Per Corrado Miotti “La partita a Scacchi è gestita da persone che sappiamo tutti che valgono quel periodo dell’anno, ma nessuno lo dice, a tutti va bene però. Personalmente quello che si è creato in questi ultimi anni a Marostica fa schifo. Un vizio spregiudicato di potere che vale solo dentro alle mura, fuori non sei nessuno”.
Un commento molto lapidario e sintetico ad un nostro articolo. Ma che alla fine non possiamo che condividere. Infatti i personaggi che gestiscono la Pro Loco ed il Comune non sono nessuno al di fuori di Marostica. Se poi andiamo a vedere il loro curriculum presentano ben poco. Quello di Bucco riguarda la sua attività lavorativa come geometra nel settore stradale urbanistico, edile ambientale e tecnico soprattutto in rapporto con il Tribunale. Certo ha fatto il politico con la giunta Scettro approvando l’appalto truffa del cambio di gestore del gas, in fase finale al Tribunale di Vicenza con le arringhe degli avvocati, per la denuncia della Dalla Valle supportata in continuità anche dal Mozzo. Il che per uno del settore non è proprio il massimo. La sua vera esperienza è stata alla Pro Marostica. Però con grossi limiti in quanto non ha ampliato la base sociale della Pro né ha fatto partecipare i Soci alle decisioni. Ha gestito in modo autoritario e autoreferenziale l’associazione. Sempre dentro le mura di Marostica e certo non è diventato un personaggio di notorietà regionale o tantomeno nazionale. Avendo in mano anche una manifestazione unica nel suo genere in Italia.
Per quanto riguarda Matteo Mozzo rappresenta il tipico Sindaco eletto solo per il partito. Dietro c’è un semplice diploma di perito agrario ed un tentativo di fare lo studente universitario. È un capovolgimento della logica di nominare sindaci chi aveva dato prova di capacità nell’ambito lavorativo e sociale. Il contrario della cultura dell’efficienza amministrativa con l’inserimento di innovazione politica E superati i cinque anni in assenza di alternative, con una opposizione assente e con l’appoggio dei neo-fascisti, il Mozzo ha continuato nella sua “mission”, cambiando l’approccio personale e sembrando più sicuro. Ma se non c’è l’arrosto resta sempre fumo. Non c’è alcuna reale progettualità per Marostica. Ed è diventato uno specialista di querele per chi lo contesta.
D’altra parte la borghesia locale, anche quella del Rotary e del Lions, si è data alla fuga, lasciando la città nelle mani della politica di basso livello.
Osservatorio Politico Sociale di Marostica
Autore: admin
Matteo Mozzo, Sindaco di Marostica, denuncia i suoi concittadini per impedire il diritto di critica
MATTEO MOZZO, SINDACO DI MAROSTICA, dopo aver presentato una denuncia di 30 pagine viena archiviato dal Pubblico Ministero. Ma tanto per lui l’avvocato lo paga il Comune e si oppone alla richiesta di archiviazione. E’ sempre il tentativo di ignorare l’art. 21 della Costituzione Italiana sulla libertà di opinione e critica. Ma che ci sta a fare come Sindaco nemico dei suoi concittadini?
VANNI MARCOLIN PRESENTA AL CAI DI MAROSTICA “DAL NEPAL AL TIBET”. BELLE IMMAGINI PERÒ NELLA PRESENTAZIONE NON DICE LA VERITÀ SUL DALAI LAMA E VORREBBE CHE STESSI ZITTO
Ecco un’altra bella serata alla sala Coop Consumatori con il racconto del viaggio dal Nepal al Tibet. Un percorso lungo e faticoso che si mantiene sempre a quote elevate sui 4.000-5000 metri. Le immagini ben documentano il vissuto di una popolazione profondamente legata al loro tipico buddismo, Impressionante il pellegrinaggio individuale della gente attorno alla loro montagna sacra continuamente genuflettendosi. Una religiosità quindi interamente vissuta durante la loro vita.
Il commento di Marcolin si fa molto critico, seguendo l’opinione comune, nei confronti della Cina che ha conquistato il Tibet e che lo tiene attentamente sotto controllo con strade nuove ed il collegamento ad alta velocità Pechino-Lhasa.
Ero ad un incontro con l’ambasciatore cinese organizzato dal mio Rotary di allora ed un socio chiese in modo esplicito le ragioni del comportamento illegale della Cina conquistando il Tibet. La risposta fu chiarissima: “abbiamo liberato una popolazione dalla schiavitù del Medioevo”. Il Tibet infatti non aveva una distinzione tra potere politico e religioso ed il capo religioso, il Dalai Lama, era anche capo politico assoluto. E poi il Tibet era un paese poverissimo, senza possibilità di sviluppo, imprigionato nella povertà senza alcun moderno sviluppo. La Cina ha indubbiamente apportato un modo di vivere decoroso e fatto superare l’indigenza. E riportato la situazione di quando era protettorato cinese sotto l’imperatore.
Poi in un viaggio con Avventure bel Mondo come coordinatore, ho visitato con il mio gruppo il sito tibetano nell’India centrale che gode dei diritti come quasi stato. In pratica una grande comunità religiosa che vive grazie ai generosi contributi di numerosi supporter americani. Lì c’è anche l’università che rilascia la laurea di massimo livello in religione tibetana. Pensavo ci fossero un sacco di studenti americani, data la loro mania per il buddismo tibetano, invece me ne è stato presentato uno solo. La ragione è che i corsi sono in tibetano! Il marketing per loro ancora non esiste.
Quindi suggeriamo al Cai di fare massima attenzione alla presentazione di viaggi in paesi stranieri, tenendo conto delle farie sfaccettature storico politiche e che la democrazia come noi la intendiamo fa parte della nostra storia, non obbligatoriamente di altre popolazioni. Noi possiamo sempre collaborare.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
LA CUMAN FORSE SI RICREDE ED ALLARGA L’ORIZZONTE SU PROSPERO ALPINI, CHE NON È IL “CAFFETTARO” DI TURNO, CON L’AIUTO DI ELISABETTA CARRON
Sabato scorso siamo andati per senso civico alla ennesima conferenza della fantomatica Accademia del Caffè a ricordo di Prospero Alpini e di cui la Cuman è presidente. Riteniamo che questa accademia sia una appendice ludico-conviviale del Centro Studi mettendo insieme i soliti “amici” per fare i finti accademici mascherati con un elegante mantello medioevale. Poteva appunto essere una attività allargata ad un ampio pubblico usando un po’ di moderno marketing per far conoscere il Peospero Alpini, che non vuol dire solo caffè. Ma c’è chiusura totale a chi propone cose nuove. Tant’è che la nostra domanda di iscrizione al Centro Studi è stata praticamente ignorata. Eppure abbiamo un eccellente curriculum, anche Accademico e non da ultimo siamo un grande viaggiatore con oltre 150 paesi visitati anche come coordinatore di Avventure nel Mondo.
Il presidente attuale del centro Studi è Maurizio Ripa Bonati, con vice la Cuman e segretaria l’Angelina Frison, ex responsabile della biblioteca.
Il Bonati, nato a Schio nel 1949, professore universitario, è stato fino al 2018 Direttore del Centro interdisciplinare di Storia della Medicina, oltre ad altri numerosi incarichi sempre nell’ambito della storia della medicina.
E se andiamo a vedere lo statuto del Centro Prospero Alpini di caffè non si parla mai, ma “di promuovere e favorire gli studi di storia della scienza intorno alla figura di Prospero Alpini”. Perché il personaggio diede lustro per secoli all’Università di Padova come grande farmacologo con le sue ricerche sulle cure con le piante di tutti i tipi.
Insomma il blocco culturale operato dalla Cuman ha seguito una strada a senso unico. Però nel convegno di sabato abbiamo intravisto una svolta con la relazione di Elisabetta Carron che ha parlato in modo molto articolato dal punto di vista storico-artistico delle ninfee, piante studiate dall’Alpini. Noi abbiamo trovato che: “Fin dall’antichità erano note per le loro proprietà anafrodisiache, che hanno conferito loro il nome di “distruttrici del piacere”, avendo fiori e radici un potere calmante sull’attività sessuale.
Inoltre hanno effetti sedativi, antinfiammatori, emollienti e astringenti. In ambito cosmetico e dermatologico gli estratti del rizoma e della radice vengono utilizzati come astringenti ed emollienti della pelle infiammata.
