Proprio così. Quello che doveva essere costituito da investimenti innovativi per il rilancio economico, il famoso Pnrr, a Marostica diventa il recupero di schei per lavori già progettati ed in corso di attesa di finanziamenti: la sistemazione antisismica della scuola elementare ed il ponticello sul Longhella. È quanto riferito dal rag. Enzo Colosso in Consiglio Comunale. Insomma si vuole perdere la possibilità di dare una reale svolta all’economia turistica di Marostica con il restauro del Convento dei Santi Fabiano e Sebastiano e relativa trasformazione in hotel turistico – “ostello”, perché in politica a Marostica non c’è progettualità, ma furbate.
Così infatti si ripiega sul trucco di utilizzare i soldi del Pnrr per finanziamenti già in attesa su progetti precedenti. Insomma da progettualità a tran tran senza risvolti economici reali. È come un cambiamento di sesso degli investimenti. Infatti il “PNRR annovera tre priorità trasversali condiviso a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale) e si sviluppa lungo 16 Componenti, raggruppate in sei missioni: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura; Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica; Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute. Per ogni Missione sono indicate le riforme necessarie per una più efficace gestione e realizzazione degli interventi”.
D’altra parte il tutto era prevedibile, data appunto la situazione politica in essere a Marostica e forse non solo.
Proprio così. In assenza del capo Santini impegnato nel convegno sulla nuova destinazione dell’ex ospedale, in realtà abbastanza inutile perché ormai è stato tutto deciso tanto che, con evidente sgarbo, Mozzo se ne è infischiato ed ha convocato il consiglio nelle stesse ore del convegno, la palla del Pd in Consiglio spetta a Capuzzo, che può emergere dall’anonimato.
Ben tre sono le sue interpellanze. La prima riguarda i tempi per la realizzazione dell’appalto per la riqualificazione energetica dell’illuminazione pubblica. Il Mozzo risponde che bisognava attendere la scadenza il 30/11/2021 del contratto di fornitura elettrica dalla precedente ditta. A gennaio 2022 partiranno i nuovi lavori. Capuzzo si ritiene insoddisfatto. La seconda interpellanza riguarda il contratto per la copertura cellulare del Comune con il nuovo sistema, le condizioni economiche ed il piano antenne. Il Sindaco risponde che si stanno facendo progetto e conti e che tutto sarà presentato in commissione consigliare. Il Capuzzo si dichiara soddisfatto. La terza interpellanza riguarda l’integrazione del regolamento edilizio per le norme sulla sostenibilità ambientale ed il risparmio energetico. Il Mozzo risponde che il documento è in corso di redazione e che sarà presentato in commissione quanto prima. Il Capuzzo risponde che è soddisfatto se il “quanto prima” ha dei tempi certi.
Insomma ecco l’opposizione orfana di Santini con il vice leader Capuzzo, avvocato e che ben ricordiamo per averci sfottuto quando ci querelò con la Giunta precedente per le osservazioni da noi fatte sull’appalto della Biblioteca, ignorando le sue conoscenze legali.
Finalmente Andrea Speziali ha collocato la Partita a Scacchi nella sua giusta dimensione di una grande opera artistica di Mirko Vucetich ambientata nel 1454. Per Intenderci come il Manzoni con i Promessi Sposi. Quindi si tratta di una leggenda costruita da Vucetich “personaggio poco conosciuto ai più…diviene oggi, grazie allo studio profondo e minuzioso di Andrea Speziali, un artista con cui fare i conti in diversi campi”. “Inizia futurista, in uno dei gruppi più avanzati del movimento, il Movimento Futurista Giuliano”. A fine della prima guerra mondiale costruisce architetture civili che meditano sullo Jugendstil, oscillando fino al classicismo di Portaluppi, Ponti, Buzzi, del Gruppo Labirinto. “Amico di molti protagonisti della cultura italiana…la sua figura è una cartina al tornasole dell’irrequieta versatilità creativa del XX secolo”. Andrea Speziali, classe 1988, lo “scopritore” di Vucetich, ha conseguito il dottorato presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e la sua grande passione per lo stile Liberty lo ha portato a fondare Italia Liberty per promuovere e valorizzare il patrimonio Art Nouveau nel Paese. E Speziali valorizza le opere di Vucetich tra cui l’incredibile Partita a Scacchi. E pubblica nel 2020 il corposo volume “Mirko Vucetich (1898-1975) architettura, scultura, pittura, disegno”. Con la pubblicazione del volume Vucetich diviene da “gigante addormentato” uno dei massimi esponenti dell’arte italiana del ‘900. Ed il libro ha l’introduzione di Vittorio Sgarbi, oltre che i ringraziamenti delle famiglie Vucetich e Rapisardi e di Maurizio e Maria Grazia Breganze.
