RIPARTE L’AFFIDAMENTO DELLA INDECOROSA “CANTINA” DEL POLITEAMA IN ATTESA DELLA FINE DEL RESTAURO DEL TEATRO

Viene chiamata in modo aulico Sala Polivalente, ma in realtà è la cantina del Teatro e come ogni anno il Comune bandisce la concessione ad associazioni culturali o enti non profit.

Ma sappiamo già che il destinatario sarà l’associazione Teatris di Marostica con presidente Denis Dalla Palma e principale attivista Maurizio Panici. Il progetto portato avanti dall’associazione è di assoluta importanza culturale per Marostica in attesa che la “politica” finisca con la farsa della costruzione del Politeama per dare alla città ciò che da anni attende.
Ci sarà un contributo del Comune di 15.000 euro annui.

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MAROSTICA SENZA LE MURA: UNO SQUALLIDO AGGLOMERATO DI UN PAESAGGIO CEMENTIFICATO

Immaginiamo per un momento Marostica senza cinta muraria, quel segno che definisce un riferimento certo e visibile da lontano.
Essa scomparirebbe dalla corona collinare lasciando un vuoto nella ‘teoria dell’avvistamento’ che unisce punti contigui ad est e ad ovest lungo il limes pedemontano. Lascerebbe indifferente il transetto verso l’altopiano che segue il sentiero ‘Sette’ e tocca le diverse contrade di mezzacosta. I Carmini, da nucleo lineare confinato, si estenderebbero rafforzando la contrada ovest verso il Castello Superiore e quella est sul Pauso e Santa Maria. La città avrebbe un anfiteatro edificato in collina e il suo ecosistema cambierebbe volto, forse lo stesso clima.
Forma e struttura del centro storico principale si dissolverebbero, non più costretti da un limite, lasciando un nucleo dignitoso ma senza rango rispetto a Borgo Giara o a Borgo Panica. Una piazza senza confini impellenti tenderebbe a svuotarsi. Ma della presunta dignità rimarrebbe poco: forse soltanto la successione delle tre centralità su un naturale dorsale. Perché, senza ‘mar’, mancherebbe la cesura, la soluzione di continuità, che evita la commistione di aree centrali con l’espansione.
La cinta ha creato un centro definito e protetto, che, assieme agli altri due (di transito), ha sostenuto per secoli l’insediamento principale, la sua amministrazione, la residenza, la manifattura, l’agricoltura, il commercio e i servizi. In questo aiutata dalla genesi della città diffusa che nei nuclei rurali e nelle stesse case sparse trovava spunti di crescita per addizione e sostituzione. Una popolazione stazionaria, anche se socialmente dinamica e aperta ai rapporti con il mondo, avrebbe potuto essere accolta attorno a e negli insediamenti storici, anche a seguito di importanti dismissioni.
Ma ciò non è avvenuto, perché l’amministrazione pubblica, dalla seconda metà del XIX secolo, ha interpretato la sua missione urbanistica in modo peculiare, scegliendo un’altra strada.


Idea: Mari Scuro
Testo: Domenico Patassini
Foto: David Graham
Foto ritocco: Italo Baggio

DALLA GIUNTA MOZZO A MAROSTICA UN CONTRATTO FUORI DI TESTA PER IL MUSEO DEGLI SCACCHI. È UN TOTALE ESAUTORAMENTO DEL COMUNE

Solo degli incapaci possono accettare le condizioni imposte da Giovanni Longo per la donazione della sua collezione per Museo degli Scacchi.
La Giunta leghista nella recente delibera addirittura accetta che il Museo si chiami con il nome del donatore, dimenticandosi che il luogo non è privato, ma pubblico. Quello che avviene nel mondo è che il Museo ha il suo proprio nome. Nel nostro caso potrebbe essere dedicato, se non lo si vuole semplicemente chiamare Museo degli Scacchi di Marostica, a Mirko Vucetich, quello che la partita a scacchi la ha inventata davvero.
Il nome del donatore è normalmente posto in una apposita targa in evidenza con i ringraziamenti. Proprio non esiste che il donatore imponga il suo nome al Museo. La sua roba a queste condizioni se la può mettere in quel posto.

Ma non è finita. Il megalomane di turno deve approvare l’allestimento del “suo” museo ovviamente finanziato dal Comune, con il logo ed impone la sede (il Castello Inferiore), la data di apertura oltre la comunicazione che deve sempre fare il Comune.
Inoltre il Comune ogni anno deve stanziare 10-15.000 euro per lo sviluppo e l’incremento della collezione. Il Giovanni Longo impone anche la composizione del comitato tecnico scientifico nel quale non può mancare la sua presenza.

Ripetiamo che siamo alla completa follia ed alla non conoscenza degli strumenti giuridici per gestire una donazione, che non può prescindere dalle autonome decisioni dell’Ente Pubblico.

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LA SCALA DI ACCESSO PER PORTA BREGANZE A MAROSTICA COSTA 205.000 EURO

Grazie alla possibilità di accesso al locale attiguo alla torre offerta da Volksbank nell’area ex Azzolin con comodato d’uso gratuito, finalmente si può costruire la scala di accesso interna con il permesso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona che di accessi esterni precedentemente proposti proprio non ne voleva sentire. E la Dalla Valle aveva pagato un progetto in tal senso poi bocciato.

E quindi finalmente si sistema la faccenda con un bel po’ di soldi per la scala tra cui si evidenzia il costo di 43.500,00 per “serramento scorrevole motorizzato per copertura”.

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MARIO SCURO È L’UNICO CHE HA IL CORAGGIO DI DIRE I PROBLEMI SULLE MURA. BUCCO, MURARO E DINALE SUONANO SOLO IL VIOLINO

Al convegno sulle Mura di sabato scorso l’ultimo a parlare è stato Mario Scuro. Ed è stato l’intervento più propositivo. E Scuro era stato addirittura escluso dal convegno, probabilmente ritenuto troppo anziano e forse “rimbambito”. Ha dovuto lui stesso, protestando, quasi autoinvitarsi. Incredibile la mancanza di rispetto nei confronti di chi conosce nel dettaglio la situazione delle Mura e che tanto si è battuto per la loro salvaguardia.
Va dato atto al geom. Bucco ed alla sua “assistente” Bianchin di aver finalmente compreso che la Partita a Scacchi va contestualizzata con la storia di Marostica. Era ora che non ci si fosse solo focalizzati sulla Partita, che ricordiamo è una falsa ricostruzione storica, ma una eccezionale opera d’arte dell’arch. Vucetich che portò in campagna il folklore tipico di Venezia. La relazione sui tempi di Cangrande della Scala e della costruzione delle Mura del prof. Muraro è stata notevole ed interessante come l’intervento dell’arch. Dinale sui principi “militari” della loro costruzione.

Ma dal punto del fare siamo alla diplomazia politica. Solo il prof. Scuro non si è limitato ad esporre i vincoli urbanistici del decreto Soragni, legge di Stato per proteggere Marostica. Ma ha disegnato un quadro drammatico dell’ inerzia dei cittadini di Marostica e delle loro rappresentanze politiche nel difendere un patrimonio storico “unico”. Ne è emersa una situazione di decisioni errate, disinteresse, ignoranza, opportunismo e menefreghismo da veramente vergognarsi. E basta semplicemente seguire l’esempio di Cittadella che ha restaurato le sue Mura con un serio progetto e che oggi ne può andare fiera con anche un riconoscimento notevole di visitatori.

Insomma qualcosa si sta muovendo con almeno la presa visione delle problematiche legate alle Mura. Ma il coraggio politico di decidere ancora non c’è. Siamo ancora alla richiesta da parte del vice Sindaco Scomazzon di applaudire la Ylenia Bianchin per l’impegno ad organizzare il convegno. Ma si rendono conto della “boiata”? Interessano i fatti concreti a salvaguardia della Città.

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LA VERA POLITICA A BASSANO E MAROSTICA LA FANNO GLI INDUSTRIALI. I “POLITICI” SOLO BURATTINI?

È la sorpresa di Andrea Visentin & C. in questi ultimi quattro anni. Uno sforzo immane per far dimenticare l’Associane industriali sotto l’influenza deleteria della Banca Popolare di Zonin. E cioè dare un senso realmente politico e positivo al ruolo svolto dagli imprenditori.
Diciamo la verità che all’Assemblea degli industriali svoltasi a Villa Rezzonico sono rimasto a bocca aperta. Finalmente tutti avevano letto e praticato Teoria dello sviluppo economico di J. Schumpeter Lo avevo letto circa 50 anni fa e mi convinse a frequentare il Cuoa per diventare manager. In sostanza Schumpeter intuì, tra l’economia e la sociologia, la funzione dell’imprenditore nell’introdurre innovazioni nel processo economico.
Ma l’innovazione oggi avviene con imprenditori preparati che addirittura non hanno solo la laurea, ma master specifici. Oltre una cultura umanistica, indispensabile per capire la società in cui si vive, derivante dall’aver frequentato un liceo.

I casi presentati nella riunione dimostrano come la specializzazione tecnologica delle imprese sia il grande successo dei nostri imprenditori, che diventano indispensabili alle grandi aziende, che in alcuni casi incorporano l’azienda più piccola, ma fortemente innovativa.

Il problema evidenziato da Confindustria è la carenza di profili professionali adeguati alle imprese profondamente cambiate in questi anni e che sanno adattare il loro modello di business alle condizioni critiche che si sono create anche in modo del tutto imprevedibile.

Addirittura poi in contraddizione col passato ci sono persone ad alto profilo professionale che si licenziano per seguire non i soldi, ma un loro sogno di vita.

E questo è un problema che gli imprenditori devono risolvere. Fare in modo che in certa misura i propri dipendenti vedano nell’azienda in cui lavorano anche un sogno della propria realizzazione personale.

E i politici sono sempre più inadeguati alla realtà rifugiandosi dietro soluzioni demografiche (più figli per mantenere veneto-integro il mondo del lavoro) o assecondando con la cementificazione la retroguardia imprenditoriale, quando alcuni imprenditori confessano che alcuni loro clienti tornano per le vacanze nel nostro territorio dopo averne scoperto la bellezza e le opportunità di conoscenza storico-artistica per motivi di lavoro.
Dopo Zonin-Zuccato-Zigliotto quindi grande cambiamento tra gli imprenditori e dopo Mozzo-Pavan cosa ci aspetta?

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IL CONCETTO DI LIBERTÀ È ASSOCIATO AL RISPETTO DEI CITTADINI ED ALLA LEGALITÀ. SOPRATTUTTO A MAROSTICA DA PARTE DEL SINDACO

Vogliamo fermarci un attimo a riflettere. Da quando ci siamo lanciati con la nostra attività informativa abbiamo sempre seguito il format editoriale che avevamo in testa. Indagini e commenti sulla realtà locale, guardando però anche quello che succede nel mondo. I risultati sono stati lusinghieri. Marostica senza Censura ha quasi 2.000 iscritti e tantissimi lettori al giorno. Eppure avevamo iniziato un po’ per gioco dopo che la Martucci & C. ci avevano esclusi dal Marostica con la “c” minuscola. La Martucci ci ha, non contenta, anche querelati prendendo esempio dal suo fidanzato appartenente alla “famosa” famiglia della Valdibotte.
Poi ci siamo impegnati, anche perché la “comunicazione” è stata il nostro mestiere e, quella aziendale, la abbiamo insegnata all’Università.

Ciò che ci ha sorpreso è però la reazione di chi era abituato a diffondere false notizie e manipolare la realtà dei fatti.
E parliamo in primo luogo dei Sindaci di Marostica Dalla Valle e Mozzo, che non hanno mai voluto dialogare, ma usare l’arma, per loro gratuita tanto pagano i cittadini, della querela.
La Dalla Valle ha inaugurato questo tipo di comportamento ed il Mozzo ci si è infilato anche con cattiveria e palesi falsità nei nostri confronti.
Non c’è quindi mai stato alcun dialogo o confronto publico/privato.
Ora siamo al traguardo finale, dopo cinque anni, della querela sull’appalto truccato del gas. Quella della biblioteca è stata da noi ampiamente vinta dimostrando i fatti. Il Comune ha fatto la figura da pirla di quello che non conosce le leggi sul lavoro.

L’atteggiamento tenuto dal Comune di Marostica con il suo Sindaco nel querelarci è quello di aver di fronte un pollo da spennare e cucinare. Una ignorante
spregiudicatezza ed una arroganza incredibile.
Noi abbiamo una formazione manageriale per cui mai ci permetteremmo di formulare ipotesi di reato false.
Tutti i fatti che abbiamo riportato sono veri ed inizialmente percepiti in base alla nostra esperienza professionale, di lavoro.
A settembre abbiamo il processo su denuncia del Comune per la faccenda del cambio di gestore del gas e che incredibilmente presenta alcuni dei responsabili dell’appalto “truccato” come testimoni contro di noi. E ci si è infilato anche il Bertolin, senza capirne le ragioni. Per chissà quale vendetta personale.
Siamo alla completa follia. Noi comunque siamo pronti a dimostrare che le nostre accuse sono vere e sarà alla sentenza solo vergogna per amministratori pubblici e tecnici comunali.

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ECCO LA VERITÀ. NON È UNA NUOVA STAZIONE DEL BUS A MAROSTICA MA UNA “FERMATA” DAL COSTO PAZZESCO DI 275.000 EURO SENZA CESSI

È già autorizzata l’anticipazione del 20% della spesa, pari a 46.768,89 euro alla ditta Consultecno S.r.l. di Sandrigo per, come è scritto nell’atto del Comune di Marostica, la “nuova fermata autocorriere del trasporto pubblico”.

I lavori sono cominciati con lo spianamento del terreno. Abbiamo trovato anche un cartello che illustrando l’”opera” ne fissa il termine in 180 giorni.

Ma il punto importante non è il wi-fi, ma l’assoluta mancanza di cessi. Bisognerà soffrire dimenticando la vecchia romantica stazione con servizi gratuiti, ufficio informazioni e bar con comode poltroncine. Per il cesso quindi bisognerà correre alla vera “stazione” del bus. Ovviamente prostata permettendo.

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800.000,OO EURO PER LA ROTATORIA DI VIA PANICA DOPO 35.526,40 PER LO STUDIO DI VIABILITÀ E 25.376,00 PER IL PROGETTO

Tanti soldi ed una grande opportunità di finanziamento persa. Nel 2021 il progetto era finanziabile dalla Provincia al 90% ed era stato inserito in modo autonomo nella programmazione provinciale. Il consigliere di minoranza Santini lo aveva più volte detta, ma è stato inascoltato dall’amministrazione di Marostica che ha voluto proseguire per la sua strada.
Marostica ha fatto così lo studio di viabilità il 30/092021 ed ha chiesto il contributo alla Provincia il 20/04/2022. Si poteva avere la rotatoria quasi gratis invece il contributo arriverà al 50%, il resto sarà a carico del bilancio comunale e quindi di noi cittadini. Un esempio di mala gestione, probabilmente dovuta al fatto che la proposta della rotatoria era sostenuta dalle minoranze e non dalla Lega. Il che ovviamente infastidiva chi vuol farsi merito di qualsiasi cosa.

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