La ninfea è largamente utilizzata inoltre nei trattamenti idratanti ed elasticizzanti e come ingrediente all’interno di prodotti solari”.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
I “COMUNISTI ” VICENTINI BLINDANO LE LORO PROPRIETÀ NELLA FONDAZIONE MAURO NORDERA BUSETTO PER DARE SPAZI GRATIS AGLI ANTIFASCISTI
Interessante serata per la presentazione del libro sui comunisti vicentini. Il clima era di reduci ed ex combattenti ormai sfiniti dopo aver cercato di avere un ruolo politico. L’ultimo colpo di coda è stato quello di creare una fondazione dove mettere tutte le proprietà “comuniste”. E prima di sparire gli ex Pci hanno creato in ogni provincia italiana una simile fondazione con poi a capo una fondazione nazionale. Il patrimonio del Pci è stato quindi messo in salvo. Claudio Rizzato, Presidente della Fondazione vicentina Mauro Nordera Busetto, ha sottolineato come le varie sedi locali siano cedute gratis a partiti o organizzazioni che rispettano le condizioni di essere antifasciste ed in linea con la Costituzione Italiana. I soldi per il mantenimento delle proprietà derivano dall’affitto a privati di altre due sedi. Rizzato ha ricordato anche come l’attuale ministro della giustizia Nordio, come PM a Venezia, cercò di indagare su tale patrimonio convinto che fosse frutto di soldi arrivati dalla Russia Sovietica e tangenti delle coop rosse. In realtà è il frutto di lavoro gratuito e di soldi personali dei militanti “operaisti”. Altri tempi quindi.
Piefranco Bizzotto del Centro Romano Carotti, il think tank della sinistra bassanese dura e pura, ha introdotto il libro. I comunisti vicentini si distinsero per essere stati degli “operaisti” (linea Ingrao) e quindi con grosse difficoltà ad avere una visione complessiva della società ed a comprenderne l’evoluzione. Il momento di uscita dalla chiusura sociale dei comunisti a Bassano fu in particolare la scuola popolare del Gruppo Lavoratori Studenti al Liceo Brocchi, che vide operare insieme i giovani democristiani di sinistra con i nuovi giovani comunisti, contrari ad ogni forma di estremismo politico e tenaci difensori della Costituzione Italiana. Fu fatto un “compromesso” storico tra chi aveva degli obiettivi comuni per una società moderna e giusta, al di là della fede politica.
Nel libro sono riportate le testimonianze di Antonio Dalla Gassa, per Bassano, e Daniela Bassetto per Marostica.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
INIZIA IL CORSO DI SCRITTURA A MAROSTICA APERTO A TUTTI PER COMPRENDERE I VARI USI DEI TESTI
Imparare a scrivere bene non è semplice. Scrivere un discorso è differente rispetto ad un articolo o un racconto o una sceneggiatura o fare un report e così via.
A Marostica da un po’ di anni, sotto l’egida dell’Associazione Culturale La Fucina Letteraria, si svolgono degli interessanti corsi di scrittura creativa con il noto docente Marco Cavalli, critico letterario, consulente editoriale e traduttore.
Quest’anno il corso è incentrato sulla scoperta del racconto breve e sarà articolato in otto incontri. Il corso avrà la forma del ragionamento sui testi d’autore e grandi capolavori letterari e del cinema, e sull’analisi di quelli prodotti dai corsisti che vorranno cimentarsi con la scrittura.
Un esempio interessante di una proposta culturale di livello che una cittadina come Marostica sa offrire. Noi ci auguriamo che anche alcuni esponenti locali della Lega e di Fratelli d’Italia partecipino all’iniziativa per saper meglio raccontare come governano Marostica. Perché finora non l’abbiamo capito. A parte la ricerca dei schei.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
PERCHE’ NON SI PARLA PIU’ DI POLITICA A MAROSTICA? SIAMO DIVENTATI TUTTI MENEFREGHISTI E SENZA ANIMA? MA LA SITUAZIONE E’ DRAMMATICA
Ma esiste ancora la Politica a Marostica? Intesa in senso nobile come momento intelligente di democrazia e partecipazione. O è sufficiente il programma iniziale di Mozzo rieletto l’ultima volta con la furbata di allearsi all’ultimo momento con un Fratelli d’Italia locale confezionato appositamente per fare mucchio?
Sembra che tutto si svolga a livello personale e che i gruppi politici in cui si discutono i problemi non esistano più. C’è solo il Mozzo con i suoi fidi adepti che corre in tutte le direzioni per cercare soldi, di cui poi si vanta. Insomma un fare per fare, ma poi molti progetti non si chiudono mai. E non c’è alcun dibattito pubblico sulle scelte da operare o un confronto di idee. Certo noi ci diamo da fare con i social per presentare prospettive diverse e controllare quello che viene fatto. In questo ostacolati da continue denunce per presupposte diffamazioni da parte di Mozzo & Combriccola.
