Solo degli incapaci possono accettare le condizioni imposte da Giovanni Longo per la donazione della sua collezione per Museo degli Scacchi.
La Giunta leghista nella recente delibera addirittura accetta che il Museo si chiami con il nome del donatore, dimenticandosi che il luogo non è privato, ma pubblico. Quello che avviene nel mondo è che il Museo ha il suo proprio nome. Nel nostro caso potrebbe essere dedicato, se non lo si vuole semplicemente chiamare Museo degli Scacchi di Marostica, a Mirko Vucetich, quello che la partita a scacchi la ha inventata davvero.
Il nome del donatore è normalmente posto in una apposita targa in evidenza con i ringraziamenti. Proprio non esiste che il donatore imponga il suo nome al Museo. La sua roba a queste condizioni se la può mettere in quel posto.
Ma non è finita. Il megalomane di turno deve approvare l’allestimento del “suo” museo ovviamente finanziato dal Comune, con il logo ed impone la sede (il Castello Inferiore), la data di apertura oltre la comunicazione che deve sempre fare il Comune.
Inoltre il Comune ogni anno deve stanziare 10-15.000 euro per lo sviluppo e l’incremento della collezione. Il Giovanni Longo impone anche la composizione del comitato tecnico scientifico nel quale non può mancare la sua presenza.
Ripetiamo che siamo alla completa follia ed alla non conoscenza degli strumenti giuridici per gestire una donazione, che non può prescindere dalle autonome decisioni dell’Ente Pubblico.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica