Il canone annuo a base della gara è di 72.000 euro all’anno per dieci anni. Ma le prospettive di trovare un gestore che voglia entrare nel business sono difficili perché per ripartire occorrono ulteriori investimenti. E poi un ristorante fermo da oltre 5 anni deve ricostruire una clientela. E non esiste un cosiddetto piano B. Che invece a questo punto è necessario. Occorre trovare delle alternative anche parziali. Non si può lasciare chiuso lo spazio del Castello Superiore. Sarebbe opportuno un serio ripensamento anche coinvolgendo la Pro Marostica e, per quel che può, la Confcommercio. Ma ci sono anche della realtà professionali come il Rotary ed il Lions, che potrebbero esprimere delle idee e un sostegno ad un progetto. Possibile che a Marostica non ci siano le capacità e le competenze per risolvere il problema?
Invece si continua nella logica burocratica che non ha molto senso per risolvere il problema. Bandi su bandi in una cieca logica. E di errori nel passato ne sono stati fatti parecchi non considerando che si opera in un mercato ormai molto concorrenziale. Ma in questo momento il Mozzo pensa solo a trovare soldi su soldi, che non servono a niente se non c’è un reale e valido programma di gestibili investimenti. La propaganda elettorale per 5 anni è sospesa.
Il buco non è una nostra invenzione, ma sta nel Conto Economico 2022 pubblicato dal Comune di Marostica e nascosto nella relazione di fine mandato del Sindaco. Esattamente una perdita di esercizio di – 264.572,81 euro a cui però vanno aggiunti 662.663,89 euro dovuti a proventi straordinari e quindi la perdita totale è esattamente di – 927.236,7 euro. E chi scrive a scanso di equivoci si è diplomato in Organizzazione Aziendale Presso la Facoltà di ingegneria con tesi sull’analisi economico finanziaria. E rispetto al titolo di rag. di Colosso ci possiamo fregiare non solo del titolo di Dr. In quanto laureato ma anche, nello stile anglosassone, di Prof. In quanto abbiamo conseguito un titolo universitario specialistico dopo la laurea. Quindi Colosso scrive solo puttanate ed il fine è chiaro. Lo scritto di annuncio della denuncia di Colosso appare il giovedì sera. Noi abbiamo subito risposto la mattina dopo. Ci siamo alzati alle 5 per scrivere. Ma c’era il terrore di Colosso che i giornali e le tv locali riprendessero la faccenda. Ma ormai non c’era più tempo di approfondire la questione avvicinandosi i giorni del silenzio elettorale. E i giornalisti sono rimasti zitti favorendo la pagliacciata di Colosso, forse anche per non essere dei contabili.
In pratica Colosso ha avuto un comportamento “banditesco” negando l’evidenza.
Che ritorni al suo paesello Natale a fare l’azzeccagarbugli e sparisca da una “nobile” Marostica.
C’ero anch’io nel decennio più incredibile della Storia dell’Italia con inizio nel 1969 con la Strage fascista di Piazza Fontana, mascherata da anarchica. La famosa strategia della tensione pilotata dai servizi segreti italiani con quelli americani per impedire la democrazia nel nostro Paese e soprattutto che si verificasse l’incontro tra Democrazia Cristiana ed Partito Comunista. Il delitto Moro diventa il modo per impedire l’entrata dei comunisti nel governo con Stati Uniti, ma anche l’Unione Sovietica contrari. Gli Stati Uniti per non perdere il controllo dell’Italia, l’Unione Sovietica per bloccare qualsiasi evoluzione democratica dei partiti comunisti dell’Occidente. Tant’è che Gotor rivela nel suo libro che la pistola che uccise Moro fu trovata a casa della figlia del più importante agente segreto italiano a servizio di Mosca, Giorgio Conforto, che fece poi arrestare Morucci e Faranda, due dei rapinatori di Moro a cui la figlia dava ospitalità.
Con poi le stragi fasciste di Brescia e Bologna e le connessioni con la mafia armata che supportava la strategia della tensione con dietro la loggia massonica P2 di Gelli, che raggruppava incredibilmente una buona parte della classe dirigente dei tempi. Per finire con l’abbattimento dell’aereo a Ustica e relativi morti, pensando che fosse l’aereo di Gheddafi, il leader libico.