Ma è questo il modo di fare politica? E l’opposizione, il Partito democratico locale dove è? Certo c’è il Santini di turno, ma non si sente. C’è anche la Daniela Bassetto che è ritornata a fare il consigliere comunale dopo gli anni di gioventù. Forse per nostalgia di Berlinguer, che non c’è più da un pezzo e che per ricordarlo sta uscendo un film. Ma anche lei non si sente: è di altri tempi.
L’unica realtà che esprime vivacità è la Consulta delle Associazioni della Biblioteca. Le riunioni periodiche assumono il massimo della vivacità con l’intervento all’ultimo minuto del Mozzo, che arriva sempre trafelato come il salvatore della patria. Invece racconta seriamente le solite panzanate. L’ultima, per giustificare il fatto che il Politeama non può essere un cinema è che oggi i film proiettati al pubblico non hanno mercato. Domenica scorsa siamo stati alla prima serata del Film Festival a Breganze. Consigliamo il Mozzo di andare per ricredersi. Ma dubitiamo che ci andrà perché la realtà politica in cui vive è il fare per il fare senza logica di pensiero giustificando tutto, basta trovare i schei.
Le associazioni della Consulta hanno delle iniziative “politiche” interessanti. Noi per esempio ci siamo fatti promotori di una conferenza sulla cultura della Cina con il suo sistema comunista capitalista. Il pubblico si è dimostrato estremamente interessato e dispiaciuto per il tempo di discussione fosse limitato a causa della chiusura della biblioteca. Ci si è ricordati che esistono le “ideologie”, cioè il modello di pensiero che costruisce il futuro. Verrebbe da chiedersi qual è l’ideologia della Lega a Marostica.
Sul tema della Politica, appunto quella con la P maiuscola, sarebbe da fare una bella conferenza, per capirci qualcosa perché la situazione che stiamo vivendo è drammatica anche a livello del mondo in cui viviamo. Lasciando per un po’ stare in pace il Prospero Alpini la cui storia è sufficientemente nota.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
SIAMO COMPLETAMENTE IMPAZZITI: LA MONTAGNA DEVE ESSERE RISPETTATA!
Riportiamo l’articolo de ILDOLIMITI.IT
Nuova pista da sci di plastica e sostegno alla neve artificiale: sull’Altopiano dei Sette Comuni “si lavora per allungare l’inverno”
Una gestione dell’overtourism in chiave ludico-elitaria: milioni di soldi pubblici in impianti di innevamento artificiale, piste di plastica con cui rivestire i pendii per sciare tutto l’anno. Ecco il viatico altopianese per la promozione del territorio
Di Luca Trevisan | 18 ottobre | 14:31 Condividi
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Tre episodi, solo apparentemente slegati tra loro, definiscono invero perfettamente le linee di pensiero che orientano le scelte di alcune amministrazioni dell’Altopiano dei Sette Comuni sul tema del turismo e della conseguente promozione del proprio territorio.
Uno. Dopo un investimento di 8 milioni di euro provenienti dai fondi Odi (fondi di confine) disposto dal Comune di Asiago, che ne aveva beneficiato, così da finanziare il rifacimento dell’impianto di risalita delle Melette di Gallio (“ski-area” che si sviluppa tra i 1400 e i 1700 metri circa, lungo pendii su cui promette “emozioni senza fine”), è di questi giorni la notizia di un nuovo finanziamento pubblico, questa volta per la produzione della neve artificiale.
Qualcuno dev’essersi accorto che ultimamente nevica poco. Certi amministratori, onestamente, ancora tendono a negare il cambiamento climatico, forse un po’ a confondere distrattamente clima e meteo. E, del resto, si parla del rialzo delle temperature, ma poi bastano un po’ di freddo prima del previsto o qualche nevicata precoce per far dire ad alcuni: “Gheto visto? Dov’è la crisi climatica?”. Tuttavia, come si diceva, anche qualcuno tra questi dev’essersi alla fine reso conto che sì, ultimamente non nevica poi così tanto come nei gloriosi decenni andati. E allora non resta che spararla, la neve. Perché laddove la natura non arriva, ci pensa l’uomo a definirne i percorsi.
Ecco allora che alle Melette si è deciso di lavorare per “un inverno più lungo e un futuro più verde”. Confesso che questa lettura antinomica desta fin da subito qualche perplessità, ma facciamocela andare: in fin dei conti non si nega a nessuno l’uso – quantunque un po’ indiscriminato – di aggettivi quali green o slow, che, messi lì a caso nelle frasi, opportunamente decontestualizzati, hanno però la loro efficacia nel tentativo di disorientare chi legge senza troppo pensare. Alle Melette, dicevamo, si lavora per allungare l’inverno. C’è da rimanere sbalorditi: oggi che l’inverno tende a restringersi, che le temperature si fanno sempre un po’ più miti, qui si lavora per ottenere l’opposto. Non è difficile. Sì, certo, i giorni-neve (cioè quelli che consentono di produrre la neve artificiale) sono oggi sempre meno, ma alle Melette si è deciso di destinare qualche ulteriore milione di euro di soldi pubblici e privati per produrre neve artificiale comunque, dato che ormai quella naturale viene col contagocce. E per di più quando decide lei, mica quando serve davvero all’industria dello sci.
“Piste bianchissime e perfettamente sciabili anche senza nevicate. Alle Melette si guarda al futuro con l’impianto per l’innevamento programmato, un’opera da 4,2 milioni di euro attesa da anni e possibile grazie a un finanziamento del Ministero del Turismo da 2,9 milioni di euro e da 1,4 milioni di euro che arriveranno invece da un aumento del capitale sociale della Ski Area Asiago 7 Comuni”, scrive Gerardo Rigoni sul Giornale di Vicenza del 15 ottobre 2024. “La realizzazione dell’impianto di innevamento artificiale prevede l’utilizzo di una sorgente presente nella valle del Pakstall, non più utilizzata da Etra per l’approvvigionamento idrico”, prosegue l’articolo, dalla quale l’acqua verrà prelevata e sospinta attraverso una conduttura per nutrire il bacino delle Melette. Quindi le previsioni saranno di pompare quanta più acqua possibile a ridosso dei giorni-neve favorevoli, con buona pace per lo spreco idrico ed energetico. Da un lato si lamentano i problemi ingenerati dalla crisi climatica (leggi: la scarsità di neve naturale) e dall’altro si mettono in atto, però, comportamenti che favoriscono proprio la crisi stessa. Misteri del genere umano, incapace di alcuna forma di lungimiranza. “L’opera è strategica non solo per il futuro di Gallio ma per l’intero Altopiano”, s’affretta a dire Marinella Sambugaro, neoeletta sindaco di Gallio, mentre Bruno Oro si spinge oltre, auspicando addirittura “ulteriori futuri rafforzamenti di questi impianti”.
Due. Al Kaberlaba invece, nel territorio comunale di Asiago, fiore all’occhiello dello sci domestico dove 4 milioni di euro pubblici hanno recentemente permesso di installare su suolo privato un modernissimo ed efficientissimo impianto di risalita quadriposto che conduce lo sciatore da quota 1000 metri a poco più di 1200 metri, al problema della neve che non c’è se non per pochi giorni all’anno (e maledizione, questi giorni mica si allineano alle esigenze del cliente!) ci hanno già pensato eccome: e non solo con un impianto di innevamento artificiale, ma addirittura con l’idea di installare degli impianti di raffreddamento dell’aria, per poterla sparare, la neve, non solo quelle due o tre volte all’anno in cui le temperature sono favorevoli all’operazione, ma anche quando fa più caldo (ne parlava per L’AltraMontagna in un suo articolo Luca Pianesi lo scorso 4 agosto). Si agisce intervenendo sul clima, come se tutto questo fosse a costo energetico (la si pensi in termini di riscaldamento globale) pari a zero. E’ la logica dello struzzo che finge di non vedere e di non sapere? E’ la logica del profitto immediato, ora e subito? E’ meglio un guadagno facile oggi, piuttosto che lasciare un patrimonio territoriale integro alle generazioni di domani?
Ma al Kaberlaba sono comunque più avanti, rispetto alle Melette. E, infatti, qui si è deciso di potenziare tutta l’area, ora rinominatasi Kaberland (nomina sunt consequentia rerum, diceva qualcuno), di trasformarla in un perpetuo parco giochi attivo d’inverno, con lo sci, e d’estate, con il fun-bob – una sorta di Bruco Mela che, attraverso una rotaia d’acciaio, permette al turista di scendere dalla montagna -, con una pista di downhill per le mountain bike, e ora – notizia recente, apparsa sul Giornale di Vicenza del 17 ottobre sempre a firma di Gerardo Rigoni – con una nuova attrazione di cui si sentiva davvero la mancanza: la possibilità di sciare tutto l’anno sui pendii del Kaberlaba opportunamente rivestiti, ça va sans dire, da una nuova pista di plastica. “Un’innovazione”, come la definiscono, una perfetta “alternativa alla neve”. Una delle idee più geniali degli ultimi tempi, non c’è che dire: la “svolta green“ more altopianese di sciare sul verde della plastica posata a sua volta sul verde dei prati estivi.
Tre. Il terzo movimento di una sorta di processo triadico di interventi rivolti alla promozione del territorio altopianese viene da alcune riflessioni emerse in merito al lamentato overtourism verificatosi ad Asiago durante la scorsa estate. La ricetta per contrastare il sovraffollamento, così come illustrata dal sindaco Roberto Rigoni Stern, è di raddoppiare le casette dei mercatini di Natale. La tradizione dei mercati di Natale risale al XV secolo, quando fece la sua comparsa in varie città tedesche, dove diversi artigiani e piccoli commercianti iniziarono ad esporre oggetti di produzione propria ad un pubblico per lo più facoltoso di nobili o borghesi agiati. La tradizione nei secoli si diffuse rimanendo tipica dei luoghi di lingua e cultura germaniche, tant’è vero che in Italia essa era originariamente attestata nell’area di Bolzano, Merano e dell’Alto Adige in genere. Poi magicamente – dev’essere stata proprio la magia del Natale a ispirarne la diffusione – questa tradizione si è espansa e non esiste oggi città del nord Italia che non abbia i suoi mercatini di Natale. Casette prefabbricate tutte uguali dove commercianti vendono prodotti seriali identici tra loro, tanto che da Torino a Verona, da Belluno a Padova, è possibile acquistare grossomodo le stesse cose. Sempre in nome della valorizzazione delle specificità locali e di quello che i luoghi sono realmente. E, infatti, anche Asiago vuole fare la sua parte, arrivando a competere coi mercatini più famosi del Trentino Alto Adige, scrive Stefania Longhini, riportando le parole del sindaco, su L’Altopiano di sabato 12 ottobre scorso. Per far questo serve spazio, e si pensa allora anche ad un secondo parcheggio interrato, che potrà servire per le settimane di agosto e per quelle a cavallo tra dicembre e gennaio: all’incirca dalle 6 alle 8 settimane l’anno.
Ma è sull’innalzamento della qualità dell’offerta turistica che si punta (giusta la citazione sin dal titolo dell’articolo) quale “antidoto all’overtourism“. “La nostra volontà è di staccare sempre più il nome di Asiago da un’idea di turismo di massa e fare in modo che il nostro territorio venga considerato una meta turistica d’élite“, dichiara nell’articolo il sindaco. “I soldi ricavati verranno reinvestiti in azioni volte a migliorare l’offerta turistica, creando così un volano per tutti“.
Conclusioni. E’ forse proprio questa la logica di promozione che suscita in molti diverse perplessità: l’idea, cioè, di un turismo che deve diventare di una ristretta élite economicamente agiata, di un turismo esclusivo, che esclude, appunto, anziché farsi inclusivo e anziché favorire l’accesso consapevole e la conoscenza delle tradizioni storiche e delle risorse collettive del territorio. Se poi “i soldi ricavati verranno reinvestiti in azioni volte a migliorare l’offerta turistica” del calibro di quelle che si sono più sopra descritte (impianti di risalita a basse quote, impianti di innevamento artificiale, sistemi di raffreddamento, piste da discesa in plastica, casette natalizie di produzione seriale, montagne trasformate in parchi giochi ecc.), anche qui si apre un capitolo molto discutibile. Perché “quel volano per tutti” va inevitabilmente ricalibrato in un volano a beneficio di una ben determinata categoria sociale che da questo genere di turismo ha una ricaduta diretta sul piano economico.
Infatti – come ben spiega Sarah Gainsforth nel suo bel libro Oltre il turismo. Esiste un turismo sostenibile? (Eris edizioni, Torino 2023) – “l’overtourism è una conseguenza, oltre che degli interessi privati in gioco, di una strategia di crescita delle città da parte di quelle pubbliche amministrazioni che da una parte promuovono la crescita del turismo e dall’altra ne lamentano gli effetti”: una contraddizione che è, di fatto, il frutto di un modello di crescita insostenibile. “Inquinamento e consumo di suolo con opere inutili e infrastrutture per il turismo, espulsione di abitanti e attività commerciali, spopolamento […], sviluppo selettivo e aumento delle disuguaglianze. Questi sono alcuni degli effetti del troppo turismo sull’ambiente e sui centri urbani”, prosegue Gainsforth, “eppure si continua a sostenere che il turismo è una risorsa, il turismo porta lavoro, il turismo genera ricchezza”.