“Le conseguenze che la celebre Partita a Scacchi portò nel panorama Veneto, in primo luogo sul piano folkloristico, ma anche sociale e politico, furono, in parte inaspettate. Senza dubbio questa manifestazione contribuì, in maniera decisiva, allo sdoganamento della tradizione della Repubblica di Venezia, portandola all’esterno degli ambienti accademici ed elitari; in secondo luogo fu di fondamentale importanza nell’interpretazione del mito stesso della Serenissima, tramite la figura fantastica del podestà Taddeo Parisio, in cui si riconosce un potere che, consolidando lo Stato veneziano da terra, aveva comunque rispettato le antiche tradizioni e gli equilibri politici, preservando un sentimento identitari”.
Quindi ci sentiamo di dire ai nostri concittadini: abbiamo tra le mani una leggenda costruita da un formidabile artista, dobbiamo mantenere il livello culturale dell’Opera evitando di degenerare nel Pipiesse, il Partito della Partita a Scacchi, ma invece approfondendo il legame con Vucetich e la connessione con la Storia di Marostica e Venezia.
Proprio così. Un imprenditore, che vuole restare anonimo, ha regalato 50.000 euro al Comune senza anche specificarne l’utilizzo. Lo abbiamo appreso dall’ultimo Consiglio Comunale per bocca del rag. Colosso che illustrava le variazioni di bilancio. È intervenuta subito la coppia Costa – Scettro chiedendo chiarimenti ed il nome del donatore in seduta riservata del Consiglio. Il Mozzo ha risposto picche, dicendo che il nome restava riservato a lui ed alla responsabile finanziaria. Inoltre il Colosso chiariva che parte dei soldi erano stati spesi per la nuova Panda ibrida per i Servizi Sociali e per una borsa lavoro.
Insomma un Babbo Natale generoso lo abbiamo trovato finalmente anche a Marostica con soprattutto con i soldi suoi, non certo della Banca Popolare come Xausa e Cuman con la famosa Fondazione.
Ci risiamo. Al progetto di continuità innovativa del già programmato, l’attuale Amministrazione preferisce indebitare ulteriormente le casse comunali con un progetto ex-novo; per di più, ancora una volta, parziale, non collocato in una visuale unitaria del centro storico, come regolamentato dal “Decreto Soragni 2012” (Gazzetta Ufficiale 6 marzo 2012). Trattasi del progetto di illuminazione del Castello Inferiore (già illuminato) con una spesa di 157.500 euro. Ora – sempre nei polverosi cassetti dell’Urbanistica – giace da anni il progetto “Piano di illuminazione della Comune [francesismo] di Marostica”, 1998, atelier Jéol di Parigi. Rolando Jéol propone per il nostro centro storico un piano onnicomprensivo della città scaligera (non il solito – ora ripetuto – intervento parziale). L’architetto francese – dopo un accurato studio ambientale e storico, sviluppato con i suoi collaboratori, sostiene di “creare una nuova identità simbolica della Città di Marostica”, suscitando l’emozione e l’immagine, invitando ad approfondire la conoscenza storica, creando una dinamica notturna, rassicurando il passante. Afferma: “La luce costituisce una sorta di filo conduttore all’interno della Città, attraverso il percorso luminoso notturno; consente la lettura della Città in modo sia puntuale: le sue strade, i suoi quartieri, le sue piazze, sia generale, ovvero considerando la città come un tutt’uno: il suo territorio, i suoi paesaggi, le sue mura, sia come formata da una serie di punti che la caratterizzano”. In sostanza, per un intervento davvero migliorativo, dovremmo tener presente il “continuum” che caratterizza l’aggregazione e la vita della Comunità, la peculiarità ambientale e l’evoluzione storica di Marostica, che “non vanno trattate come un agglomerato urbano qualsiasi”. Il progetto è illustrato da numerose tavole. Anche questo piano finanziariamente è costato parecchio. Ha, però, il pregio di non parcellizzare gli interventi, con il rischio di creare un risultato “arlecchino” (come