Merito comunque anche dei governi di allora, con l’implicito appoggio dei comunisti, di tener fermo il timone della democrazia in Italia, facendo anche accordi segreti con i palestinesi per tener fuori l’Italia da ulteriori attentati.
Tutto questo è puntigliosamente documentato nel libro di Gotor, che ho recuperato in biblioteca a Marostica e letto con passione. Erano i miei anni vissuti sperando in una Italia più civile e democratica.
E c’è anche da sostituire la trombata dagli elettori Marialuisa Burei, una che mi stava simpatica e di un certo spessore culturale.
A questo punto inizia una nuova era per la giunta Mozzo: quella dei conti con Fratelli d’Italia, perché anche il Grapiglia e l’assistente di lavoro di Bucco, Ylenia Bianchin, sono stati strumentali per mettere il simbolo di FdI e si sono iscritti all’ultimo momento facendo fuori Scettro e Costa con l’aiuto determinante di FdI di Vicenza. Quindi non ci potrà non essere un ruolo importante di Fratelli d’Italia. Anche e soprattutto esterno alla giunta. FdI non si limiterà a cantare “Faccetta nera” e basta. O lasciare la Bianchin e Grapiglia camerieri di Mozzo.
La Lega da sola mai avrebbe vinto. Tant’è che i voti di FdI sono quelli senza preferenza e sono parecchi. Secondo una nostra elaborazione i voti senza preferenza sono pari a 2.611, mentre quelli con preferenza sono 1.618. La Lega mantenendo il 33% dei voti avrebbe 2.282 voti il resto, 1.947, andrebbe attribuito a Fratelli d’Italia raccolti con l’uso del simbolo. E sono il 29%, non bruscolini.
Certo dall’altra parte c’è solo Santini con i suoi moschettieri, gente che sembra professionalmente preparata e fedele al capo che possono dare veramente battaglia se vogliono. Spariti ovviamente Dalla Valle, Scettro, Costa e il poco significativo Capuzzo.
Ho sempre odiato essere etichettato. Ho le mie idee, la mia formazione ed i miei valori. Però non sono mai stato dogmatico. Sempre pronto alla prova dei fatti a ricredermi. Ma così non è per molti marosticensi. Discutevo ieri al bar con una persona sul fatto che avevo votato Santini. Ma non ne condividevo l’impostazione elettorale esageratamente “volemose ben” e “porgo l’altra guancia dopo aver preso una sberla”. A parte che non era lui il candidato ideale in opposizione a Mozzo per raggiungere il 51%. Mozzo che avevo votato 5 anni fa come giovane capace di aprire le carte dei conti in Comune e spiegare la truffa dell’appalto del gas. E poi mica potevo votare l’alleanza Santini-Bertazzo! Con mia grande delusione invece una volta al potere il Mozzo si è scordato tutte le promesse elettorali. Invece per la persona con cui discutevo, siccome avevo votato Santini, dovevo essere d’accordo con lui. Inutile continuare a spiegare che non volevo perdere il mio diritto di voto e di fronte ad una scelta votavo il male minore, non essendo tra l’altro fesso di votare il Mozzo che mi aveva querelato ben tre volte sul diritto della mia libertà di opinione.
La morale è che la democrazia è un percorso difficile in cui spesso prevalgono manipolazioni, interessi e furbizie di cui la gente normale manco si accorge con anche stampa e tv silenziosa e al servizio del potere.