Il fatto è che “il turismo non è un settore a sé stante ma la somma di attività attinenti a diversi settori e comparti economici: servizi, trasporti, ristorazione, cultura, alloggio e via dicendo”: settori su cui la ricaduta economica influisce pertanto in modo assai diversificato, con buona pace di chi crede che il turismo sia un “volano per tutti”. Perché, come evidenziano le ricerche, gli introiti di un gestore di un impianto o di un albergatore o di un ristoratore non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli, ad esempio, di quasi il 40% dei lavoratori (precari) nel mondo della cultura collegato al turismo, che “guadagna meno di 5 mila euro l’anno”. Ma non è tutto qui: perché se il turismo reca vantaggi a una ben determinata categoria sociale, non è affatto un “volano per tutti”, soprattutto quando ragioniamo in termini di accesso ai servizi che un residente (di montagna, ma non solo) ha a sua disposizione: il valore drogato degli immobili nelle località turistiche, infatti, fa schizzare i prezzi e gli affitti alle stelle, con ricchi benefici per chi è proprietario di un piccolo appartamento – che a quel punto preferisce affittare settimanalmente o anche solo per qualche giorno ai turisti, a ben altro prezzo di mercato – e gravi disagi per chi invece cerca casa nel territorio di residenza.
La verità è che “la risorsa non è il turismo: la risorsa sono le città, i territori, i beni culturali, i monumenti, i musei, i siti archeologici e naturali”, come ancora scrive Gainsforth. La risorsa è la montagna, per focalizzare il discorso all’ambiente di nostro più specifico interesse. “Con la logica del turismo petrolio d’Italia questo patrimonio viene sfruttato, più che fruito, come un giacimento per ricavarne profitti per pochi”, al punto tale che l’economia del turismo si trasfigura in una sorta di economia estrattiva che estrae valore dalla risorsa.
La consapevolezza in merito a questi ragionamenti è un terreno ancora fragile e chiarisce come occuparsi di turismo sia un impegno che richiederebbe specifiche competenze: ed improvvisarsi su queste tematiche, senza adeguata competenza, può davvero risultare a volte rischioso.
Promuovere il rispetto dell’ambiente, del paesaggio inteso quale valore storico, antropico e culturale, della montagna quale luogo della coscienza collettiva da tramandare alle future generazioni in un’ottica di sostenibilità economica pare stia diventando sempre più un gesto in controtendenza. Ma occorre avere il coraggio, soprattutto oggi, di fronte ai tempi che stiamo vivendo, di evadere da certi schemi di sfruttamento economico delle risorse. Occorre avere il coraggio di credere con assoluto disincanto in una montagna libera di non essere sfruttata, prosciugata, cementificata, “disneylandizzata”, trasformata in una perpetua replica di un dejà vu fatto di orpelli sempre identici di posto in posto, che tolgono specificità ai luoghi.
E’ come un vento, questo pensiero, che soffia lieve ma “soffia ancora”: “eppure sfiora le campagne e accarezza sui fianchi le montagne”.
a cura di Osservatorio Economico Sociale di Marostica
ARRIVANO I SOLDI PER I PROGETTI DELLE SCUOLE: 18.000 EURO
….la deliberazione di Giunta comunale n. 68 del 11/04/2024 avente per oggetto “Atto di indirizzo sulle tematiche dei progetti didattici innovativi degli Istituti Comprensivi Statali di Marostica e Lusiana per l’annualità 2024” con la quale, al fine di qualificare e caratterizzare ulteriormente l’offerta formativa dei plessi scolastici, sono state approvate le progettualità proposte dai due Istituti Comprensivi Statali a cui fanno capo le scuole di Marostica; DATO ATTO che l’Amministrazione comunale ha evidenziato la necessità di implementare nuove progettualità finalizzate ad individuare azioni efficaci per il contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, alle dipendenze giovanili e alla violenza di genere, nonché per promuovere l’utilizzo consapevole dei dispositivi digitali;
CONSIDERATO che si rende altresì necessario incentivare la proposta formativa agli alunni della Scuola Primaria “O. Gugelmo” di San Luca e che a tal fine sono stati individuati, in accordo con il Comitato Genitori, i progetti di madrelingua inglese e di educazione teatrale oltre al progetto “Scacchi” già individuato precedentemente;