avvenuto per la cinta, le torri, i castelli, in 35 anni di lavoro – 1982-2017 – con decine di cantieri, diverse interpretazioni della dottrina del restauro, spese esorbitanti; ad esempio, quella per i tre diversi rifacimenti consecutivamente operati sul medesimo tratto di mura a nord di Porta Breganze). Di conseguenza, l’invito al sovrintendente Vincenzo Tiné e al ministro Dario Franceschini di “imporre” quanto dettato da un decreto nazionale, che Marostica – bandiera arancione – non sembra tener nel debito conto (cfr. Valdibotte, Strada Castello, Area Azzolin, Area Castello Superiore, torre B, verde, antenne, coperture, pavimentazione, …). La democrazia comporta il confronto con i concittadini. Quel confronto sul programma 2018-23 risultato finora una pia intenzione, stesa su un paio di paginette. Gli Amministratori devono rispondere personalmente delle spese effettuate per conto dei concittadini. Ovviamente, il progetto Jéol (aggiornato) non potrà essere realizzato “subito” (ma a stralci). L’importante è sottolineare che esso segue una logica e una finalità esaustive, superanti il procedere a vista degli attuali Amministratori.
Sempre i soliti da decenni. Scomazzon era già assessore nel prima mandato Bertazzo ed è quello che fece partire la grande speculazione edilizia a Marostica. Adesso è quello che tira le fila al Sindaco inventandosi in modo ridicolo addirittura l’utilizzo del Pnrr per il Ponte sul Longhella e “dimenticandosi” il restauro del Convento. Simone Bucco, “esperto” geometra, si fregia di essere l’erede dei vari Pozza, Campana, Artuso, Crestani, Boschetti, E. Xausa, Palazzi, artefici con il grande Vucetich, lo scrittore della Partita, della prima Partita a Scacchi. Oggi il Bucco si vanta della grande operazione di marketing del punto vendita folkloristico aperto negli uffici della Pro Marostica. Che pena! Sono i negozi nella Piazza che devono vendere non la Pro Marostica. Però una cosa forse la ha capita. E cioè di valorizzare l’attività di Andrea Speziali, il giovane esperto dell’arte Liberty, che ha pubblicato il bel libro su Mirko Vucetich, partecipando alle sue iniziative. Ora la Partita ha anche un grande, vero e preparato divulgatore culturale. Aver avuto come autore della Partita un artista come Vucetich permette alla Partita stessa di diventare in pratica eterna. È di fatto una Opera d’Arte, non una fiera di paese improvvisata. E forse il Bucco comincia a comprendere la valenza artistico culturale della Partita, dissociandosi dalla menata, portata avanti da Roberto Xausa, che fu suo padre l’ideatore del brogliaccio della Partita. Una vera fanfaronata per mettersi in primo piano. Con anche Mariangela Cuman che si inventa, autonominandosi Presidente, con i costumi della Partita la Accademia del Caffè. Un falso storico non suffragato da alcuna motivazione culturale. Xausa e la Cuman sono i personaggi che cercano di manipolare la storia e la Cultura di Marostica a finalità personali. Noi avevamo proposto il Club del Caffè con lo scopo di fare un moderno marketing per aggregare i visitatori di Marostica con l’informazione degli eventi via internet e far parlare di Prospero Alpini il primo grande farmacologo che diede splendore per secoli alla Facoltà di Medicina dall’Università di Padova. Ma ovviamente l’esperta di marketing è la Cuman e quindi l’Accademia del Caffè se la è fatta e mangiata. La nostra proposta era un modo quindi affinché Marostica oltre alla Partita diventasse un punto di riferimento di eventi vari per gli affezionati alla cittadina sempre ben tenuti informati. E questa è la situazione oggi presente nella città con poi tentativi vergognosi del Comune, senza un laureato in Giunta ed esperienze oltre lo specifico diploma, una situazione questa culturalmente incredibile, di impedirci di parlare con ridicole querele. Ma per vergognarsi non c‘è alcuna sensibilità e moralità.
ZIMBU ovviamente è uno pseudonimo che è intervenuto a ripristinare su Wikipedia, dopo la modifica che riportava la realtà dei fatti, il 26 maggio 2021 il falso storico che il brogliaccio della Partita a Scacchi sia opera di Ernesto Xausa. Probabile l’intervento del figlio Roberto che vuole riportare in famiglia l’onore del canovaccio della Partita. Il realtà il padre figura come organizzatore non minimamente autore di un brogliaccio. Da Wikipedia: “La rievocazione storica della partita a scacchi, giocata nell’omonima piazza con personaggi viventi, venne ideata negli anni 1950 da un gruppo di cittadini su un brogliaccio scritto e proposto da Ernesto Xausa, assessore comunale alla cultura del Comune. La trama venne successivamente scritta e drammatizzata per la messa in scena da architetto, scenografo e regista bolognese Mario Mirko Vucetich (1898-1975), che nel 1954 la realizzò quale rievocazione storica, scrivendo anche il testo teatrale La partita a scacchi[6], ambientata nella seconda domenica di settembre del 1454.” Il libretto della Partita a Scacchi attribuisce ad ognuno i suoi meriti ed Ernesto Xausa è definito organizzatore. Nel caso fosse vero il brogliaccio ci doveva essere scritto “da una idea creativa”. Il che non c’è e quindi è falso quanto riportato da Wikipedia è sostenuto dal solito Roberto Xausa.
E si utilizzano anche i figli come supporter che ovviamente si schierano a difesa di “papi”, assessore al mattone nonché vice Sindaco. Intasano i social con la propaganda del Comune e mettono mi piace ad ogni corbelleria contro di noi.
Per la faccenda del ponte sul Longhella, noi non abbiamo espresso alcun parere negativo. Anche se i soliti ‘nemici” affermano una tale fesseria. Se serve si deve fare. Quello che abbiamo detto è che i fondi europei del PNRR vanno utilizzati per progetti impegnativi ed impossibili da fare con le sole risorse comunali. Ci sembra una cosa ovvia. Certo se la politica locale in questo caso rappresentata dall’assessore al lavori pubblici Valentino Scomazzon non ha sufficiente fantasia, capacità e volontà di impegnarsi in un progetto significativo ed impegnativo come il restauro del Convento, noi liberamente lo diciamo. E affermiamo che si perde una grossa opportunità anche a memoria futura. E abbiamo i numeri per farlo perché nella nostra vita professionale siamo stati impegnati in investimenti simili.
Ma si sa i personaggi aggi al potere a Marostica navigano a vista sulla loro barchetta con la bandierina della Lega, senza una visione progettuale di Marostica, che con la sua storia non merita di essere governata da simili personaggi. E purtroppo non esiste una seria alternativa politica. Se pensiamo che Santini organizza per lunedì prossimo un dibattito sull’ex ospedale, quando con la decisione della Regione-USLL 7 tutto ormai è chiarito: trasferimento uffici della USLL 7 Pedemontana e costruzione del centro ospitalità per l’Alzheimer.
Invece forse andrebbe aperto il discorso sul Convento di San Fabiano e San Sebastiano, prima che sia tutto una vergognosa maceria. E pure l’arch. Duccio Dinale ci fece la tesi di laurea. E ne ha scritto anche Bassano News, con una conferenza di presentazione del problema.
Noi crediamo che prima che ci sia una opportunità del genere nel futuro occorrerà parecchio tempo. Il vero grande problema che resta a Marostica da risolvere è la sistemazione del Convento di San Fabiano San Sebastiano. Dando per scontato che per il valore immobiliare intrinseco una soluzione privata sarà trovata per l’area ex Azzolin, molto più difficile è il problema del Convento. Occorre una vera progettualità e questa non può non partire, come abbiamo più volte detto, dall’aggregazione dell’immobile in una unica proprietà. Già il Comune ne possiede una parte e deve acquistare la rimanente.
Occorre poi elaborare un progetto per una destinazione di uso che sembra chiara: un ostello di ottimo livello per i nuovi viaggiatori rispettosi dell’ambiente e amanti della natura e dell’arte. Infine trovare i partner credibili con una operazione immobiliare che preveda il restauro con fondi speciali e quindi per una gestione economicamente attrattiva per un privato. Ma la progettualità è completamente assenta all’attuale Giunta leghista, che procede cercando di risolvere piccoli problemi per dimostrare che fa qualcosa. Invece è essenziale individuare le problematiche con una progettualità complessiva, in cui entrano anche i piccoli investimenti, ed essere pronti nel momento in cui c’è l’opportunità, soprattutto economica, ad agire.
