La vicenda Bramazza-Jannacopulos è un esempio lampante di una lotta di potere senza esclusione di colpi in una zona in cui anche le regole morali sono sempre più venute meno.
Di fronte ai fatti della querela di Bramazza, direttore generale dell’ospedale di Bassano, contro il “sistema” informativo di Rete Veneta di Jannacopulos alcune considerazioni vanno fatte. Anche per esperienza diretta come manager della “comunicazione aziendale” svolta per tanti anni a Milano.
È evidente che l’informazione ha un grande potere nell’orientare l’opinione pubblica e che ha anche un padrone. Che spesso non è un editore puro e usa anche i suoi media per tutelare i suoi interessi.
Gli equilibri di una corretta informazione nascono nel momento in cui i mezzi di informazione si fanno concorrenza difendendo opinioni ed ovviamente interessi diversi in modo chiaro.
E la pubblicità pubblica o privata serve per rafforzare posizioni spesso interessate e condizionare giornali, tv, radio, internet….
Nel caso specifico di Bramazza è evidente la sua odierna vulnerabilità nata da una vicenda personale di un investimento folle che gli ha procurato una colossale perdita personale.
La patata era passata al suo datore di lavoro: Luca Zaia. Che ha praticamente ignorato la vicenda. E Bramazza è una persona ben diversa dall’ex direttore generale Sartori, uno dentro fino in fondo nella gestione sanitaria.
Se teniamo conto che RETE VENETA è in zona l’antagonista di TV A di proprietà dell’Associazione Industriali con il Giornale di Vicenza, capiamo che gli equilibri dell’informazione sono piuttosto precari. Certo c’è pure Tich con il suo Bassanonet, ma diciamo che è un abile equilibrista che deve tenersi buoni un po’ tutti. E quando magari esagera un po’, come nel caso recente della Pedemontana, viene subito messo in riga.
E entriamo nel fenomeno internet-social, che vivacizza l’informazione con la ricerca di avere una propria base di lettori. In zona c’è ne sono parecchi per lo più tematizzati. Alcuni di destra fanno solo esaltazione partitica.
I pochi seri sono prudentissimi specialmente nell’ambito politico: temono le querele. Non vogliono spendere soldi per gli avvocati che gli amministratori pubblici hanno gratis. E poi servono competenze e professionalità che spesso non c’è.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica