Siamo stati ieri alla presentazione della Pavan come candidata sindaco di FdI sul ponte vecchio a Bassano. Si respirava un’aria di altri tempi, come fosse avvenuto un clamoroso tradimento. E quindi tutto è girato intorno al venir meno della conferma del Sindaco. Senza tener conto che oggi i partiti fanno le loro verifiche e considerazioni e, giusto o sbagliato che sia, hanno la libertà di farle. Sembrava appunto di essere ai tempi di Mussolini che defenestrato dal Re, fondo’ la Repubblica Sociale Italiana. Ed infatti la Donazzan ha tirato fuori subito la bandiera italiana. Invece si tratta semplicemente che il partito di riferimento della Pavan la ha mollata, come inaspettatamente la aveva candidata. Cose che possono capitare se non si fa realmente parte di un partito e se si tradiscono le aspettative di competenza e capacità o come oggi si dice di leadership. Fratelli d’Italia ha inventato una farsa, corre in aiuto alla Pavan silurata dalla Lega e la ricandida. E la narrazione assume degli aspetti grotteschi, richiamando il luogo della conferenza come solo il Ponte degli Alpini invece che del Palladio. Insomma anche le truppe alpine per salvare la Pavan. Quindi si respirava veramente un’aria di altri tempi, come se la Storia tornasse indietro. Bassano medaglia d’oro alla Resistenza non merita una simile strumentalizzazione, anche se riteniamo che i cittadini non siano degli allocchi e quindi ben lungi dall’accettare un racconto così platealmente ridicolo.
Ve la ricordate la Pavan 5 anni fa imposta dalla Lega come il personaggio che avrebbe governato Bassano in modo impeccabile e candidata a quella carica dal capo Lega Finco? Sembrava una nuova stella della politica locale, pronta per prepararsi dopo 5 anni di stratosferico mandato da Sindaco per Roma come parlamentare. Ora il Finco silura la Pavan commettendo un fratricidio e si autocandida, ovviamente con il supporto della Lega locale. La valutazione dell’operato della Pavan è generica, anche se era evidente che approdava a Sindaco senza alcuna esperienza di gestione pubblica. Infatti subito non fu in grado di gestire il finanziamento di 10 milioni della Fondazione Cassa di Verona, soldi poi persi. In realtà non emerge una valutazione complessiva dell’operato della Pavan, che comunque una esperienza se la è fatta. Ora sembra che la metta a disposizione di Fratelli d’Italia. Ma i candidati che si sono messi in pista sono parecchi cercando vari supporti. Addirittura il Pd imitando le recenti regionali si fa “suppostare” dalla vecchia guardia dei 5 Stelle di Bassano, passati da Grillo a Conte senza dire bi o boh. L’unico candidato che, a nostro parere, ha un senso di dignità politica a Bassano è Gianni Zen con il gruppo che lo sostiene “È il Momento”. Mica noi siamo “cattolici”, però francamente riconosciamo che la figura di Zen, laureato in filosofia e a lungo Preside del Rossi e del Brocchi oltre che per sei anni parlamentare, rappresenta un mondo cattolico importante, capace ed operativo a Bassano. Basta vedere l’ultima iniziativa collegata a questa area come Villa Angaran – San Giuseppe. C’è uno separazione netta con gli altri candidati quasi piccoli politici di professione e tanto bla bla bla e sostanzialmente slegati da logiche di servizio sociale e di vero reale confronto. Ecco quindi il nostro interesse a vedere come sarà il risultato di Zen ed il suo gruppo di giovani de “È il Momento” e come riusciranno a costruire e comunicare ai cittadini una progettualità condivisa per Bassano.
Per finire il Politeama servono ancora 130.000 euro, ma non c’è ne sono più nelle casse del Comune. Occorre allora ricorrere di corsa all’annullamento di altre spese previste tramite modifica del bilancio di previsione. E così 50.000 euro vengono recuperati dall’incarico di redazione del P.I. urbanistico, 67.000 euro dall’annullamento della spesa per l’impianto di video sorveglianza, 10.000 euro dall’eliminazione di incarichi professionali e 3.000 euro togliendo la manutenzione di edifici comunali. Questo è quando deciso in fretta nell’ultimo consiglio Comunale straordinario su proposta dell’assessore ai “schei” Colosso. E speriamo di essere proprio alla fine della costosissima telenovela.
Doveva appunto essere una presentazione di Marostica nel Mondo. Ma non c’è alcuna rappresentazione della modernità, di come Marostica sta al passo con i tempi. E questa modernità ha caratteristiche uniche, un fattore differenziale rispetto ad altre località. E l’introduzione di Matteo Mozzo fa pena, accavallando in modo elettoralistico una serie di iniziative senza un filo conduttore e senza comprendere cosa effettivamente significa Cultura attualizzandola ai nostri tempi. E poi i cappelli di paglia sono la cultura del passato, importante come punto di riferimento, ricordo, ma nulla di più. E se ne è già parlato molto anche attraverso il museo. Certo con i soldi dei cappelli di paglia gli imprenditori locali più avveduti hanno avviato nuove industrie, che oggi rappresentano la cultura moderna di Marostica nel mondo. A Marostica hanno sede Vimar, Pizzato Elettrica, Brave Kid ed Electotrade. Sono aziende altamente rappresentative della cultura, del know-how locale. E Mozzo, con la redazione della rivista, le ignora completamente. Incredibile.
Brave Kid mantiene a Marostica una tradizione, però completamente rinnovata, nell’abbigliamento. Ricordiamo solo la Belfe e la Breco’s, che oggi non esistono più, senza alcun museo, e culturalmente dimenticate. Brave Kid è una azienda del gruppo OTB, Rosso per intenderci, per la produzione e distribuzione di abbigliamento per bambini con brand Diesel, Marni, Dsguared2, N*21, MM6 Maison Margiela, MYAR e l’ultimo arrivato MAX&Co. Opera da 30 anni anche attraverso un globale e moderno e-commerce. Evidente che rappresenta il top del design e della moda a livello mondiale.
Vimar, presente in tutto il mondo, opera con prodotti per la luce e con l’elettricità. Sorta nel 1945 ha sempre rappresentato tecnologia e design del Made in Italy. Indubbiamente offre e comunica al mondo una cultura industriale significativa ed un modello per vivere bene e sicuri.
Pizzato Elettrica, sorta oltre 30 anni fa, è una delle principali realtà europee costruttrice di interruttori di posizione, microinterruttori, dispositivi di sicurezza. Tutta la produzione è realizzata negli stabilimenti di Marostica, garantendo anche la massima soddisfazione alle richieste dei clienti con le più moderne tecnologie.
Infine abbiamo Electrade SpA, con sede legale a Marostica ed operativa a Milano. È il partner ideale per produttori di energia elettrica, di gas naturale e per soluzioni di efficienza energetica. Siamo quindi in un campo della massima attualità.
Queste sono le più significative modernità di Marostica, completamente ignorate da chi vuol parlare di Cultura, vivendo la redazione della rivista solo un piccolo mondo personale e non avendo una visione complessiva. I cappelli di paglia sono stati volano economico per industrializzare Marostica, ma sono il passato e dobbiamo invece particolarmente riflettere sul presente che rappresenta il futuro per sopravvivere ad un livello adeguato alla nostra storia millenaria. Ma il Mozzo è ben lungi dall’essere illuminato con un adeguato livello culturale. Fa quello che può aggrappato allo scranno di Sindaco, eletto a gran cassa per mancanza di serie alternative e da cittadini che sembrano poco informati.
Ci sono le elezioni ed eccoli apparire miracolosamente. Sono i “personaggi” dei 5 Stelle sempre presenti da anni in zona senza mai alcun intervento politico costruttivo. Eppure i 5 Stelle a livello nazionale si distinguono per una politica diversa dagli altri partiti. Basta pensare al sano “pacifismo” su Ucraina-Russia e Israele-Palestinesi, mentre tutti gli altri sono dei pazzi guerrafondai. Il problema è che i 5 Stelle a livello locale sono dei piccoli oligarchi in carica da anni e che non hanno mai fatto un confronto aperto e pubblico. Si sono trincerati con le chiavi del partito come fosse una loro proprietà. Basta vedere la nuova riapparizione di Gedorem Andreatta, che secondo noi ormai porta politicamente “sfiga”. O la riapparsa di Flavio Ferrazzi, dopo oltre 10 anni dalla scomparsa. Allora faceva coppia come candidato alle politiche con l’istrionico Celotto. E poi Simone Contro l’uomo delle “caverne “ dei 5 Stelle.
Ma possibile che non ci siano veri rappresentanti di una realtà sociale sana e moderna che sicuramente vede il Movimento 5 Stelle ancora una forza politica non toccata da tangenti o malaffare? E quindi votabile con candidati però non “comici”.
Ha scatenato un putiferio l’altro giorno la notizia apparsa su Sei di Marostica se…che c’era un tentativo di circuire un ragazzino davanti ad una scuola. L’immediatezza del social, che non può essere responsabile di una notizia pubblicata da un iscritto, ha procurato un certo panico, anche se l’immediata verifica ha smentito l’accaduto. Ora che il Mozzo, consolidato Sindaco di destra con il 63% dei voti, affermi in stile putiniano che “Si chiede di seguire solo le fonti ufficiali e non i gruppi Whatsapp o pagine Facebook” è una affermazione fuori luogo. L’immediata segnalazione di fatti sospetti, in particolare tentativi di furti nelle case, tramite i social è un reale momento di salvaguardia per i cittadini ed un compito finora ben svolto da Sei di Marostica se…Ovvio che la segnalazione va poi verificata anche con l’intervento dei carabinieri. È sempre meglio sospettare con responsabilità, in modo da permettere una immediata verifica, che tacere.
Ma il Mozzo si dimostra comunque sempre nemico dei social, che non può controllare e che sono critici sulla sua gestione. Vedi la sua copertura della truffa del cambio di gestore del gas, gli anni di chiusura del Ristorale del Castello superiore, il progetto del Museo delle scacchiere senza alcuna precedente verifica anche della fattibilità della sede dimostratasi poi non fattibile, l’impresa di Napoli per la ristrutturazione della scuola, ecc. Tutti fatti evidenziati dai social ed è per questo che il Mozzo ha chiesto il sequestro del blog marosticanotizie.it e della pagina fb Marostica senza Censura. Ovviamente il Tribunale ha archiviato, forse anche ridendo per la non conoscenza dell’art.21 della Costituzione Italiana. Ma lui ha fatto ricorso tanto paga il Comune, cioè noi, perché odia i social. E l’urgenza di sequestro è tale che il Tribunale ci ha convocati a novembre. Abbiamo ancora tempo per scrivere.
Ogni tanto riprendo le vecchie guide con gli appunti dei viaggi fatti e mi immergo nei ricordi. Era il 29 dicembre 1983 quando partii per il mio primo viaggio con Avventure nel Mondo con destinazione Birmania. Altri tempi in piena scoperta del mondo. Il gruppo era diviso a metà tra maschietti e femminucce per lo più single e trentenni. Durante il viaggio cominciarono a formarsi le coppie. C’era uno spirito libertario. Per passare la dogana della Birmania senza problemi la vivace e giovane capogruppo aveva seguito le istruzioni dei precedenti viaggi ed aveva comperato al duty-free una bottiglia di whisky da passare sottobanco al poliziotto. La Birmania ci sorprese subito per la sua tradizione profondamente buddista, con i suoi numerosi monaci e templi. Sembrava ci fosse ovunque una serenità religiosa anche se il governo era in mano ad una feroce dittatura militare. A Rangoon trovammo in centro un old-fashion hotel con belle camere rinfrescate da ventilatori sul soffitto, le cui pale ruotavano lentamente. Sembrava di essere ancora in epoca coloniale inglese.