Ne è stato l’esempio la corsa per presentare il progetto finale per il Politeama nel momento in cui sono apparsi all’orizzonte dei finanziamenti governativi.
Insomma questa Giunta leghista si perde in scelte sempre molto discutibili, come il tentativo di vendere la piscina, l’inutile nuova stazione dei bus o l’eterno e costosissimo restauro del ristorante del Castello superiore, che andava venduto ad uno del mestiere. Crediamo che Marostica stia perdendo una incredibile opportunità per la scadente gestione politica.
Ho avuto come insegnante il maestro Giuseppe Filippi, con il ritorno nella scuola del Capoluogo, dopo lo “sfratto bellico” nella fabbrica di cappelli di paglia Tasca a Sant’Antonio (l’edificio scolastico era requisito dal comando tedesco). Era la provvisorietà nell’opificio, anche per essere vicini al rifugio antiaereo del Pausolino, ove scappavamo ad ogni allarme della sirena posta sulla sommità del mastio del Castello, azionata dal sottostante Bepi Casagrande, all’avvicinarsi degli aerei alleati. Usciti dal Fascismo, che mi impose la dura disciplina del “libro e moschetto, scolaro perfetto”, avendo come maestro Giovanni Gobbo, responsabile della cultura e dell’educazione fascista e che mi gratificò con il doloroso manrovescio ricevuto dal Federale in Castello, poiché io e altri miei compagni dileggiavamo le maestre che si presentavano a scuola e alle adunate con l’uniforme e con i prioritari doveri dell’Italia fascista, ebbi il maestro Giuseppe che proponendosi all’alunno con aspetto “umanitario”, seppe creare in classe un clima di “serenità, confidenza, partecipazione personale alla singola situazione familiare”. Questo senza mai alzare la voce o sgridare, pur costretto all’immobilità della cattedra, a causa della sua malattia degenerativa degli arti inferiori. Ciò ispirandosi agli ideali di Arpalice Cuman Pertile, ritornata sul campo didattico con i suoi testi e di cui la mostra aperta al Castello offre ampia testimonianza. Mostra da vedere con la massima attenzione ed ottimamente realizzata.
Nel periodo preparatorio alla mostra ho riletto i miei testi scolastici della scuola elementare degli anni Quaranta. “Il balilla Vittorio” (testo di Stato) – “Oggi l’Italia fascista, l’Italia di Mussolini è l’Italia dell’ordine, della disciplina, della volontà di essere tutti degni di un’opera comune. È l’opera comune che è la grandezza della Patria, la prosperità delle nostre famiglie, delle nostre campagne, delle nostre città vuole una regola comune, osservata da tutti, che è appunto la regola fascista; così come l’universo ha la sua regola geometrica, la società le sue leggi, la lingua, la sua sintassi”… “Voi avete il privilegio di conoscere già il moschetto, e, quando verrà il vostro turno, sarete fra i più preparati. Ricordatevi sempre che cosa dice il decalogo del milite: – Il moschetto e la giberna vi sono stati affidati non per sciuparli nell’ozio, ma per conservarli per la guerra”… “L’Italia non la fanno i mozzorecchi, non i pennaiuoli…”.
Arpalice Cuman Pertile (dalla sua produzione letteraria) – “Non tradire mai la Verità, che è sacra!” (parafrasando il Manzoni: “… non tradire mai il santo Vero” – indicazione di stile di vita, ripetutami spesso durante le frequentazioni a casa sua, in corso Mazzini). La scuola primaria del Capoluogo è dedicata ad Arpalice Cuman Pertile. Ricordo la controversa votazione, allorché la proposta – alternativa a quella del potere locale – vinse per un solo voto di scarto, attribuito, come risultò poi, all’errore di un’insegnante, la quale contravvenne all’indicazione del “santino” distribuito in precedenza. La proposta da me sostenuta da anni di allargare la denominazione all’attuale istituto comprensivo, rappresentativo di tutta la scuola marosticana, ha, finora, trovato ostacoli. Marostica è, ancora, covo di rigurgiti fascisti?