Le entrate tributarie aumentano nel 2021 di 1.013.215 euro, dando finalmente un utile di gestione certo di 887.853 euro. Ma le entrate tributarie occasionali, non ripetibili nei prossimi anni, ammontano a 319.000 euro per TASI da fallimenti e 419.000 per recupero evasione. Inoltre c’è una distribuzione di utile dovuto alla liquidazione della Comunità Montana di 350.777 euro e un’entrata per sanzioni per violazioni di 396.000 euro rispetto ai 54.000 dell’anno precedente. Quindi il vero risultato di esercizio, senza le entrate straordinarie, potrebbe essere in netta perdita.
Nel 2021 si è inciso molto sulle entrate, ora è da vedere quello che il Comune può fare dal lato dei costi con il massimo controllo ed ottimizzazione. La fine della Comunità Montana può essere un utile indicatore in questo senso eliminando doppioni di costi. Noi comunque, siccome crediamo sempre alla Provvidenza, auspichiamo nuove entrate occasionali e straordinarie per il 2022.
Può stupire magari chi ci legge, ma noi non amiamo fare inutili polemiche. Soprattutto dal punto di vista professionale. E per la prima volta da anni in Consiglio Comunale è stato presentato un bilancio chiaro, senza che Colosso sollevi ormai la solita questione che il bilancio comunale è diverso da uno aziendale. Adesso Colosso dice solo che sono diversi i principi contabili. Ma questo ci sembra ovvio e non lo abbiamo mai messo in discussione. Ma il conto economico rappresenta sempre la gestione di competenza mentre lo stato patrimoniale rappresenta a fine anno la situazione delle attività e passività.
Come avevamo già scritto un mese fa il bilancio 2021 si salva rispetto al passato per il notevole aumento delle entrate tributarie. Adesso comprendiamo che Il fatto non è dovuto ad un aumento delle aliquote, ma da un forte recupero di evasione e tributi pregressi. Insomma la procedura di riscossione delle varie IMU/TASI è stata svolta dai vari uffici comunali di competenza in modo efficiente ed equo, cioè facendo pagare a tutti il tributo e quindi portando circa 900.000 euro in più di entrate al Comune.
Insomma sembra di essere usciti dal tunnel del famoso bilancio per cui si sono rivalutati per 5 milioni i sassi delle Mura per coprire il buco. Questa volta invece l’utile di 887.854 euro non si discute.
L’Assemblea ordinaria dei soci oltre alla riconferma del Presidente e dei Vice è stata l’occasione per fare il punto della salute del Club da parte di Pivotto. “L’anno appena trascorso fortemente penalizzato dalla pandemia, come quello precedente, ha comunque mantenuto il corpo sociale a ridosso del migliaio di soci. Abbiamo chiuso il 2021 con 977 unità in linea con il 2020. I nuovi tesserati sono stati circa il 15% del totale con un picco del 37% nell’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Il genere maschile prevale con il 62%. I giovani, quindi i soci minorenni, sono il 13%. Altro dato interessante è l’età media anagrafica che è di 48 anni, in leggera salita rispetto al 2020 che era di 46. La sottosezione di Sandrigo ha addirittura aumentato di qualche unità gli associati..
I Gruppi hanno condotto con impegno quasi tutte le attività programmate e, in alcuni casi, queste sono state integrate con nuove iniziative.”
Apprendiamo che per i 75 anni della fondazione al Club Alpino di Marostica sarà conferito molto probabilmente l’Alfiere d’Argento da parte del Comune per il 2022. Giusto riconoscimento ad un Club ben organizzato e partecipato.
Un programma corposo da marzo a dicembre (con tre, quattro iniziative al mese) con il filo conduttore della Pace è quello che propone la Consulta tra le Associazioni del Territorio. Nulla da dire della proposta culturale che ci sembra ben costruita coinvolgendo associazioni e persone del territorio.
Ma una simile proposta culturale affronta veramente il problema della pace? O è un modo per appagarsi culturalmente come farsi un buon bicchiere di vino? Noi apparteniamo alla generazione che è sempre stata contro le guerre. Ma abbiamo capito che tutte le iniziative, tutte le manifestazioni per la pace non hanno senso se non si affronta il vero problema delle guerre. Che sono le armi. Se non si blocca la vendita di armi, se non si lotta per l’eliminazione degli arsenali nucleari, se non si boicottano le fabbriche di armi, saremo sempre al punto di partenza. Basta vedere tutto quello che è avvenuto in questi anni in vari paesi dell’Asia, dell’Africa o dell’America Latina. Con la montagna di armi sempre più sofisticate non ci sarà mai la Pace.
Un reale percorso per una cultura di Pace non può prescindere dal cercare di bloccare la diffusione delle armi, altrimenti è come ci appagassimo come degli hippy con musica e balli mentre la realtà è fatta di milioni di morti uccisi da armi sempre più potenti e sofisticate, per non parlare delle bombe atomiche in circolazione. E dato che ci sono con elevata probabilità di essere usate. La realtà è ben più drammatica di quello che si può immaginare e non possiamo solo accontentarci di una generica e gratificante “cultura” della Pace. Suonare una trombetta sotto il frastuono dei cannoni, senza intervenire alla radice del problema, è inutile ed anche abbastanza ridicolo.
Nell’ultimo dopoguerra, alla ripresa della libertà di stampa con l’avvento dell’Italia Repubblicana, a Marostica svolsero servizio di informazione due importanti quotidiani: “Il Giornale di Vicenza” (rinato con tale titolazione, dopo precedenti testate, nel 1946)) e “Il Gazzettino” di Venezia. A questi si aggiunse – in tono minore – “L’Avvenire d’Italia”. Tutti avevano come sede redazionale Vicenza. Giovane diplomato, ebbi l’occasione di sperimentare la mia vena giornalistica (già collaudata come redattore del primo giornale studentesco provinciale vicentino “Lucifero”) alla scuola di esperti locali, quali il mitico Angelo Soprana, Gino Crivellaro, Gianni Scomazzon, Mario Minozzo. Le “notizie” erano inviate a Vicenza mediante “fuori sacco” (speciale busta postale, contenente l’articolo, spedita direttamente, con la prima corsa, alla redazione di Vicenza) o con telefonate A/R (telefonata rovesciata, con spesa addebitata al ricevente) per “casi urgenti” (manifestazioni di protesta, incidenti mortali, gravi calamità atmosferiche e geologiche, delitti). Affiancavano la stampa “pubblica” le parrocchie con il periodico “Bollettino parrocchiale”, che ci offriva lo spaccato religioso di una città cattolica osservante qual era Marostica. All’opera di informazione si affiancarono i partiti politici con qualche inserto nei propri quotidiani “La Discussione” (DC), “Avanti!” (PSI), meno “L’Unità” (PCI). Localmente si stamparono “Dialogo”, a cura del Movimento Giovanile DC; numeri speciali riservati a Marostica del “Notiziario PSI”, edito dalla Federazione provinciale di Vicenza. Per qualche anno ebbe vita “Il Punto Marosticense”, periodico sorto nel 1965, edito dal Club Giornalistico R.C., con sede presso l’Oratorio Don Bosco, ad opera di giovani che miravano ad innovare la politica locale, sotto la guida di don Mario Geremia. Il 6 marzo 1983, su idea del prof. Mario Consolaro e con testata disegnata da Sandro Carlesso, appare “Cultura Marostica”, con lo scopo di diffondere la cultura locale, facente capo alla Consulta delle Associazioni Culturali del Territorio, alla Biblioteca Civica, all’Assessorato alla Cultura. In tempi più vicini a noi, registriamo “Marostica”, periodico di informazione del Comune di Marostica; “Lo Strillone del Quadrilatero”, periodico dei giovani della Comunità Montana Marosticense; “Civico”, periodico dell’Opposizione di Centro-Sinistra: tutti periodici dei quali si è persa la continuità. Nel frattempo il giornale di Bologna, divenuto per fusione “Avvenire” e definito il “quotidiano dei vescovi”, ha abbandonato il contatto con la realtà marosticana; “Il Gazzettino”, acquistato da Caltagirone, ha eliminato il cartaceo per il Vicentino; “Il Corriere della Sera” riporta notizie locali con la pagina “Corriere del Veneto”; “Il Giornale di Vicenza” ha ridotto al lumicino il dibattito locale, affidandosi alle veline del Comune e ad occasionali interventi della Redazione di Bassano. La mia proposta al Direttore di quest’ultimo (confermata e registrata mediante intervista in occasione del “gazebo” eretto sotto il Castello) per avere un quarto di pagina giornaliera riservata a Marostica (Bassano ha due pagine), non è stata accettata. Nello scorso marzo ho registrato sul quotidiano solo otto minime comparse della nostra Città, con soli due articoli evidenziati, interessanti il futuro di Marostica.
