QUANDO FASCISTI E BRIGATISTI ROSSI UCCIDEVANO PER DISTRUGGERE LA DEMOCRAZIA IN ITALIA: C’ERO ANCH’IO

C’ero anch’io nel decennio più incredibile della Storia dell’Italia con inizio nel 1969 con la Strage fascista di Piazza Fontana, mascherata da anarchica. La famosa strategia della tensione pilotata dai servizi segreti italiani con quelli americani per impedire la democrazia nel nostro Paese e soprattutto che si verificasse l’incontro tra Democrazia Cristiana ed Partito Comunista.
Il delitto Moro diventa il modo per impedire l’entrata dei comunisti nel governo con Stati Uniti, ma anche l’Unione Sovietica contrari. Gli Stati Uniti per non perdere il controllo dell’Italia, l’Unione Sovietica per bloccare qualsiasi evoluzione democratica dei partiti comunisti dell’Occidente. Tant’è che Gotor rivela nel suo libro che la pistola che uccise Moro fu trovata a casa della figlia del più importante agente segreto italiano a servizio di Mosca, Giorgio Conforto, che fece poi arrestare Morucci e Faranda, due dei rapinatori di Moro a cui la figlia dava ospitalità.

Con poi le stragi fasciste di Brescia e Bologna e le connessioni con la mafia armata che supportava la strategia della tensione con dietro la loggia massonica P2 di Gelli, che raggruppava incredibilmente una buona parte della classe dirigente dei tempi. Per finire con l’abbattimento dell’aereo a Ustica e relativi morti, pensando che fosse l’aereo di Gheddafi, il leader libico.

Merito comunque anche dei governi di allora, con l’implicito appoggio dei comunisti, di tener fermo il timone della democrazia in Italia, facendo anche accordi segreti con i palestinesi per tener fuori l’Italia da ulteriori attentati.

Tutto questo è puntigliosamente documentato nel libro di Gotor, che ho recuperato in biblioteca a Marostica e letto con passione. Erano i miei anni vissuti sperando in una Italia più civile e democratica.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica