IL GEOMETRA SIMONE BUCCO, PRESIDENTE DELLA PRO MAROSTICA, NON SA NEANCHE ORGANIZZARE UNA TOMBOLA IN PIAZZA

Ma come è possibile che la in occasione della festa di San Simeone la tombola, che dovrebbe essere fonte di guadagno magari per iniziative benefiche, debba essere pagata dai cittadini?
La vendita delle cartelle è stata di 3.400 euro! Il costo totale è di 7.720 il deficit di 4.320 viene interamente coperto dal Comune con delibera a firma Dal Zotto. La fantasia per spendere soldi dei cittadini non ha limiti.

ED ALCUNI SOCI INCAVOLATI AGISCONO CONTRO VOLKSBANK, MA REALISTICAMENTE….

Leggiamo che il Tribunale ha dato l’ok all’azione collettiva di 7 risparmiatori contro Volksbank per l’acquisto di azioni dal gennaio 2012 a luglio 2015. Comprate a 19,20 euro ora valgono 8,30 euro.
Ma hanno ragione? A nostro pare no, perché la svalutazione delle azioni è una conseguenza dell’ incorporazione della Banca Popolare di Marostica che è del 2015.Tale incorporazione ha messo in crisi Volksbank che tra l’altro non aveva cambiato la strategia operativa.
Tant’è che successivamente il Presidente ed il direttore generale sono stati sostituiti. I risparmiatori avrebbero dovuto vendere le azioni in loro possesso quando Volksbank decise di incorporare la Popolare di Marostica con le prevedibili conseguenze. Bastava leggere il bilancio della banca, come noi facemmo con una previsione negativa e dicendo che l’operazione era a tutto vantaggio dei soci della Popolare di Marostica in condizioni quasi fallimentari, non certamente di quelli della Volksbank.
Era quindi chiaro che il valore delle azioni Volksbank si sarebbe svalutato.

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GIANDOMENICO CORTESE IL GIORNALISTA ”BASA BANCHI”, CON UNA PRESENZA “CULTURALE”ECCESSIVA

È un giornalista rappresentativo del cattolicesimo conservatore (è anche nel Consiglio Nazionale della Unione Cattolica della Stampa Italiana), onnipresente da anni nella realtà culturale ed associativa locale. Dalla così detta Fondazione Volksbank – Popolare di Marostica con Xausa presidente, al Museo Hemingway della Fondazione Luca, alla pseudo Accademia del Caffè della Cuman, a presidente del Consiglio di Amministrazione della società editrice la Voce dei Berici (settimanale diocesano) e di Telechiara. È stato anche corrispondente del Gazzettino e dell’Avvenire. E chi ne ha più ne metta.
E siccome parliamo di un un giornalista in “pantofole”, non certo di uno in prima linea con ricerche, inchieste (e magari querele) e chiare prese di posizione e poi scrive…scrive su tutto e di tutto. Sembra un tuttologo. Ovviamente sempre allineato col potere ed in sostanza per il consenso di chi ce l’ha. Insomma più che un giornalista è uno scrittore cattolico-conservatore che sembra onnisciente, ispirato dal Signore. Ma è anche maestro cerimoniere di moltissime manifestazioni culturali di cui sembra il riferimento a Bassano e Marostica. Non sappiamo se questo valga anche per i matrimoni locali.
E questo è un grosso guaio per quel pluralismo culturale a Bassano e Marostica che noi auspichiamo. Tant’è che con i giornalisti del tipo di Cortese la stampa locale è morta, fallita e non esiste più, se non con le ormai poche copie del Giornale di Vicenza di proprietà di Confindustria. E non c’è neanche un serio settimanale o un mensile con un minimo di dibattito informativo.
In realtà l’unica attività culturale credibile e “laica” in zona è quella svolta dalla Biblioteca e dal Museo di Bassano. Senza per fortuna la presenza di Cortese.

Per Marostica l’assessore alla Cultura, che di nome fa Mozzo, ha comunicato che sarà assunto un responsabile della biblioteca. Dopo anni di attesa. Speriamo bene. Ma si sa la Cultura fa immagine anche senza sostanza.