La politica è una cosa diversa rispetto alla razionalità ed anche alla onesta’ intellettuale. E Santini con i suoi non l’ha capita. Occorreva avere o un candidato giovane che sapesse parlare e dialogare con potenzialità di maturare oppure un noto rappresentante del mondo culturale/imprenditoriale. Per vincere occorre sempre avere coraggio e prospettiva. Avevamo detto ironicamente che Santini era un politico “cotto e bollito”, ma che come persona era molto, molto meglio di Mozzo. Ma Mozzo ha vinto perché rappresenta quelle stesse persone che lo scorso anno mi dicevano di non rompere più i coglioni in assemblea alla Coop quando evidenziavo la mascherata perdita di bilancio. E quest’anno di fronte alla perdita di bilancio mi hanno chiesto scusa. Vedremo il futuro della seconda gestione del Comune da parte di Mozzo. Nella mia vita ho sempre avuto il coraggio delle scelte non di inutili compromessi. E sono sempre stato sostenuto da mie personali esperienze e competenze. Quindi lasciamo lavorare il Mozzo con il massimo controllo. Noi controlleremo come abbiamo sempre fatto senza farci intimorire dalle solite querele temerarie, e che rida pure con i suoi compari Colosso e Bucco.
Sabato al convegno organizzato dalla prof.ssa Mariangela Cuman per ricordare la Serafini, Giorgio Bonotto, presidente del locale circolo scacchistico ha ripreso il libro dell’insegnante “Marostica – Scacchi nel XX secolo CIRCOLO SCACCHISTICO “CITTÀ DI MAROSTICA”. La rilettura è stata oltre modo interessante ed ha confermato una serie di intuizioni che avevamo avuto. Il primo punto è l’esistenza di un gruppo di appassionati degli scacchi con Francesco Pozza come riferimento che “aveva visto sul retro di una copertina di un giornale una riproduzione della fotografia di una partita a scacchi con personaggi viventi, giocata, pare, in una città della Germania o del Canada. Da questa visione all’idea di realizzare una rappresentazione simile, anche a Marostica, il passo fu breve”. E così nacque il 2 settembre 1923 la partita a scacchi con personaggi viventi. Ma la semplice rappresentazione di una partita era troppo orientata ai soli appassionati. Infatti poi non ci fu alcun seguito. Ma rimase sempre presente il ricordo. Le cose cambiarono con la fondazione della Pro Marostica l’8 dicembre 1951 e la fondazione del Circolo Scacchistico Marosticense nel 1953. Poi il sindaco Marco Bonomo con il soldi ricevuti come danni di guerra propose di costruire sulla piazza una scacchiera di marmo con lo stemma degli scaligeri e la giunta approvò. C’era un clima per riprendere l’idea della partita a scacchi vivente. Quindi c’era il cosiddetto briefing, come quando si vuole fare una campagna pubblicitaria, mancava però qualcuno che realizzasse la storia, essendo improponibili come spettacolo le semplici mosse di una partita. “Il personaggio lo propose il dott. Angelo Carlo Festa: Mirko Vucetich. Il Vucetich accolse l’invito, fece sue le idee del comitato, scrisse il libretto e divenne regista e coreografo della ”Partita”. Il prof. Francesco Pozza, non solo diede il consenso, ma fu prodigo di consigli e di incoraggiamenti, come ebbe a dirmi il geom. Parolin”.
La leggenda inventata da Vucetich ebbe un clamoroso successo mondiale in quanto rappresentava il mondo veneziano del 1400 trasferito nella stupenda piazza di Marostica con una spettacolare rappresentazione di centinaia di figuranti in costumi del tempo disegnati dallo stesso Vucetich con ricerche fatte a Venezia.
Quindi la Partita pur incentrata sul gioco degli scacchi era aperta a tutto il pubblico che voleva scoprire la realtà dello spettacolare mondo veneziano del 1400. È per questa ragione che concordiamo con le iniziative attuali di conferenze che facciano conoscere storia e costumi della Venezia del ‘400 promosse dalla Pro Marostica. Certo non trascurando gli scacchi che però nella leggenda di Vucetich diventano uno strumento di racconto. Non un momento di conoscenza del gioco degli scacchi. Per questa ragione il museo degli scacchi a se stante come proposto dalla giunta leghista è ridicolo, non rappresenta una unicità come lo spettacolo degli usi e dei costumi veneziani, ma una trovata di chi non si rende conto che stiamo parlando della Partita a Scacchi, non del gioco degli scacchi. E questo diventa ancora più pericoloso se Marostica diventa nella comunicazione che viene fatta l’anonima città degli scacchi, come ce ne sono tante, e non della Partita a Scacchi, che è unica, con figuranti viventi.