Altro ricordo è la partenza da Mandalay nel Nord per scendere sul fiume Irrawaddy fino a Pagan, la città con centinaia di templi antichi risalenti intorno all’anno 1.000. La barca locale stracarica di frutta, verdure e galline con i locali venditori appena partita si arenò. Era la stagione secca ed il fiume non aveva molta acqua. Tornammo a riva con un barchino e affittammo un camioncino per il lungo viaggio. La strada era polverosa e non asfaltata ed arrivata la sera era tutto buio. Per tirarci su di morale cantavamo. Ad un certo punto però il pulmino si fermò ed apparvero dei locali armati e dalla faccia incazzata e con grandi occhi obliqui assassini. Avevamo sbagliato strada ed eravamo entrati in una zona proibita. Fummo fatti scendere e portati in una capanna. Lungo interrogatorio dei nostri autisti da parte del capo armato, controllo a tutti dei passaporti ed alla fine fummo “liberati”. Ci allontanammo in fretta sulla strada giusta. Pagan ed il lago Inle sono le località più interessanti da visitare in Birmania. Pagan dal punto di vista storico per i suoi templi ed il lago Inle dal punto vista naturalistico con i suoi villaggi sull’’acqua, immersi nella vegetazione. Infine da non perdere a Rangoon la Shwedagon Pagoda, alta 98 metri e ricoperta di una lamina d’oro che splende durante il giorno con i riflessi del sole ed illuminata durante la notte. La leggenda narra che sia stata costruita 2.500 anni fa.
Un viaggio assolutamente da fare per chi vuol immergersi nella cultura buddista vissuta quotidianamente.
Quando avvengono assemblee “blindate” in cui tutto è già stato deciso prima dal gruppo compatto degli amici degli amici o quando in Consiglio Comunale il Sindaco afferma che non serve votare un certo argomento perché già previsto nel programma elettorale, vuol dire che siamo alla frutta della democrazia. E la democrazia non è solo una cosa bella perché tutti possono dire la loro e poi votare, ma è uno strumento efficiente di gestione in cui si confrontano opinioni diverse per trovare la soluzione migliore. A Marostica la gestione “democratica” è vista come pura contrapposizione per cui chi è al potere ha sempre ragione, anche difendendo truffe come quella del cambio di gestore del gas, e chi è all’opposizione un idiota che va schiacciato e possibilmente eliminato. Vedasi al riguardo la richiesta del Sindaco Mozzo di sequestro del nostro blog e delle nostre pagine fb. Ovviamente respinta dal tribunale in base all’art. 21 della Costituzione Italiana. Invece in tutti i gruppi funzionanti in modo partecipato, una dinamica positiva di confronto è il modo migliore per prendere delle giuste decisioni. E questa funzione di controllo del funzionamento della democrazia nel sociale dovrebbe essere svolto in modo aperto e “liberal” anche dalle associazioni professionali che al loro interno hanno consolidate competenze. Un ruolo “illuminato” delle associazioni professionali, tipo Rotary o Lions, dovrebbe essere di stimolo al rispetto delle regole. Finalmente dopo anni ho sentito parlare il mio presidente di club di Costituzione Italiana come riferimento ad un comportamento etico di un socio. Era ora.
Se pensiamo che l’Associazione Nazionale Alpini è di fatto un gruppo paramilitare nel cui statuto di Repubblica, Resistenza e Costituzione non c’è alcun cenno, vengono i brividi. Se pensiamo che al culmine dell’intervento di Vittorio Brunello vice presidente dell’Ana, all’Assemblea dei delegati della Sezione di Marostica afferma “Restiamo nel sentiero tracciato dai nostri Veci, il fare! Tasi e tira, non esibizione, ma fatti concreti. Il resto sono bubbole”. Cartesio oltre 400 anni fa diceva “Cogito ergo sum”, penso quindi sono. Gli Alpini non pensano, infatti sono anche finiti in Russia al seguito dell’esercito nazista. Poi in parte si sono riscattati combattendo nella Resistenza, “pensando” all’orrore che avevano fatto.