Sopravvive “Cultura Marostica” – pubblicazione, che, però, ora, è passata dalla quadrimestrale istitutiva alla semestrale e che vede l’attuale Amministrazione Comunale orientata per la pubblicazione “on line”. Faccio osservare che “Cultura Marostica” rimane l’unico foglio di informazione culturale di Marostica e che la spesa tipografica (il resto costa nulla) è giustificata dal rapporto che si vuol mantenere vivo con “tutti” i cittadini (avvantaggiati anche dal fatto del guadagno comunale per la mutazione quadrimestre > semestre). Non ritengo, in ogni caso, che la spesa possa essere considerata un onere per la nostra Comunità, dal momento che il cartaceo, con l’invio “speciale” ad ogni famiglia (5/6000 copie all’incirca), può raggiungere chi non è dotato del mezzo informatico (o non sa usarlo) o chi vive lontano dal cuore della sua città (per il suo stile di vita o per l’età avanzata o per malattia/infermità/menomazione). Quanti sanno che la “Rondinella” di Tortima (balcone sulla pianura veneta) appartiene a Marostica? Quanti sono stati a Laverda, che è pure frazione (in parte) di Marostica? Quanti concittadini hanno mai percorso i Boli (chi erano costoro?); contrà Brombe (quale il toponimo?); contrà Balocca (terra di origine del maggiore USA Crestani, “liberatore” di Marostica, il 29 aprile 1945); la Presa (vista mozzafiato); le Guizze (vista point da San Luca); Costame (la terra di Furio); Scomazzoni (discendenti dal grande Ezzelino); Marosteghina (chissà qual è l’origine del nome); le Fosse (reminiscenza della tentata deviazione del Brenta da parte di Gian Galeazzo Visconti), i Cassoni (terra delle marmellate di Rosi)? Tenere disinformata la Comunità è solo espressione di volontà politica. Quanti progetti pagati e non realizzati ricadono, comunque, finanziariamente sulla testa dei cittadini? Chi conosce quanto guadagna effettivamente il Comune per l’ospitalità di “Marostica Summer Festival”, che si caratterizza per gli alti prezzi? Quanto spende l’Amministrazione comunale per cause giudiziarie (talune evitabili)? Comunità vuol dire progettare e lavorare insieme, evitando di lasciare tutto alla “delega elettorale”.
Riconosco il tuo apprezzamento per easyvi.it. Al di là delle favolose immagini, devo, però, sottolineare le inesattezze storiche su Marostica, che per il grosso pubblico possono anche andar bene, non certamente per chi sostiene la cultura dell’informazione. Castello Superiore – Costruito dai Romani sul Pausolino? Ricostruito da Cangrande nel 1312 sempre sul Pausolino? Ora dobbiamo parlare di ruderi più che di maniero. Ristorante: a quando la ri-apertura? Visita al complesso, è possibile? Castello Inferiore – Ponti levatoi? Fossati? a nord e a sud delle rispettive facciate? Valenza delle esposizioni e della ricostruzione storica? Parco Pausolino – “… occupa l’intero versante sud del Pausolino”: senti Poletto, Viero, Vivian, Marani, Perozzo, tutti proprietari privati. Ciliegie – Rapporti con l’Associazione Nazionale “Città delle Ciliegie”: quali (dopo la rottura di Marostica, già scelta a sede dell’Associazione presso la Torre Z)? Piazza degli Scacchi – In realtà è Piazza Castello (è stata anche Piazza Umberto I, Piazza San Marco, …) – Pavimentazione: è un problema aperto. Partita a Scacchi – E’ una leggenda di Mirko, con i suoi limiti: nel Quattrocento, a Marostica, non c’era il castellano, ma il podestà veneto; non si vendevano pomodori, patate, mais, in quanto prodotti che non erano ancora stati introdotti in Europa: i costumi erano provinciali, non certo sontuosi e ricchi come vengono presentati; i bambini non partecipavano alla vita pubblica. Ecomuseo della paglia – Crosara (e.c. non Corsara) – Manca il riferimento all’occupazione e alla vendita riservate alle grandi fabbriche che si trovavano nel centro di Marostica e i cui proprietari sfruttavano il lavoro a domicilio con i pàcari.
Arriva a Marostica la sorella di mia moglie con la figlia direttamente da San Antonio (Texas) dove vive. Si fermerà a casa mia tre giorni e quindi occorre organizzare il programma. Le ho subito inviato il link del nuovo portale turistico della provincia di Vicenza, www.easyvi.it, finalmente una iniziativa di informazione turistica utile e ben fatta.
Arriva a Tessera ed ha già prenotato l’hotel per due notti a Venezia. A Marostica per le tre giornate piene ho abbozzato il seguente programma in accordo con lei: 1. Visita ad Asiago con passeggiata e pranzo al sacco; visita al Castello di Marostica e serata con cena in trattoria tipica 2. Bassano: passeggiata per la città fino al Ponte Vecchio, visita al Museo cittadino e casa Hemingway 3. Vicenza: giro Palladiano con prima tappa il Teatro Olimpico.