Ormai il gioco è chiaro: negare l’impossibile con una querela che non ha alcuna base. E lo diciamo perché ormai conosciamo bene il gioco delle querele. Basta pensare che il conto economico 2022 del Comune di Marostica evidenzia componenti positivi per 11.044.086,09 euro a fronte di componenti negativi per 11. 678.005,50 euro. Una differenza negativa di 633.919,41 euro premonitrice della perdita 264.572,81 euro che però diventa un buco di 927.226,70 euro se si considerano i proventi straordinari non di competenza della gestione 2022 pari a 662.226,70 euro. Questi sono dati certi scritti nel bilancio del Comune. Che ora Colosso vorrebbe negare dicendo che la quota disponibile per il 2023 e’ di 887.854 euro. Ma è un altro dato. E come aprire il cassetto e dire che ci sono questi soldi. Che non è il dato della gestione espressa da conto economico. Come ragioniere sarebbe bocciato.
Poi il Colosso cerca di pararsi dicendo che “forse questa mia querela non porterà a nulla”, il che fa dubitare che la abbia davvero presentata. Ed ovviamente continua diffamando il Morello con la solita storia delle sue querele precedenti che dimostrerebbero la colpevolezza. Querele intimidatorie da cui Morello è stato sempre ampiamente assolto.
Ma la gravità della situazione di bilancio è dimostrata dal tentativo di Mozzo ieri sera al dibattito pubblico di negare l’aumento dell’IMU. Smentito subito da Santini che ha citato la delibera dell’aumento di fine novembre.
Insomma ormai la partita si fa sporca per salvare il Mozzo dal buco di bilancio e da Sindaco.
Da qualche parte ci doveva essere. Infine abbiamo trovato il conto economico 2022, che sostanzialmente giudica la capacità di gestione del Comune da parte di Mozzo & C., dentro il documento di fine mandato del Mozzo. Era difficile da trovare, ma è nella relazione di fine mandato 2018-2022 a firma Mozzo. Una perdita scritta nel conto economico di 264.572 euro che però diventa di ben 927.225 se sommiamo i 662.653 euro di proventi straordinari e quindi non attribuibili alla gestione 2022. Il 2021 aveva registrato un utile di 887.854 che avevamo opportunamente commentato.
A questo punto la vergognosa polemica ed il tentativo di infamarmi di Marco Grapiglia si chiude. Grapiglia si deve solo vergognare. Ma crediamo che la spudoratezza di certi personaggi della Lega, o simpatizzanti, non abbia limiti. Il giudizio di capacità di gestione della Lega di Mozzo non può che essere negativo. Ricordiamo che già avevano rivalutato i sassi delle Mura di 5 milioni per coprire artificiosamente un altro buco di bilancio.
E ho gli ho spiegato. Il documento finanziario presentato dal “furbo” Colosso dice solamente se il Comune è in grado di sostenere le spese future. Non è il risultato economico del 2022 e cioè se con i ricavi del periodo sono riuscito a coprire i costi del periodo. Il conto economico è il documento fondamentale per giudicare le capacità di gestione di chi ha governato un Comune. Le altre cose fatte vengono dopo. In una azienda privata il conto economico viene prima di quello finanziario che deriva da esso. L’obbligo del conto economico per i comuni è recente per impedire le furbate contabili molto facili con solo una finanza allegra. Colosso non ha presentato il conto economico in Consiglio Comunale e nell’incontro della Lega a Borgo Panica ad una mia precisa domanda ha ammesso che il conto economico del Comune del 2022 ha una perdita. Si è però rifiutato di dire a quanto ammonta il buco.
Santini faceva i gorgheggi nella riunione di sabato sempre alla mia precisa domanda, perché gli e’ sfuggito il meccanismo dell’obbligo del conto economico. Credo che si sia fiondato subito in Comune a chiedere la copia del conto economico 2022 ben riposta in un cassetto per il momento segreto. Adesso vediamo cosa dirà Colosso alle scoperte di Santini. Certamente finirà di prendere per i fondelli la gente con la sua saccente arroganza in accordo con il Mozzo. In fin dei conti è solo un ragioniere.