LEZIONE DI STORIA: LA ROZA MAROSTEGANA E I MULINI

di Mario Scuro

La Roggia di Marostica è opera dell’uomo. Essa fu costruita dalla “Serenissima”, con il concorso dei suoi esperti del Magistrato delle Acque, facendola derivare dal torrente Longhella.
La mappa veneziana dell’Archivio di Stato di Venezia, datata 14 aprile 1662, opera del perito Francesco Alberti, ci rende edotti che il deflusso delle acque fu operato nel sito ancor oggi denominato “Fontanazzo” (Vallonara, all’imbocco della Val d’Inverno) e sviluppato con opere di alta ingegneria a percorrere il territorio comunale di Marostica fino al Ponte Cattaneo, con “lo scopo della macina, dell’irrigazione e del supporto alle attività artigianali e industriali” (v. Marostica centro storico di interesse pubblico).
Dalla lettura possiamo dedurre che lungo la roggia, sotto Venezia, Marostica aveva ben 11 mulini, alcuni “a copelo”, altri “a paleta”.
Sono questi i mulini, che appaiono nel disegno: 1. Fratelli Colpi, 2. Eredi Freschi, 3. Mattio Notte, 4. Eredi di Giacomo de Notte, 5. Francesco Parise, tutti nella zona di Consagrollo; 6. Paulo Zattabella (dizione successiva, mappa 1672, lungo via Maggiore Morello – ancor oggi visibile la gora); 7. Francesco Toniazzo, detto Bracco (entro le mura, ora ex-Magazzini Menegotto); 8. Paulo Marzaro (entro le mura, dietro l’attuale ristorante Caissa); 9. Paulo Marzari (lungo la prima deviazione a destra di via Roma – da ultimo noto come Chiminello, l’ultimo anche a chiudere); 10. Alberto Matiazzo (ancora visibile alle Gobbe – recentemente trasformato nella Brasserie Al Mulino); 11. Domenico Matiazzo (località Ponte Cattaneo – visibile, inglobato nella ditta Vimar di viale Vicenza).
La Roza Marostegana seguiva ad Ovest il corso del Longhella fino alla trattoria della Zita; passava sotto il torrente, sfociando davanti alla trattoria Rossi; seguiva ancora a Nord il Longhella di via Consagrollo; ripassava sotto il torrente all’altezza del fabbro Argentin, dirigendosi, affiancando via Maggiore Morello, verso Borgo Giara; lambiva, a Nord, i terreni del convento/ospedale San Gottardo e della Pieve, a Sud, il Campo Marzio; entrava nella cinta muraria a Nord della Torre R (Caron); percorreva da Est ad Ovest il centro storico, a Nord dell’attuale Corso Mazzini, attraversata da ponticelli nelle attuali vie Tempesta, Cesare Battisti, Sant’Antonio; deviava a Sud all’altezza del panificio, ultimamente Segala, scorrendo poi lungo il retro delle case a schiera ad Ovest della Piazza; usciva a Porta Vicenza, irrigando le colture agricole dell’Ortolana e dei Menacao, alimentando i grossi mulini Chiminello, Gobbe, Ponte Cattaneo e contribuendo ancora “per l’irrigazione dei campi coltivati” della piana.
Rimase a cielo aperto fino al secondo dopoguerra.
L’azione dei mulini ad acqua era impostata sull’energia meccanica prodotta dalla corrente di uno stretto corso d’acqua derivato dalla roggia, detto “gora”, regolabile nel flusso, condotto forzatamente alla grande ruota esterna all’edificio. Due erano i sistemi di azione della ruota: “a copelo” (la ruota è mossa dall’acqua che cade dall’alto nelle “cassèle”, ossia in una specie di contenitori fissati sul diametro della ruota stessa); “a paleta” (la ruota è spinta dall’acqua che scorre con conduttura forzata al di sotto, lambendola).
Una serie di meccanismi metteva in azione le due mole interne entro le quali era scaricato il grano per la macina: la prima fissa, la seconda mobile per regolare la pressione a seconda del tipo di farina che si voleva ottenere.
A Marostica i mulini erano a una, due, tre, quattro ruote.
Marostica fu per secoli centro annonario. I suoi magazzini servivano tutto l’Altopiano dei Sette Comuni (ricordiamo “la rivolta del pane” del 1915), il Canal di Brenta, la Pedemontana dall’Astico al Piave.
I Menegotto, grandi distributori di alimentari, nell’Ottocento, fissarono la loro sede fra via Tempesta e il Caneseło (resti edilizi ancora visibili dalla sede comunale) ed esercitarono la loro attività di produzione e di vendita fino al secolo scorso.

AUMENTI SU TUTTE LE OPERE PUBBLICHE. DA 150.000 A 255.000 EURO IL RESTAURO DI PORTA BREGANZE. I RITARDI SI PAGANO.

Ma la Giunta ha anche approvato l’aumento dei costi per l’area sosta camper in via Rimembranza da 95.000 euro a 122.2000.

Inoltre con i soldi della vendita di un lotto di proprietà ha approvato la spesa di 140.000 euro per l’allargamento del marciapiede a Marsan.

Insomma tanti lavori in essere senza mai sapere inizio ed una fine certa.

Dimenticavamo. La Giunta ha anche stanziato in contemporanea con gli aumenti di costi anche 1.000 euro come “mancia” a favore del Centro Studi Prospero Alpini al motto “prima il mattone e poi la Cultura”.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

I DIFFICILI AUGURI PER IL PROSSIMO ANNO

Sono ormai due anni che il virus gira per il mondo e la vita di ognuno di noi è radicalmente cambiata. Lo scorso anno a Natale ero in Messico e stavo per rientrare in Italia quando me lo sono beccato. Ho dovuto rinviare il viaggio e relativi impegni che avevo in Italia. La morale è che sono rientrato a Marostica a maggio.
Stiamo vivendo dei grandi cambiamenti. Non c’è più la frenesia di spostarsi all’estero. Con Avventure nel Mondo non ho più viaggiato. Anche se sono continuati i viaggi dove possibile e soprattutto in Italia. Siamo diventati prudenti per salvare la pelle. 800.000 morti negli Stati Uniti sono una enormità. Più di tutte le guerre combattute nell’ultimo secolo. Anche se abbiamo dentro di noi una voce incosciente che ci dice che non toccherà certamente a noi, ma ad altri e quindi spesso non ci tuteliamo sufficientemente. Certo chi ci ha rimesso la pelle sono persone per la maggior parte in qualche modo fragili e spesso appunto incoscienti.
Però ci stiamo rendendo conto che la Terra ormai è un unico Paese in cui è difficile vivere isolati e che dobbiamo salvaguardarci tutti. Siamo quasi 8 miliardi di persone e continuiamo a consumare più di quello che la natura ci permetterebbe. Siamo evidentemente troppi. Non possiamo più crescere. Poi il sistema economico basato su un continuo sviluppo ci sta portando ad una crisi ambientale pazzesca. E di questo a livello globale c’è pochissima sensibilità. Tutti vogliono stare al massimo livello di vita possibile. E chi è super ricco vuole addirittura viaggiare nello spazio,
In paesi come il Messico e tutta l’America Latina, ma anche in Africa ed in Asia, si vive come non esistesse alcun problema ambientale con ancora la popolazione non assistita da un servizio sanitario nazionale gratuito. Certo ovunque ci sono le precauzioni per il virus. Ma è chiaro che nella realtà tutto continua come niente ci fosse. Quello che ci salva nel periodo di isolamento o difficoltà di incontrare altra gente è internet con le sue possibilità di comunicazione.
E poi c’è sempre un meccanismo economico che è alla porta per abbattere il debito fatto per mantenere l’economia in questi ultimi due anni e diminuire le nostre possibilità di spesa. E cioè l’inflazione con l’aumento delle materie prime.
E tutte le dispute politiche non entrano in merito, perché nessuno vuol dire che dobbiamo cambiare modo di vivere. Comunque chi vivrà …vedrà.