Insomma l’ambiguità e la strumentalizzazione di una gestione di Enti o associazioni è la prospettiva poi di grandi fallimenti futuri. Anche le vicende passate a Marostica ce lo insegnano.
Noi siamo sempre rimasti coerenti. Non potevamo accettare che fossero diffusi dalla Lory Martucci sui social messaggi che ci vedevano super condannato, quando invece avevamo solo delle querele intimidatorie, tutte da verificare e che evidentemente ci creavano preoccupazione non avendone prima mai ricevute. Era in corso un assalto alla nostra informazione per farci tacere. E lei ne approfittava. Ma non solo. Ci attaccava personalmente sui social con infamanti menzogne. E oltre ad insultarci aveva chiesto che le pagassimo 30.000 euro per aver usato il termine “mafiosa” che evidentemente ci aveva in qualche modo estorto, convinta che alla nostra reazione avrebbe avuto via libera ad una facile querela. Purtroppo una pia illusione perché i giudici fanno il loro mestiere ed ascoltano anche gli accusati, soprattutto se le accuse sono artificiose e false. Adesso aspettiamo la sentenza scritta per capire con quali motivazioni il Giudice ci ha assolto. Potrebbe essere una sentenza “scuola” per vicissitudini simili.
Il prossimo turno è il processo per la truffa del gas iniziato con la querela Marica Dalla Valle e continuato da Matteo Mozzo. Nella prossima adunanza di aprile la parola spetta agli avvocati dell’accusa e della difesa. Poi ci sarà la sentenza. Noi abbiamo presentato in modo inconfutabile il meccanismo adottato per la truffa. E confidiamo in una giustizia che troviamo sempre attenta a chi si impegna per un vivere sociale nella legalità. Anche se tutto ciò è gratis solo per il Sindaco, a questo punto falso rappresentante degli interessi della Comunità, non per un cittadino che si batte per la trasparenza.
Marino Ziliati mi cancello’ dall’Anpi di Marostica quando gli ricordai anni fa su queste pagine in modo molto ironico che non era il caso i denunciare l’artista Chiurato per le svastiche esposte in via Mazzini. Era una vera provocazione culturale per ricordare il fatto che la croce uncinata fu un simbolo rubato dai nazisti alla cultura induista e che in realtà non è simbolo di morte, ma di vita, felicità e pace. Ma si sa anche a sinistra esistono i piccoli dittatori. Per fortuna c’è l’Anpi anche a Bassano. Anche perché ci tengo ad essere iscritto per ragioni familiari. Mio papà fu tra quelli (furono oltre 600.000!) che come soldato si rifiutò di aderire alla repubblica fascista di Salo’ dopo l’armistizio del ‘43. E si fece due anni di campo di concentramento.
Con la tessera ANPI in tasca fu alquanto divertente quando ad una cena Rotary a Milano, mi trovai con i commensali tutti esaltati per le prospettive che si aprivano con l’arrivo di Berlusconi in politica. Ad un certo punto stanco di tutte le storie che raccontavano dissi che l’unica tessera che avevo era quella dell’Anpi e la mostrai. Tutti impallidirono quasi convinti che alla domenica partecipassi alle esercitazioni in armi della brigata partigiana Anpi.
Comunque l’Anpi ha uno statuto ben diverso da quello degli Alpini. Infatti fondata nel 1944 dai partecipanti alla Resistenza italiana contro l’occupazione nazifascista della seconda guerra mondiale, è aperta a chiunque condivida i valori della Resistenza. Quindi , assieme alla “cattolica” Associazione Nazionale Volontari della Libertà nata nel 1948 come scissione dall’Anpi, opera con 140.000 iscritti in Italia a difendere le libertà democratiche ottenute combattendo il nazi-fascismo. Che poi lo faccia realmente con la giusta incisività è un altro discorso, perché noi crediamo che sul fronte antifascista bisogna sempre essere determinati.