DATO ATTO che i progetti didattici innovativi per il nuovo anno scolastico 2024/2025 sono così definiti:
I.C.S. Dalle Laste Marostica SCUOLA INFANZIA: Progetto “Prevenzione disturbi del linguaggio”; SCUOLA PRIMARIA: Progetti “Scacchi”, “Accoglienza per le classi prime”, “Alfabetizzazione e potenziamento”, “Madrelingua inglese” (San Luca), Educazione teatrale (San Luca); SCUOLA SECONDARIA: Progetti “Educazione alimentare” e “Sportello compiti”; PER TUTTE LESCUOLE: Progetto “Sportello ascolto”; I.C.S. M. Pozza di Lusiana per i plessi di Crosara SCUOLA INFANZIA: Progetti “Orto didattico”, “Percorso espressivo argilla”, “Progetto lettura”; SCUOLA SECONDARIA: “Orto didattico”, “Progetto relativo alla inclusione”, “Progetto lettura”; RITENUTO di approvare le progettualità suddette;
DATO ATTO che le risorse disponibili per l’anno 2024 sono le seguenti:– euro 17.000,00 al cap. 1336 per l’Istituto Comprensivo Statale di Marostica; euro 1.000,00 al cap. 1429 per l’Istituto Comprensivo Statale di Lusiana; ACQUISITI, sulla proposta di deliberazione, i pareri favorevoli, rispettivamente espressi per quanto di competenza dal Responsabile dell’Area 4^ Servizi Sociali, Istruzione e Asilo Nido (regolarità tecnica) e dall’Area 2^ Servizi Finanziari e Risorse Umane (regolarità contabile) ai sensi dell’art. 49, comma 1, del D.Lgs. n. 267/2000; Con votazione unanime favorevole espressa in forma palese;
DELIBERA 1. di prendere atto di quanto esposto in premessa che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento; Documento amministrativo informatico sottoscritto con firma digitale, ai sensi degli artt. 20 e 23-ter del D.Lgs. n. 82/2005 in conformità alle regole tecniche di cui all’art. 71 del CAD 2. di confermare la collaborazione del Comune e degli uffici preposti con gli Istituti Comprensivi Statali di Marostica e di Lusiana nella realizzazione dei progetti didattici innovativi relativi all’annualità 2024, con le modalità descritte in premessa; 3. di assegnare, per le motivazioni e nei limiti indicati in premessa, per l’annualità 2024 i seguenti contributi finanziari per la realizzazione dei progetti didattici innovativi descritti in premessa:– euro 17.000,00 per l’Istituto Comprensivo Statale di Marostica (cap. 1336); euro 1.000,00 per l’Istituto Comprensivo Statale di Lusiana (cap. 1429); 4. di demandare al Responsabile dell’Area 4^ Servizi Sociali, Istruzione e Asilo Nido l’adozione dei successivi provvedimenti necessari per provvedere agli impegni di spesa e alle liquidazioni conseguenti, previa la corretta rendicontazione sull’utilizzo dei contributi da parte degli Istituti Comprensivi di cui al punto precedenti….
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
LA CINA CHE EMERGE DA CHELOTTI E VIRGILI, DUE VIAGGIATORI ATTENTI DI AVVENTURE NEL MONDO, NELLA CONFERENZA ALLA BIBLIOTECA DI MAROSTICA
Interessante presentazione della situazione cinese da parte di Luisa Chelotti , che ha visitato la Cina numerose volte, vi ha insegnato l’Italiano ed era presente ai fatti di Tienanmen. La descrizione fatta ha presentato degli aspetti piuttosto drammatici sul controllo effettuato dalle autorità cinesi sulla popolazione. È stato fatto anche l’esempio della persecuzione subita dagli Uiguri, etnia di religione mussulmana abitante Xinjiang.
Certamente non c’è la libertà personale come noi la intendiamo ed è sacrificata ad un esteso benessere economico supportato dalle più moderne tecnologie. Virgili, rifacendo un percorso storico, ha classificato l’attuale regime con quello dei tempi antichi dei mandarini, efficienti esecutori delle volontà dell’imperatore.
Insomma la Cina attuale risulta governata come una molto efficiente impresa con capaci tecnici e tecnocrati, selezionati in base alle loro capacità, che facendo uscire la Cina da un comunismo di povertà, hanno costruito un modello di capitalismo comunista, con ottimi risultati economici e che è stato poi seguito dal Vietnam con analoghi eccellenti risultati.
È con questo nuovo modello, finora risultato vincente, che l’antico Occidente si deve confrontare.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica