramezza.
Nato a Treviso nel 1967, si laurea in legge nel 1993 a Bologna, poi fa pratica notarile per iscriversi all’Albo dei procuratori legali nel 1997. Dal 2000 al 2012 e’ segretario del direttore di varie case di riposo, soprattutto in provincia di Treviso. Poi il grande salto. Dal 2013 viene nominato da Zaia Direttore Generale dell’Ulss 10 “Veneto Orientale”. Vi resta fino al 2021 per approdare all’Ulss 7 di Bassano-Schio.
Quello che francamente stupisce nel curriculum di Bramezza è l’assenza di qualsiasi corso di formazione nell’ambito della gestione socio-sanitaria. Come se la sua azione fosse ispirata dal Signore. Noi che siamo un dirigente, oggi pensionato, continuavamo a fare corsi per tenerci aggiornati. Ed anche oggi partecipiamo ad iniziative organizzate dall’associazione Alumni Cuoa su argomenti che trattiamo nel nostro blog. Addirittura poi da oltre 25 anni esiste un istituto solo per dirigenti, il CFMT (Centro di Formazione Manager del Terziario) contrattualmente gratuito per la formazione continua. Perché l’aggiornamento salva la professionalità (e la “carega”) del manager. Di una attività di formazione continua invece non vediamo traccia nel curriculum di Carlo Bramezza restando la sua formazione prettamente giuridica.
Al posto di Zaia mai avremmo nominato a direttore generale dell’Ulss una persona che ha fatto solo il segretario del direttore di Case di Riposo. Evidentemente la politica ragiona in altro senso, ma il mercato che si confronta sempre con i “schei” non perdona. Se non conosci alla fine cadi.
Il sindaco Matteo Mozzo annuncia alla stampa e alla televisione “la ristrutturazione della porta occidentale della cinta muraria con la realizzazione, nella torre, del punto di discesa pedonale interno, a servizio nel prossimo futuro del camminamento di ronda” e proclama “vicino il compimento del progetto di valorizzazione delle mura e del centro storico”. In realtà, l’idea progettuale su Porta Breganze è delle precedenti amministrazioni, in particolare Dalla Valle (con investimento di centinaia di migliaia di euro); il cammino di ronda non è ancora utilizzabile per più della metà della cinta (totalmente impraticabile nella parte pianeggiante, più agevole, ove rovinano o mancano perfino le pietre di basamento). Ragion per cui si torna all’ormai tradizionale richiamo della necessità di un “progetto globale” (con l’applicazione del più volte ricordato “Decreto Soragni 2012”); progetto sempre auspicato, sempre possibile (cfr. fondi europei), ma mai disegnato e finanziato. Ancora, va detto che il lungo tratto “Porta Breganze – Castello Superiore” non potrà essere percorso se non da una minoranza, date la rilevante pendenza e l’irregolarità delle centinaia di gradini. Per quanto riguarda la Torre F (Porta Breganze) è da osservare che sulla stessa si è operato con un massiccio costoso intervento globale negli anni 1990 e 1991; seguito, nel 2002, dalla sistemazione del sottostante piano viario (ciottoli e selciato), nel 2014, da lavori di tamponamento e di rivestimento della stessa torre con rete metallica “provvisoria” (fissata con chiodi a percussione lunghi 20 cm!), a causa della “caduta massi”. Posso affermarlo per aver personalmente seguito e documentato i lavori, con successiva riproduzione nella mia opera. Questi lavori non hanno risolto i problemi del rivellino (avancorpo della torre, da non confondere – come si fa a Marostica – con le torricelle) e della comunicazione fra la torre (alloggio della scolta armata di presidio) e il passaggio al cammino di ronda (il tutto secondo la logica scaligera di difesa “a