di Mario Scuro
Il sindaco Matteo Mozzo annuncia alla stampa e alla televisione “la ristrutturazione della porta occidentale della cinta muraria con la realizzazione, nella torre, del punto di discesa pedonale interno, a servizio nel prossimo futuro del camminamento di ronda” e proclama “vicino il compimento del progetto di valorizzazione delle mura e del centro storico”.
In realtà, l’idea progettuale su Porta Breganze è delle precedenti amministrazioni, in particolare Dalla Valle (con investimento di centinaia di migliaia di euro); il cammino di ronda non è ancora utilizzabile per più della metà della cinta (totalmente impraticabile nella parte pianeggiante, più agevole, ove rovinano o mancano perfino le pietre di basamento).
Ragion per cui si torna all’ormai tradizionale richiamo della necessità di un “progetto globale” (con l’applicazione del più volte ricordato “Decreto Soragni 2012”); progetto sempre auspicato, sempre possibile (cfr. fondi europei), ma mai disegnato e finanziato.
Ancora, va detto che il lungo tratto “Porta Breganze – Castello Superiore” non potrà essere percorso se non da una minoranza, date la rilevante pendenza e l’irregolarità delle centinaia di gradini.
Per quanto riguarda la Torre F (Porta Breganze) è da osservare che sulla stessa si è operato con un massiccio costoso intervento globale negli anni 1990 e 1991; seguito, nel 2002, dalla sistemazione del sottostante piano viario (ciottoli e selciato), nel 2014, da lavori di tamponamento e di rivestimento della stessa torre con rete metallica “provvisoria” (fissata con chiodi a percussione lunghi 20 cm!), a causa della “caduta massi”. Posso affermarlo per aver personalmente seguito e documentato i lavori, con successiva riproduzione nella mia opera.
Questi lavori non hanno risolto i problemi del rivellino (avancorpo della torre, da non confondere – come si fa a Marostica – con le torricelle) e della comunicazione fra la torre (alloggio della scolta armata di presidio) e il passaggio al cammino di ronda (il tutto secondo la logica scaligera di difesa “a comparti”).
Anche questa volta i concittadini, gli esperti e gli storici locali, le associazioni interessate non sono stati messi a parte del progetto (e parliamo di un ulteriore investimento su un bene comune di 455.000 euro); nonostante il continuo richiamo al “patto 2018”, che parla di “trasparenza, collaborazione, innovazione, coinvolgimento dei cittadini”.
Va corretta l’affermazione pubblica del Sindaco, che sembra attribuire la proprietà della torre alla Volksbank, dopo il passaggio dallo Stato-Demanio al Comune di Marostica della torre stessa.
Diverso è il discorso del “passaggio di accesso”, attraverso la “casetta-guardiola della Greca”, appiccicata alla torre, di proprietà della citata Volksbank. Anche per questa ci si augura un intervento “compatibile” per la Città, dal momento che si vuole restaurare il falso “romanico-gotico” dei fori e le false merlature della sommità (in cemento).
Infine, io penso che vada adeguatamente ricordata la figura dell’architetto Renata Fochesato (recentemente scomparsa), artefice di gran parte del restauro 1982-2012, con la quale ebbi più volte duri scontri, ma alla quale dobbiamo seri, sia pur sporadici, tentativi per il ripristino delle merlature scaligere (v. operazioni per le torri H e V, con merli, prima fasciati a lutto, poi esposti nell’originalità del merlo ghibellino scaligero, ravvisabile nel tratto “Porta Vicenza – Castello Inferiore”) e l’agibilità delle torricelle restaurate.
Concludendo, il cittadino contribuente vorrebbe conoscere quanti milioni sono stati finora spesi per il pluridecennale restauro “arlecchino” della città murata di Marostica (sempre da completare) e la “relazione annuale” obbligatoria, chiesta dal Ministero e dalla Soprintendenza per il 2021.