È stata pubblicizzata, in questi giorni, la notizia che il nuovo acquedotto “Beto – Roveredo” di Marostica prossimamente si farà.
Si conclude così una vicenda che mi ha visto partecipe per mezzo secolo, con interventi pubblici e in Consiglio Comunale.
Negli anni Settanta, dopo il matrimonio, io e mia moglie decidemmo di trasferirci dal centro storico, ove ero nato, a Roveredo Alto, acquistando la vecchia casa di “Marcheto dełe Cavre”, edificata nell’Ottocento in uno dei più splendidi osservatori del Veneto: dal Montello a Padova, a Vicenza, al Pasubio, utilizzata per un allevamento di capre.
Mi accorsi, purtroppo, che non tutta l’antica contrada di Marostica era servita dalla rete idrica del comune (così per la luce e il telefono: per i collegamenti si doveva andare all’osteria “Da Moscato”, in territorio di Pianezze), ragion per cui dovetti provvedere a mie spese per l’installazione di un’autoclave, con tutti i costi aggiuntivi che la stessa comporta per le riparazioni e la fornitura di energia (oltre che far portare all’abitazione la luce elettrica e il telefono per 1.200 metri di nuova linea).
Sfogliando i documenti dell’Archivio Comunale di Marostica, rilevai che il primo servizio pubblico collettivo dell’acqua a Roveredo data esattamente un secolo (cfr. la deliberazione del Commissario Prefettizio del 27 aprile 1922 – anche allora a Marostica si litigava e veniva sciolto dal Prefetto il Consiglio Comunale – prima gli abitanti prendevano l’acqua per usi domestici alle varie fonti naturali della collina: Picin, Fai, Beto, Minchio, Scanagatta, Cuman, con “seci e bigoło, usanza che continuò anche con il servizio pubblico fino agli anni Sessanta).
Solo nel 1961 l’acqua arriva alle famiglie; ma non a tutte, poiché la trattativa “politica” – che da sempre caratterizza l’Italia e che, nel caso, coinvolge anche il potente uomo della Democrazia Cristiana on. Mariano Rumor (5 volte Presidente del Consiglio) – porta ad edificare la vasca di alimentazione nel terreno di un privato sito ad una quota inferiore alla sommità della collina: m 270 slm rispetto ai 374 dell’Agù.
A Roveredo c’è, poi, il problema della potabilità. Nonostante il parere divulgato, a suo tempo, dal Sindaco di Marostica che “l’acqua del rubinetto è migliore dell’acqua minerale acquistata in bottiglia” (tesi ripresa dall’Etra con la pagina acquisita su “Il Giornale di Vicenza” del 19 marzo 2013: “l’Etra, l’acqua che piace, dopo 20 mila controlli”), il rilevatore della Nordacque (ditta alla quale sono ricorso per migliorare il servizio con l’installazione di un “addolcitore”), durante il controllo annuale, ravvisa, nell’acqua fornita dall’Etra, la presenza di elementi riconducibili a microalghe e a materiale sabbioso. Portato a Cittadella il “campione” prelevato il 2 ottobre 2012, insieme all’ex-sindaco Alcide Bertazzo, questo non è accettato, poiché “fornito da privato”. L’Etra interviene con un proprio geometra e due operai il 21 gennaio 2013. Nonostante numerosi successivi solleciti, non sono mai riuscito a conoscere l’esito dell’esame e i provvedimenti del caso. Così succede anche per un ulteriore controllo, chiesto al Presidente dell’Etra ed effettuato il 29 novembre 2016.
Ancora, ho dovuto rimetterci parecchio finanziariamente per le “perdite” (ad esempio, il 3 febbraio 2011 mi furono addebitati 311 mc di acqua potabile per una perdita, che aveva invaso la strada comunale e per rimediare alla quale dovetti ricorrere a “Toni dełe aque”, dipendente comunale in pensione, che, unico sul mercato, conosceva perfettamente la rete idrica di Marostica).
Infine, ai tempi della criticata “Democrazia Cristiana 24/30 consiglieri”, era abitudine a Marostica consultare la contrada di fronte a investimenti epocali, presentando il progetto ed invitando i presenti ad eventuali osservazioni. Ma i tempi cambiano … Ancora una volta, di fronte ad un’opera pubblica di una certa rilevanza (la spesa risulterà, alla fine, superiore al milione di euro), non è stata presentata sulla stampa la pianta del progetto, bensì la fotografia della sede Etra di Cittadella!); né si è precisata la collocazione della nuova vasca di alimentazione (teniamo presente che Roveredo è in fase di espansione urbanistica sulla collina e che la perdita dell’attuale serbatoio è del 35/40 %, tanto che il privato riesce ad annaffiare – gratis – l’orto adiacente). Sono stati comunicati dal sindaco Matteo Mozzo “nove allacciamenti privati”. Interesserebbe conoscere “quali”.
Ho inteso render nota ai Concittadini ed ai Lettori la storia dell’acqua a Roveredo, che testimonia, come funzionano i servizi pubblici nel nostro “piccolo” (immaginatevi in Italia!).
Mario Scuro