comparti”). Anche questa volta i concittadini, gli esperti e gli storici locali, le associazioni interessate non sono stati messi a parte del progetto (e parliamo di un ulteriore investimento su un bene comune di 455.000 euro); nonostante il continuo richiamo al “patto 2018”, che parla di “trasparenza, collaborazione, innovazione, coinvolgimento dei cittadini”. Va corretta l’affermazione pubblica del Sindaco, che sembra attribuire la proprietà della torre alla Volksbank, dopo il passaggio dallo Stato-Demanio al Comune di Marostica della torre stessa. Diverso è il discorso del “passaggio di accesso”, attraverso la “casetta-guardiola della Greca”, appiccicata alla torre, di proprietà della citata Volksbank. Anche per questa ci si augura un intervento “compatibile” per la Città, dal momento che si vuole restaurare il falso “romanico-gotico” dei fori e le false merlature della sommità (in cemento). Infine, io penso che vada adeguatamente ricordata la figura dell’architetto Renata Fochesato (recentemente scomparsa), artefice di gran parte del restauro 1982-2012, con la quale ebbi più volte duri scontri, ma alla quale dobbiamo seri, sia pur sporadici, tentativi per il ripristino delle merlature scaligere (v. operazioni per le torri H e V, con merli, prima fasciati a lutto, poi esposti nell’originalità del merlo ghibellino scaligero, ravvisabile nel tratto “Porta Vicenza – Castello Inferiore”) e l’agibilità delle torricelle restaurate. Concludendo, il cittadino contribuente vorrebbe conoscere quanti milioni sono stati finora spesi per il pluridecennale restauro “arlecchino” della città murata di Marostica (sempre da completare) e la “relazione annuale” obbligatoria, chiesta dal Ministero e dalla Soprintendenza per il 2021.
Da un punto di vista di curriculum manageriale è una bomba. Perché la vicenda del Direttore Generale che praticamente perde 11 milioni per fideiussioni date a società in cui è socio, ma sembra non gestire, ha dell’incredibile e anche un po’ di oscuro. La questione non è tanto nel voler correre un rischio di investimento. Si sa bene che il rischio aumenta con il desiderio di aumento del guadagno. Ma il problema è: come è possibile che una persona normale possa impegnare tutte le sue risorse in un investimento che è difficile controllore in quanto impegnato in un altro mestiere. E poi perdere tutto il suo patrimonio oltre una parte dello stipendio. La diversificazione delle proprie risorse è uno dei principi cardine di buona gestione di investimento oltre che di prudenza.
Ed il problema sta tutto qui. Può una persona con un simile fatto nel proprio curriculum coprire responsabilità manageriali importanti? Certo ci sono imprenditori che sono anche falliti e poi magari hanno successivamente avuto successo. Però generalmente sempre con i propri soldi. Qui invece si tratta di un manager pubblico. Quanto può influenzare il comportamento di un manager una tale situazione? Ho sempre ritenuto che una attività di responsabilità per essere svolta in modo eccellente deve aver dietro una situazione personale tranquilla. Le persone che ho conosciuto di successo avevano anche una moglie/donna che li sosteneva. Non ho incontrato manager al top delle responsabilità che lavoravano per coprire i propri debiti per investimenti azzardati.
E quindi al di là della politica il problema è di curriculum manageriale per livelli top, apicali. La risposta sta solo in chi ha la responsabilità di una tale nomina che diventa a questo punto in prima persona responsabile dell’attività di chi ha nominato e di quello che può combinare. E cioè Zaia. Senza se e senza ma.
La sera del 14/11/2013 del tutto casualmente in quanto aspettavo che mio figlio finisse la visita ad un amico, vado ad assistere al Consiglio Comunale in cui in quel momento, e non lo sapevo, è in corso l’approvazione del pagamento per l’appalto del gas da parte del Comune di 910.000 euro come differenza tra quanto richiesto da Italgas, società uscente, e quanto pagato da Ascopiave, società entrante. Tale pagamento è frutto della trattativa finale del nuovo Sindaco di Marostica Marica Dalla Valle per chiudere la vicenda dopo che Italgas è scesa dalla richiesta di indennizzo da 5.278.874 euro a 4.200.000 ed infine con la trattativa Dalla Valle a 3.925.976,30 euro. A fine riunione incontro Valerio Zanforlin, ex consigliere comunale, gli chiedo cosa mai si tratta e mi risponde “non me ne parlare”. Due sere dopo il Consiglio Comunale al termine di un convegno presso la ex Chiesetta San Marco vedo il Sindaco Marica Dalla Valle, la aspetto all’uscita e Le chiedo: “Cos’è questa vicenda del pagamento di di 910.000 euro?” appunto pagati direttamente dal Comune per il cambio del gestore del gas. Era notorio che in casi simili il Comune va in pari o ci guadagna procurando al gestore subentrante nuova clientela. Ancora sotto shock per la vicenda che ha dovuto gestire e chiudere (è da pochi mesi eletta Sindaco senza alcuna precedente esperienza “politica”) mi risponde con gli occhi sgranati ed impauriti : “È un appalto truccato”. E se va via subito. È l’atteggiamento di una persona che ha dovuto coprire una situazione che non condivideva forse costretta e minacciata da qualcuno. Infatti avrebbe dovuto approvare il pagamento in quanto dovuto contrattualmente, come ha fatto, e poi contestualmente e tranquillamente sporgere denuncia. Al momento ho letto nelle sue parole come una specie di richiesta di aiuto. L’immediata percezione e valutazione di un appalto non regolare deriva dal fatto che chi scrive conosce la tematica essendo stato da 1979 al 1982 rappresentante per le cooperative edili della Lega delle Cooperative nella commissione per l’ammissione all’Albo Costruttori per gli appalti del Magistrato delle Acque di Venezia e successivamente amministratore delegato e direttore generale di note aziende a Milano. Nei giorni successivi ho cercato di informare la stampa locale della vicenda. Il Giornale di Vicenza non ha pubblicato nulla, mentre il Gazzettino ha cominciato a parlarne con due articoli. Purtroppo successivamente il Gazzettino ha tolto il corrispondente da Marostica e chiusa la redazione locale di Bassano. E quindi il tutto si è fermato con appunto i due articoli. È comunque significativa l’intervista del 07/12/2013 a Gianni Scettro, che da Sindaco ha firmato l’appalto e che in modo spregiudicato da’ la responsabilità al tecnico che ha fatto la perizia senza prima aver avuto alcun dubbio. Infatti Scettro afferma: “Stride il fatto che sia proprio il tecnico che si sentiva sicuro su una perizia giurata del valore di 3.015.000, tanto che con questo valore si è aperta la gara di appalto, a consigliare la transizione con Italgas per trovare un accordo extragiudiziario. Penso che, se c’è stato un errore nella perizia, sia ovvio che, per non ammettere la proprie responsabilità, consigli di non andare a giudizio”.
Nel momento in cui ho potuto tecnicamente attivare, avendo la collaborazione di un esperto informatico, nel maggio 2016 il blog di informazione www.marosticanotizie.it, ho ripreso la vicenda, partendo dai ricordi del Consiglio Comunale del novembre 2013. Vicenda che mi aveva molto colpito e stupito.
Avendo accusato il Sindaco di Marostica Marica Dalla Valle poi di aver coperto la vicenda, come di fatto dal lei implicitamente ammesso in quanto l’appalto era truccato, sono stato querelato. Con la querela mi è pervenuta ampia documentazione, che ancora non avevo e che comprova con una normale lettura in modo inconfutabile che l’appalto è stato pilotato e quindi truccato, anche se si cerca di confondere il problema con tecnicismi inutili. Da un un colloquio con un Sindaco di una cittadina simile a Marostica con gestore del gas proprio Italgas, risulta che i comuni dal 2011 non possono più fare simili appalti che sono demandati alla Provincia, che come stazione appaltante si assume tutte le responsabilità. Ed essendo la situazione di valutazione degli impianti sempre con Italgas molto difforme, ad oggi il Sindaco, con cui ho a lungo parlato. ha la situazione con Italgas bloccata da anni in assenza di accordo. Infatti il rischio di valutazione errata e di perdita per il Comune è troppo alto. Quindi è la stessa situazione di Marostica. Ma questo Sindaco non ha particolari interessi e non procede con rischiose valutazioni di parte. Al riguardo vengo anche informato che dovrebbe arrivare a breve una normativa europea per risolvere il contenzioso. Il Sindaco di Marostica con il responsabile tecnico Arch. Collicelli, con il Segretario comunale e con la giunta sapeva quindi che era l’ultima opportunità di gestire in proprio l’appalto, sapeva che il rischio del costo aggiuntivo ed invece di aspettare ha avuto fretta di chiudere con Ascopiave con una enorme differenza di valutazione tra le parti. Perché?
Il tecnico ed il Sindaco di Marostica sanno bene che le cifre in dubbio sono soprattutto dovute a 687.000 euro di contributi di allacciamento e 268.00 euro per una ipotetica economia di scala per un nuovo impianto pari al 7,5% sull’importo totale. Da notare che il perito ing. Dona’ nel Consiglio Comunale del 14/11/2013 esprime parere favorevole per far approvare la transizione a circa 3.925.000 euro senza ricorrere ad alcun arbitrato. In evidente contraddizione con la sua precedente stima “giurata” di 3.015.000.
Un ulteriore grave fatto risulta l’inserimento nel bando della gara d’appalto della clausola capestro che eventuali oneri aggiuntivi dopo i 3.015.000 euro sarebbero stati a carico del Comune. Il verbale del Consiglio Comunale del 14/11/2013 e’ esaustivo della vicenda ed è molto chiaro, anche nelle dichiarazioni dell’avv. Meneguzzo, nel fatto che l’appalto è stato “forzato” in favore di Ascopiave. È evidente che tutta la vicenda doveva restare “in famiglia”, in Consiglio Comunale, con chi aveva capito e chi no. E noi avremmo diffamato Marica Dalla Valle!….ma per piacere….
Non c’è dubbio che siamo alla svolta, anche con un po’ di fortuna, dopo anni veramente bui e tristi, da dimenticare. Il cambiamento è iniziato con la trasformazione della banca in SpA ed un processo decisionale in mano agli azionisti di peso e non alle cordate degli amici. La proprietà ha sostituito il Presidente, il Direttore Generale e la maggior parte degli amministratori, e ciò ha portato alla svolta. Crescono in modo determinante le commissioni e l’utile netto passa da 16 a 70 milioni con una incidenza sul patrimonio del 9,4%.
Ed anche il “famigerato” Texas Ratio (rapporto tra crediti deteriorati e capitale netto) è al 42,3% rispetta al 48,1% del 2020. Ma era arrivato anche a oltre il 90% con la precedente gestione.
Insomma finalmente il capitolo ex Banca Popolare di Marostica può ritenersi definitivamente chiuso con la presenza sul territorio di una Volksbank rinnovata e rilanciata. A questo punto c’è da augurarsi che anche il valore delle azioni possa crescere e cominciare a soddisfare i marosticensi che finora si sono trovati un valore azionario fortemente svalutato. E che sia anche risolto il problema area ex Azzolin, di proprietà di Volksbank, per dare a Marostica un Centro Storico degno del suo nome.
Le elezioni del 2009 vedono come candidato principale Lorenzo Bertacco (Lega Nord) che tutti danno per vincitore. Ma pochi giorni prima del voto viene diffuso un volantino diffamatorio nei suoi confronti, ma anche di altre forze politiche. La diffusione è capillare in tutte le famiglie di Marostica. Ovviamente l’autore o meglio gli autori restano sconosciuti. È da notare che Bertacco politicamente sarebbe un elemento di rottura con la vecchia politica e qualcuno lo vuole assolutamente perdente. Infatti è ciò che avviene e per pochi voti vince la lista di Gianni Scettro con Bertazzo, che diventa vice, e che non poteva più ricandidarsi a Sindaco. Ma chi sono gli autori del volantino diffamatorio? Le conseguenze di tale elezione sono state estremamente negative per l’amministrazione di Marostica. Negli anni successivi si sono avuti ben due commissariamenti.
Con l’articolo si è voluto mettere a fuoco la situazione storica degli anni passati e cercare di capire chi fossero gli autori. Nessuno ne aveva più parlato in questi anni. Noi abbiamo ripreso il volantino per cercare di capire, non certo per diffamare Bertacco, ormai fuori dai giochi politici. Infatti ne riportiamo solo alcuni punti per necessità di informazione. Abbiamo al proposito letto sentenze che avvalorano il fatto di poter diffondere situazioni di diffamazione in documenti del passato per capire i fatti.
Infatti una attenta lettura porta a considerare il fatto che il volantino non diffama solo Bertacco, ma tutte le forze esclusa una, che sarà poi quella vincente e cioè la lista Scettro. Lo scopo quindi dell’articolo è di porre una questione etica sulle modalità con cui la politica viene e sarà gestita negli anni successivi a Marostica. Tra l’altro Scettro sarà il firmatario del discusso appalto di cambio del gestore del gas e successivamente sarà dimissionato per una faida interna al suo gruppo e quindi ci sarà l’arrivo del Commissario e successive nuove elezioni. Nell’occasione, come consigliere comunale, Bertacco era contrario alle condizioni dell’appalto. Noi quindi abbiamo cercato di fare chiarezza ovviamente citando alcuni punti delle diffamazioni contenute nel volantino, per ovvio diritto di cronaca. È chiaro che Bertacco vede solo i termini personali e non il diritto di cronaca e spiegazione su un fatto importante come la sua mancata elezione per un volantino diffamatorio.
Per quanto concerne l’esclusione di Lorenzo Bertacco dal Consiglio di Amministrazione della Volksbank facciamo un po’ di storia. Si parte dalla fallimentare situazione della Popolare di Marostica intorno al 2013 evidenziata da una ispezione della Banca d’Italia con un Texas Ratio (crediti dubbi/capitale superiore a 1,5). Noi unici a Marostica analizziamo in modo tecnico la situazione attraverso il nostro Osservatorio Economico Sociale di Marostica e diciamo che l’unica via per salvare la Banca è la ricapitalizzazione. Il Consiglio di Amministrazione della Popolare di Marostica riesce però abilmente a trattare con la Volksbank la fusione tra le due banche facendosi riconoscere condizioni estremamente favorevoli e fuori mercato alle proprie azioni nel concambio. Tant’è che la fusione provocherà forti criticità nei conti Volksbank. Nel 2015 l’ultima assemblea della Banca Popolare di Marostica delibera la fusione e nomina i rappresentanti di Marostica nel Consiglio di Amministrazione della Volksbank. Tra questi viene nominato Lorenzo Bertacco. Le elezioni si svolgono con la normativa cooperativa delle Banche Popolari, cioè un voto per Socio. Valgono quindi le cordate “politiche” appositamente create e Bertacco è eletto in rappresentanza di uno specifico gruppo politico, non certo in base a specifiche competenze professionali.
Ma anche il Consiglio della Volksbank è stato eletto in base alle norme delle cooperative. E quindi con analoghi problemi. Infatti oltre al problema dei crediti inesigibili ricevuti in dote dalla Popolare di Marostica, si evidenzia subito l’incapacità della Volksbank di uscire dall’essere una banca che vive sugli interessi di prestiti tra l’altro ad elevato rischio di solvibilità e non sulle commissioni e la finanza. Ogni anno il Consiglio di Amministrazione presenta piani industriali ottimali che poi vengono completamente disattesi. Ma la normativa delle Banche Popolari viene cambiata e la Volksbank ha i requisiti per diventare una SpA, per cui le decisioni di nomina degli amministratori vengono fatte dagli azionisti con più capitale, che sono interessati a remunerarlo bene. Noi che intanto abbiamo fondato il blog www.marosticanotizie.it, seguiamo attentamente in modo critico e propositivo le vicende, essendo anche revisori contabili, informando in merito i cittadini di Marostica che hanno visto ridursi drasticamente il valore delle loro azioni.
Alla fine la proprietà Volksbank fa valere i suoi diritti, come dire i nodi vengono al pettine, e alla nomina del nuovo consiglio tutto viene azzerato. Viene nominato un nuovo Presidente ed un nuovo direttore generale con ottime credenziali professionali. Il Consiglio di Amministrazione viene quasi completamente rinnovato tanti, non solo Bertacco, ricevono un calcio in c….Insomma Lorenzo Bertacco viene escluso, non essendo nella nuova gestione rappresentativo della professionalità necessaria. Infatti era stato eletto come rappresentante di una precisa cordata politica di Soci, con un voto a testa.
Tutto questo è stato evidenziato negli articoli pubblicati cercando di favorire il cambiamento di gestione della Banca per un aumento del valore azionario ed ovviamente una efficiente presenza sul territorio. E Bertacco ci querela. Ma in che mondo vive?