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Fantomatica Accademia

LA FANTOMATICA ACCADEMIA DEL CAFFÈ CHIEDE LA CANDIDATURA UNESCO PER LA TAZZA DI CAFFÈ ESPRESSO. PROBABILMENTE NON SANNO COSA FARE. È SEMPLICEMENTE RIDICOLO. FORSE BISOGNA CHIEDERLA PER LA POLENTA… A PARTE IL FATTO CHE SE I FANTOMATICI COMPONENTI DELL’ACCADEMIA AVESSERO GIRATO UN PO’ IL MONDO LA VERA BEVANDA ITALIANA PER IL CAFFÈ È IL CAPUCCINO. Espresso, macchiato, lungo, americano, corretto….sono modalità di preparazione di una stessa bevanda. Cosa sconosciuta ai finti accademici

LEGGERE IL LIBRO DI OPPENHEIMER È UN’ALTRA STORIA RISPETTO A VEDERE IL FILM. SI SCOPRE L’AMERICA LIBERAL E DEMOCRATICA OGGI ORMAI MORTA

Certo il film è interessante e fatto bene. Ciò mi ha spinto ad approfondire l’argomento e leggere il libro, perché di solito il film è più generalista e meno approfondito di un libro.
Ed infatti il libro di Oppenheimer è una vera sorpresa. Non per niente ha preso il premio Pulitzer nel 2006 e scopriamo anche che è stato scritto in 25 anni. Quindi approfondita biografia scritta in modo brillante e coinvolgente.
Non solo è la storia di come nasce la bomba atomica con il progetto Manhattan con a capo appunto lo scienziato Oppenheimer, ma è uno spaccato di una America liberal e democratica che si interroga sulle conseguenze del progetto, partito per precedere Hitler su spinta di Einstein, ed usata invece due volte contro i Giapponesi ormai sconfitti.
Oppenheimer è chiaramente un progressista con una ampia cultura storico-filosofica e che si sposa con la vedova comunista di un caduto nella guerra di Spagna contro il regime fascista di Franco.
Alla fine della guerra l’America cambia e diventa uno stato reazionario ossessionato dall’Unione Sovietica e dai comunisti. Non capendo che essere comunisti per un normale americano non vuol dire essere schierati con i russi, ma semplicemente avere delle idee di giustizia sociale.
Ed Oppenheimer resta coerente con le sue idee liberal andando incontro all’emargimazione come cittadino, vergognosamente controllato dall’FBI, ma crescendo il suo prestigio come scienziato opponendosi allo sviluppo della bomba H e chiedendo, decenni prima, un trattato per il controllo delle armi nucleari.
Un libro quindi da leggere con la massima attenzione.

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ALESSANDRO ROSSI DELLA PRO MAROSTICA ALL’ULTIMA PRESENTAZIONE NON SA CHE DIRE SOLAMENTE “BUON DIVERTIMENTO”. MA È UNA NOIA BESTIALE

Come tesoriere della Pro Marostica non abbiamo dubbi. È un ragioniere. Il mestiere dovrebbe saperlo fare. Ma come introduttore dell’ultima delle 7 conferenze organizzate dalla Pro per il centenario della Partita del Pozza del 1923 ha fatto pena. Anche perché di divertimento c’era ben poco, ma invece una noia mortale. Per attirare pubblico agli incontri intelligentemente si è puntato sulla notorietà dei relatori e l’ultimo è stato uno storico professore emerito della Normale di Pisa. Il suo discorso è stato tra l’altro incentrato sui grandi cambiamenti climatici della Terra e la loro influenza nelle vicende storiche. Si è dilungato poi anche sull’invenzione delle staffe per cavalcare meglio. Non abbiamo compreso in realtà il suo intervento con il tema della Partita a Scacchi ed il Medioevo. Probabilmente non si era preparato ed ha fatto il suo pistolotto retorico standard.
Delle 7 conferenze due sono state in tema e significative.
La prima sulle “Idee di Successo”, in cui la Partita è stata confrontata con i miti creati da Venezia. E Vucetich con la sua Opera ha creato il “mito”, collegandosi a quelli veneziani.
Infine quella su Gabriele D’Annunzio, in cui è stato ben rappresentato l’ambiente socio-culturale per cui si fece la “goliardata” di mettere una scacchiera sulla Piazza e giocarci una partita con pedine viventi. Ma tutto rimase fermo alla prima rappresentazione perché dietro non c’era niente, nessuna storia da raccontare. Ma era comunque una idea da sviluppare e così poi fu fatto 30 anni dopo.
Con queste conferenze ed annesse altre iniziatine si è cercato di rompere l’isolamento della Partita come spettacolo unico e crediamo che sia la via da seguire. In fin dei conti la Partita è ambientata negli anni dello splendore veneziano e cose da raccontare coinvolgendo il pubblico ce ne sono in abbondanza. Occorre però avere una visione complessiva e saper scegliere gli argomenti con un occhio all’interesse della gente, dando anche ai relatori una traccia precisa.

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UN TENTATIVO DI IMBONIRE I GIOVANI DA PARTE DELL’ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI: RADICI FUTURE

Già lo scorso anno avevamo detto che la realtà dell’iniziativa Radici Future, promossa da Andrea Visentin ex presidente degli industriali bassanesi, era una azione di pubbliche relazioni in favore dell’Associazione degli Industriali di Vicenza.
Si possono organizzare mille convegni sul tema della Sostenibilità, Economia circolare ed Etica di impresa. Ma sono perfettamente inutili se la sostanza non cambia. È in pratica un tentativo di impadronirsi di tematiche importantissime ed essenziali per un futuro del nostro vivere allo scopo di evitare un dibattito reale sulle problematiche.
Gli industriali dovrebbero promuovere dei fatti concreti rispettando il pluralismo delle iniziative. Mettere a posto con fiori ed essenze il percorso centrale del Centro Studi, fa ridere se guardiamo l’assurda cementificazione che è avvenuta alla periferia di Bassano con la Pedemontana. Ma avete mai fatto la strada parallela? A forza di rotatorie di cemento alla fine uno è ubriaco. E l’Associazione industriali ha approvato tutto ciò senza soluzioni alternative. Distruggendo un territorio.
Se l’Associazione degli industriali fosse corretta dovrebbe prima di tutto mettere a disposizione delle scuole un fondo senza vincoli per creare una reale forma di dibattito ed informazione tra gli studenti. Ricordo ai miei tempi, che nel buio del dominio clericale, c’era un giornaletto degli studenti, La Saliera, che cercava di ironizzare chi non capiva che il mondo era cambiato. Ed era un grande successo.
Poi far partire un progetto di Comunità energetica. Coinvolgendo in questo anche le aziende che hanno investito nel fotovoltaico. Perché è bene ricordarlo che è essenziale che le imprese facciano sempre quadrare i loro bilanci, ma con dei vincoli che devono valere per l’intero sistema economico.
Andrea Visentin non può fare l’ingenuo perché la realtà è drammatica anche se è bene sottolinearlo almeno ora le imprese si sono date un’etica di comportamento, che ovviamente non può essere adattata per singole convenienze. E anche l’ultima vicenda della Baxi ne è un caso ed un pessimo esempio.
Insomma noi siamo per creare nei giovani una coscienza critica e positiva, anche se abbiamo capito che già ora una iniziativa come Radici Future per loro è insignificante anche se almeno ci sono delle conferenze in alternativa al cinema.

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PER CAPIRE ISRAELE OCCORRE ANDARCI E PARLARE. COME FA UN PAESE CIRCONDATO DA NEMICI A SOPRAVVIVERE?

Fine gennaio 2000 partenza per lavoro per Israele. Devo incontrarmi con una azienda locale per cercare di avere la rappresentanza dei suoi prodotti in Italia. Ho appena partecipato alla Camera di Commercio di Torino ad un incontro in cui veniva raccontato come Israele aveva cercato di inserire nella società circa un milione di ebrei scappati dalla Russia dopo il 1990. Tra l’altro la maggior parte di essi con ottime qualifiche professionali. L’idea è stata quella di partire con sacco di start up (nuove aziende) col supporto del governo e con un rigoroso processo di controllo. Tale iniziativa ebbe un notevole successo. Addirittura il 50% riuscì a decollare, quando normalmente il successo è intorno al 10-20%.
All’arrivo non solo sono stato attentamente perquisito, ma ho avuto anche un colloquio di tipo “psicologico”: volvano capire chi fossi.
La realtà che mi sono trovato è quella di un vivere molto controllato, ma comunque un paese ben organizzato ed in forte sviluppo tecnologico. Ma per il resto non capii molto.
A fine 2010 inizio 2011 ci sono tornato venendo da un viaggio con Avventure in Giordania per visitare Gerusalemme. E come guida ho avuto un israeliano che rispondeva francamente alle domande. Era proveniente dall’Italia. In pratica secondo lui il potere in Israele è in mano a dei politici reazionari che in pratica cercano di emarginare sempre più la locale popolazione araba, come fossero degli inumani, non la vera popolazione residente.
Poi ci racconta di una forte comunità ebrea conservatrice presente a Gerusalemme. Seguono scrupolosamente la Bibbia leggendola, pregando e facendo figli. Il contributo per vivere viene dal governo americano. La nostra guida non vede via di uscita se non con un accordo di vita tra ebrei ed arabi. Senza provocazioni e prevaricazioni. Tra l’altro sottolinea che è difficile pensare un futuro per un paese circondato da nemici.
Di quel viaggio ho un ricordo incredibile di Gerusalemme: si respira un’aria di religiosità unica. Ma anche di scontri risolti pacificamente. Il Santo Sepolcro è gestito dalla varie religioni cristiane con il monastero in mano alla antica Chiesa etiope. Ma le chiavi della chiesa in assenza di un accordo tra i cristiani sono per tradizione nelle mani di una famiglia mussulmana.

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“AIUTA CHE DIO TI AIUTA”. INCREDIBILE VICENDA IN TRENO ANDANDO A MILANO

Prendo il regionale per Milano non solo perché non ho bisogno di prenotare, costa meno ed in pratica ci metto solo mezz’ora in più, ma anche perché mi piace viaggiare tra la gente normale coinvolgendomi con le loro vicissitudini.
L’altro giorno seduto di fronte a me c’è un anziano “marocchino” con la moglie con il velo sui capelli. È agitato per la presenza nei sedili a fianco di due giovani africani con jeans e maglietta rossa. Parla con loro molto a gesti e ogni tanto si alza, percorrendo il corridoio alle mie spalle.
Avvio una chiacchierata e mi dice che viene dalla Tunisia dove sta tornando in visita ai parenti e che è in Italia dal 1984 ed ha ottenuto la relativa cittadinanza. È troppo anziano per poter lavorare in Italia, così se ne è andato in Germania dove fa le pulizie nella fabbrica BMW. Lì non si fanno problemi con l’età, basta saper lavorare. Mi dice poi che i due africani a fianco sono scappati dal Sudan otto anni fa per non finire ammazzati nella guerra civile, hanno lavoricchiato tra Marocco e Tunisia e una settimana fa sono arrivati in Italia con il solito barchino. Non sanno ne’ l’italiano ne’ l’inglese, senza documenti e soldi. Ha comunicato con loro con un po’ di arabo. Sono tre giorni che quasi non mangiano e hanno preso il treno per Milano.
Arriva il controllore. Il tunisino tira fuori i soldi e paga un biglietto, l’altro è omaggio del controllore, che rivolgendosi a me dice: “Magari ci fossero tanti uomini come lui”. Il tunisino non si scompone e con fare tipico di un credente mussulmano dice: “Aiuta che Dio ti aiuta”.
Non ho parole.

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MOZZO SI RICREDE. LA BIBLIOTECA DI MAROSTICA AVRÀ UN RESPONSABILE.FINALMENTE UN SEGNO DI CIVILTÀ

Mercoledì alla riunione della Consulta delle Associazioni della Biblioteca, Mozzo in stile solenne come assessore alla Cultura ha
dato l’annuncio. Il Comune assumerà un dipendente con l’incarico di responsabile della Biblioteca. I soldi ci sono. È solo un problema burocratico. Dovrebbe così finire la “menata”, invenzione della disastrosa
gestione dell’allora assessore alla Cultura Serena Vivian, di dare la gestione della biblioteca in appalto esterno. La brillante e capace dr.ssa Angelina Frison, che per fortuna è rimasta coordinatrice della Consulta, era stata sostituita da una coop. Contro qualsiasi seria logica di far crescere un personaggio di riferimento concreto della “cultura” di Marostica.
Certo ci sono voluti sei anni al Sindaco Mozzo per capire e risolvere il problema.
Marostica per fortuna si salva sempre grazie all’incredibile volontariato dei cittadini nelle varie associazioni. Non certo per il Sindaco sempre più politico-partitico e con competenze tutte da acquisire sul campo e sulla pelle della gente.

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