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LEZIONE DI STORIA: LE ESONDAZIONI DEL LONGHELLA

di Mario Scuro

Nella diatriba sorta a seguito dell’editoriale sulle esondazioni del Longhella è stato fatto osservare da un concittadino che “gli straripamenti verificatisi a Marostica non hanno niente a che vedere con il Longhella” e che “a straripare è la Roggia Marosticana”.
La realtà storica, per quanto riguarda il Longhella, è di tutt’altro avviso.
Estrapoliamo da “Marostica centro storico di interesse pubblico”.
Il Longhella è il principale corso d’acqua di Marostica. Esso ha le sorgenti a San Luca (500 metri di quota). Chiamato la Costa, scende al piano modellando la Val d’Inverno. A Vallonara, nel luogo detto Fontanazzo, rileva l’acqua del torrente Costolo, che scorre nella valletta omonima. Da qui il Longhella prosegue nella pianura, fiancheggiando la strada provinciale del Rameston fino a Ponte Campana, ove è ingrossato dal torrente Valletta, che porta le acque dei Gorghi Scuri. Il Longhella continua la sua corsa nella campagna a Sud di Marostica e, dopo aver ricevuto l’acqua del torrente Silan, si getta nel fiume Brenta, a Rivarotta.
Durante il corso dei secoli, il Longhella è esondato più volte, danneggiando gli edifici, le strade, le coltivazioni.
Ricordiamo le esondazioni del Settecento, alle quali fece fronte il podestà Marco Pizzamano, come attesta la lapide a Porta Bassano; esondazioni che furono una delle cause per cui la “Serenissima“ decise di trasferire l’ospedale dei Garzadore di Borgo Giara (insieme con il San Gottardo di Borgo San Sebastiano) a Borgo Panica (1773).
L’esondazione di inizio Novecento fece crollare Ponte Quarello (sostituito da una passerella e ricostruito solo nel 1930, su progetto dell’ingegnere Giovanni Tescari), allora unica via di collegamento con Bassano Veneto.
È sempre viva nella memoria dei più anziani la terribile esondazione del 9 giugno 1953, allorché morì, travolto dalle acque, il campanaro di Vallonara, Angelo Crestani; l’acqua rovinò i raccolti di Vallonara; sradicò filari di viti e alberi da frutto; sommerse Borgo Giara per circa 150 cm di altezza; inondò Campo Marzio e la “Pissamana”; arrivò fino alla Piazza; le madri, sollevate le gonne sopra le ginocchia, andarono a prelevare le figlie giovani apprendiste all’uscita della Vimar, percorrendo via IV Novembre, pure allagata.
La più vicina a noi è l’esondazione del 2015, che provocò seri danni alle abitazioni e alla campagna.

ANCORA UNA VOLTA IL TRIBUNALE CI DA’ RAGIONE CONTRO L’INCREDIBILE E BUGIARDO ROBERTO ASTUNI: NESSUN REATO COMMESSO

Assolti per non aver commesso il fatto. Ma per la prima volta abbiamo subito un vero processo perché nella fase preliminare non avevamo presentato tutta la documentazione. Infatti Astuni si era buttato a pesce sull’articolo in cui lo definivamo un bugiardo, isolandolo dal contesto in cui l’articolo era stato scritto e presentando pagine di fb manipolate contro di noi. Noi sinceramente eravamo alle prime armi con fb ed avevamo appena annunciato la scoperta della inesistenza dell’Università di cui Astuni presentava il certificato di laurea, cercando su internet la “professionalità“ dell’allora presidente degli albergatori di Bassano. Erano partiti gli insulti: mona, pisci fuori dal vaso, ecc. E le minacce: pagherai caro, molto caro tutto questo. Ovviamente poi cancellando il tutto su fb. Per fortuna colti dalla sorpresa della reazione volgare di Astuni avevamo fatto copia di tutto da subito.

Ovviamente a processo abbiamo potuto dimostrare che l’articolo partiva dalla considerazione che avevamo agito per capire chi era professionalmente Astuni che ci impediva di esprimere il nostro parere sulla incredibile vicenda dei Territori del Brenta da noi definita una “cagata pazzesca”. E quindi prima avevamo scoperto la laurea fasulla dell’università inesistente di Honolulu, informando opportunamente il presidente della Confcommercio, e poi la condanna penale per bancarotta fraudolenta, cosa che costrinse l’Astuni alle dimissioni da presidente degli albergatori per il non rispetto del codice etico.
Insomma una vicenda allucinante che dimostra che occorre sempre essere parati ed attenti, ma anche che la Giustizia, con purtroppo i suoi tempi, funziona e fa rispettare le regole democratiche della libertà di opinione.
L’unico problema che la giustizia italiana non fa pagare niente a chi sbaglia. Basta pensare che anche in Messico se perdi una causa paghi tutte le spese, anche dell’avvocato della controparte.
Noi ci auguriamo che Astuni sparisca dalla vita pubblica di Bassano. E che il Giornale di Vicenza finisca di sponsorizzarlo, addirittura anche “prestando” un suo giornalista, Parolin, come testimone dell’Astuni. Incredibile e vergognoso.

A giorni pubblicheremo le motivazioni della sentenza.

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MOZZO PIANTALA SUL POLITEAMA, CHE È DA COSTRUIRE. IL RACCHELLA E LA STEFANI HANNO TROVATO I SOLDI E FATTO IL LORO DOVERE. ADESSO TOCCA A TE. QUANDO CI INVITI ALLA PROSSIMA CONFERENZA STAMPA?

Ve la ricordate la storia del Ponte Vecchio di Bassano? Poletto era trionfante perché il suo amico Franceschini gli aveva trovato i soldi per il restauro. Ma la gestione del restauro lo ha silurato come Sindaco. Per non parlare dei 5 milioni che la Fondazione Cariverona si è ripreso per incapacità di Poletto e della Pavan di spenderli.
Per il Politeama, come per l’ex ospedale, si era ormai alla canna del gas della politica dopo decenni di bla bla bla. Poi sono saltate fuori le soluzioni, trovando i schei. Ma adesso viene il bello perché occorre fare. E qui si giudica veramente il Sindaco o il direttore generale della Ulss per il nuovo centro assistenza per le persone colpite da Alzheimer. Occorrono i tempi giusti e mantenersi nel preventivo. Quindi vera capacità di gestione.

Per quel che ci riguarda evidentemente siamo felici che almeno il problema dei soldi sia stato risorto soprattutto grazie all’on. Racchella, facente parte della Commissione cultura, scienza ed istruzione. Ma senz’altro con il beneplacito del ministro Franceschini, che non è leghista e di cui il Sindaco, pluralista per modo di dire, si è dimenticato. E poi l’on. Racchella ha il diploma di Liceo Artistico, mica è laureato in Veterinaria. Quindi è del mestiere. Il problema del Politeama, iniziato con la gestione dell’”illuminato” Bertazzo era ormai una barzelletta ed uno sputtanamento della politica di qualsiasi colore.

Anche per quel che ci riguarda pretenderemmo un minimo di rispetto da parte del Sindaco dopo che ha perso su tutti i fronti nel tentativo di zittirci davanti al tribunale con i soldi dei cittadini, mentre noi per difendere la libertà di opinione abbiamo dovuto pagarci l’avvocato. Rispetto che vuol dire invitarci alla prossima conferenza stampa come una reale attività culturale di Marostica con i suoi oltre 1800 iscritti, senza contare il blog.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

SORGE A MAROSTICA “CULTURA INSIEME” COME BRACCIO AMMINISTRATIVO DELLA CONSULTA. MA IL PROBLEMA È L’INCAPACITÀ DI MOZZO & C.

Si è costituita la nuova associazione “Cultura insieme” con soci le varie associazioni della Consulta per la corretta gestione fiscale-amministrativa dei soldi delle associazioni che non possono essere oberate da problemi amministrativi. Presidente è Mariangela Cuman con vice Ornella Minuzzo. Ma la realtà associativa a Marostica sempre impegnata a proporre iniziative di buon livello, si scontra con una situazione non organizzata della Biblioteca che non ha un suo bravo direttore, ma una sempre aleatoria Coop di improvvisati, e talvolta “smonati”, dipendenti. Certo oggi come Presidente c’è un regista, rispetto ad un personaggio precedente completamente inventato. L’aria però che si respira è di provvisorietà. Poi c’è l’ufficio Cultura che sembra più ostacolare le iniziative che promuoverle e facilitarle e che fa riferimento al Dal Zotto, persona che riteniamo non adeguata all’incarico.
Addirittura poi le associazioni devono pagare di tasca propria l’utilizzo della Chiesetta San Marco per le loro iniziative. Poi sembra che non sia concesso a loro avere la sede presso la Biblioteca.
Insomma un salto agli ostacoli per operare. E dobbiamo sinceramente ringraziare l’impegno assuntosi dal trio Cuman, Minuzzo e Frison.
È evidente che così non c’è spazio anche per ripensare ad iniziative che possano rinsanguare con nuovi adepti le associazioni stesse, che languono. Occorrono forme e linguaggi diversi per dialogare soprattutto con i più giovani. E soprattutto un dialogo fra persone motivate e competenti. I giochini politici portano solo a disastri.
Abbiamo però come assessore pro tempore alla Cultura Mozzo, e sembra che la geometra Ylenia Bianchin dia una mano e non si capisce se solo nelle chiacchiere, con poi la Burei che si è tenuta la delega alla biblioteca dopo essersi dimessa da appunto assessore alla Cultura. Ma per fare che cosa?
Certo tutta questa ridicola situazione è stata messa in piedi dalla precedente amministrazione con Sindaco Dalla Valle ed assessore alla Cultura la Serena Vivian.
Ma ancora una volta Mozzo ha smentito le sue promesse di mettere a posto la situazione. Probabilmente per sua oggettiva incapacità a capire il problema.

Certo finalmente è uscito un bel numero di Cultura Marostica. Ma siamo ancora lontani da un vero progetto editoriale. Ci si muove giorno per giorno salvandosi con gli “intellettuali” marosticensi che ancora stanno al gioco.

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CULTURA MAROSTICA È SPONSORIZZATA DA BANCHE E SUPERMERCATI, FORSE PERCHÉ PER IL NATALE CI SONO GLI ARTICOLI DEGLI “INTELLETTUALI” DI MAROSTICA. SIMONE BUCCO ESCLUSO

Essendo il numero dedicato al Natale è ovvio che ci siano ben sei pagine di pubblicità. Tre sono di banche (Volksbank, Banca del Veneto Centrale e Banca Verona e Vicenza), due di supermercati (Famila e Coop Consumatori) e poi c’è Caron A&D.
Insomma questa volta la pubblicità dovrebbe aver ripagato la rivista. Il che può significare che Cultura Marostica è pure ritenuta interessante come numero di lettori per fare comunicazione pubblicitaria. Anche perché questa volta la diffusione non è tramite posta, ma internet ed un limitato numero di copie cartacee in biblioteca. Ma il sito del Comune non mette in evidenza nella prima pagina la rivista come meriterebbe, ma bisogna digitare Cultura Marostica nella mascherina della ricerca.
Questo ci dispiace perché, per la prima volta da anni, giudichiamo questo numero di Cultura Marostica ben fatto e ben scritto. Quindi dovrebbe essere facilmente accessibile a tutti i cittadini, ma anche ai turisti, con la massima diffusione, cosa che sembra incompresa dagli addetti comunali. Infatti la rivista si presenta subito accattivante con una copertina che supera il grigiore delle precedenti edizioni. E quindi se si vuole avere ancora pubblicità ed anche attrarre gente a Marostica deve avere la massima diffusione.

Certo che stona la presentazione iniziale del Sindaco Mozzo che per noi semplicemente fa ridere: uno scritto retorico senza alcun spessore culturale.
Per il resto sono stati mobilitati i pezzi da 90 degli intellettuali marosticensi: Contin, Frison, Bassetto, Primon, Tissi, Giolo, Maroso, Bertolin, Rodighiero, Scuro…, che hanno fatto bene il loro lavoro.
Manca l’articolo del geom. Simone Bucco, probabilmente esausto per l’impegno nel querelarci con i soldi della Pro Marostica per aver noi scherzato su www.marosticanotizie.it sul fatto che lui con il consiglio non voleva restituire a quattro pensionati canadesi i soldi pagati per i biglietti della Partita a Scacchi, rinviata. O forse non scrive perché non è un “intellettuale”?

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MAROSTICA CITTÀ DELLA CULTURA DELLA SOPPRESSA COL PAN ED EL VIN E DELLE MASCHERE CON MOZZO, PANICI E BUCCO

di Mario Scuro

L’Amministrazione Comunale di Marostica, subito dopo l’affermazione elettorale (anche senza un articolato programma) del 10 giugno 2018, annunciava – con una serie di interventi sui media – un ambizioso programma culturale per Marostica “città che vanta oltre sessanta associazioni”.
Stralciamo: “… ritorno della biblioteca, appaltata alla Cooperativa socio-culturale di Mestre, alla conduzione comunale”; “… linee programmatiche per coordinare la proposta culturale delle associazioni”; “… la Città meta di grandi eventi, quali la mostra di Van Gogh, tenuta a Vicenza”; “… a Marostica non ci si annoierà mai” (Il Giornale di Vicenza, 15 agosto 2018).
Già prima, nelle quattro righe del succinto programma elettorale 2018-23, presentato all’ultimo momento, il futuro sindaco Matteo Mozzo assicurava “l’impegno per la città smart; Marostica green beach; cinema e teatro all’aperto e al chiuso; recupero del patrimonio esistente; recupero del patrimonio collinare”.
Oggi, giunti alla metà del quarto anno di mandato, se riportiamo quanto successo nella riunione di fine anno della Consulta fra le Associazioni Culturali, c’è da rimanere delusi, amareggiati.
Il sindaco, assessore alla Cultura, Matteo Mozzo non si è presentato all’appuntamento (fissato fin dal 17 novembre scorso), né ha motivato le ragioni dell’assenza (ma questa è ormai un’abitudine, anche con gli altri appuntamenti culturali: v. Autunno musicale, Accademia del Caffè, Compagnia delle Mura… non per Zucchero, il settembre scorso).
Non si è visto il presidente della Biblioteca Civica, nonché regista della Partita a Scacchi, Maurizio Panici, il quale, nonostante i solleciti, deve ancora presentare il “Piano Culturale per Marostica”, annunciato l’ormai lontano 28 febbraio 2019.
Non è intervenuto nemmeno il tuttologo presidente della Pro Marostica, geom. Simone Bucco, sempre in piazza per altri affari.
Del futuro servizio della Biblioteca Civica non si parla più; mentre la vicina Bassano ha emanato un bando di concorso per l’assunzione di “due bibliotecari”.
Per i grandi eventi non si è ancora riusciti a comporre un “progetto unitario” per la città scaligera, dichiarata centro storico di interesse pubblico (nel frattempo, sempre la vicina Bassano, pur con diverse visioni operative, ha risolto il problema del Ponte Vecchio).
Alcune associazioni (Marostica incontra, Mondo Rurale) stanno chiudendo i battenti, per mancanza di ricambio generazionale. Le “giovani truppe cammellate”, annunciate dai giovani amministratori, non si vedono agli appuntamenti culturali (dove, ormai, il più giovane cittadino presente ha superato abbondantemente la soglia dei 40 anni e gli unici giovani presenti sono gli stessi amministratori).
Ma Marostica è “orgogliosa”, poiché sa offrire (a pagamento) pane, soppressa e Torcolato in piazza o la mescita sulla collina di San Benedetto (che non è mai stata terra di vino).

ESUMAZIONI ED ESTUMULAZIONI A MAROSTICA PER 39.000 EURO. ADESSO C’È SOLO LA REINCARNAZIONE O IL GIUDIZIO UNIVERSALE

In pratica è scaduto il tempo delle tombe per circa 70 cittadini di Marostica. Quel che rimane verrà in pratica disperso. E per chi ci crede il prossimo passo sarà la reincarnazione o l’attesa del Giudizio Universale.

“Per reincarnazione si intende la rinascita dell’anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte terrena. Il termine reincarnazione è considerato sinonimo di metempsicosi ed è riferito in particolare al mondo culturale e religioso orientale e a movimenti spiritistici che descrivono una trasmigrazione in altri corpi, anche vegetali, animali o minerali sino a quando l’anima non si sia liberata completamente dalla materialità”.

“Secondo la Chiesa cattolica e quella ortodossa gli uomini vengono giudicati subito dopo la morte (giudizio particolare), e le loro anime accedono al Paradiso o all’Inferno immediatamente o, nel caso del Paradiso, dopo una fase più o meno intensa di purificazione nel Purgatorio. Alla fine dei tempi vi sarà invece la risurrezione della carne con la quale i corpi risusciteranno e si riuniranno alle anime per il giudizio finale (che comunque è collegato al giudizio particolare e coerente con esso con modalità tuttora non chiarite), di salvezza nella comunione dei santi oppure di condanna”.

Tutta l’operazione di inumazione nel campo di mineralizzazione o tumulazione nelle cellette disponibili od ossario comune ha un costo di 39.000 euro destinati alla ditta Beta Società Cooperativa di Bussolengo (Vr).

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