Finalmente il 17 agosto vengono assegnati dalla Giunta i lavori per la scala di Porta Breganze, dopo anni di attesa e di progetti bocciati per la incompetenza del Comune di Marostica con le relative diatribe con le Belle Arti. Il costo totale è di 200.000 euro di cui 57.536 per opere edili e 51.584 per opere da fabbro. La progettazione esecutiva è dell’arch. Francesca Furlanetto, dipendente comunale, e dell’ing. Claudio Faccio di Malo.
Comunque anche per questa opera la saga continua. Quando sarà pronta? Occorreranno ancora altri anni?
Dubrovnik, Ragusa in italiano, è la sorpresa finale del viaggio di 16 giorni facendo il capogruppo di Avventure nel Mondo in Croazia con le macchine noleggiate dalla Avis a Zagabria. A proposito di macchine guidavo una Renault Clio quasi tutta elettronica, escluse le marce. Arrivo a Spalato e parcheggio al moderno e comodo ostello. Alla sera scendo per prendermi un documento nella macchina e trovo i fari accesi. Ma li avevo chiusi o meglio si erano spenti da soli. Provo a spegnerli: niente da fare. Dopo poco tutte le luci interne alla macchina si accendono ed i fari cominciano a lampeggiare. Sembra di essere al luna park. L’elettronica è impazzita e non governabile. Prendo la documentazione della macchina e scopro che sono tre le sedi dell’Avis in Croazia: Zagabria, Dubrovnik ed appunto per fortuna all’aeroporto di Spalato. La mattina telefono per avere il cambio macchina. Senza problemi me lo danno, basta che vada in aeroporto a ritirarla, non senza però prima avermi bloccato la carta di credito data in garanzia. Me la sbloccheranno due giorni dopo avendo verificato che la macchina era fuori uso non certo per colpa mia.
Ma torniamo a Dubrovnik, città bellissima fondata nel VII secolo dagli abitanti di Ragusa Vecchia, antica colonia greca, in fuga dalle invasioni degli Slavi e degli Avari. Nel 1204 passò sotto Venezia, ma nel 1358 divenne una repubblica marinara indipendente e sopravvisse abilmente ai Turchi fino all’arrivo delle truppe napoleoniche nel 1808. Poi fu sotto gli austriaci ed appartenne successivamente al Regno di Jugoslavia ed alla Jugoslavia di Tito. Con l’indipendenza della Croazia ne fa parte ed orgogliosamente riesce a resistere per mesi alle truppe serbe che la assediano durante la guerra civile jugoslava.
Quando in mattinata arriviamo abbiamo appuntamento con la guida che per due ore ci illustra l’antica città. Fa veramente un caldo boia. Ma c’è la sorpresa. Lungo il percorso ci sono una serie di grandi fontane con varie canne poste intorno alla struttura centrale dalle quali zampilla una ottima, fresca acqua. Un ristoro imprevisto ed un grazie a chi ha mantenuto in perfetto funzionamento l’acquedotto della città.
Dopo lo stop del Covid ci attanagliava un dubbio. Riprendere nuovamente l’attività di capogruppo con Avventure nel Mondo? Per anni girato abbiamo girato, adesso possiamo anche fermarci. Ma al di là di tutto come si può smettere di viaggiare, anche se l’età comincia a farsi sentire? Fare il capogruppo è però sempre impegnativo. Occorre organizzare il viaggio e fare tutte le prenotazioni restando nel budget previsto. Mi vengono in mente due Paesi vicini che non ho ancora visitato: Croazia ed Albania. Mi assegnano la Croazia. Per il viaggio di 16 giorni è una “prima” e non esistono relazioni precedenti. Mi accorgo subito che data l’alta stagione il problema è trovare i pernottamenti. L’itinerario parte da Zagabria e poi il Parco Plitvice, Zara, Tisno, Sebenico, Parco Krka, Spalato, isola di Brac e Dubrovnik. Uso Booking per i pernottamenti con cui ho anche lo sconto. Me ne ero servito l’ultima volta per il Giappone. Prenotavo senza anticipo e potevo disdire due giorni prima. La carta di credito serviva solo a garanzia. Ma per la Croazia c’è la sorpresa. Occorre dare un anticipo o in alcuni casi prepagare senza eventuale rimborso. Quindi devo impegnare i miei soldi. Ma non ho scelta per bloccare gli ultimi alloggi economici. Sarò rimborsato dai partecipanti durante il viaggio. Riesco così a rispettare il budget: 24 euro a persona per il pernottamento.
Comunque domani si parte. Metà gruppo da Roma, il resto da Milano. Ci si ritrova in aeroporto a Zagabria per il ritiro delle macchine prenotate da Avventure.
Si avvicinano le elezioni comunali del 2023 ed ecco che gli investimenti previsti per il 2022 salgono alle stelle, grazie anche al Pnrr. Infatti nel 2022 il Comune nel documento di programmazione 2023-2025 prevede investimenti per 16.542.510,10 euro a fronte di 2.791.955,44 del 2021. Nel documento sono poi specificate solo le opere in corso di realizzazione, tra le quali i cittadini possono “ammirare” venendo da Vicenza l’incredibile e pericolosa nuova fermata del bus con costi incredibili.
Nel programma non è specificata la famosa “road map” che ogni buon investitore allega ai finanziamenti e cioè la reale ipotesi aggiornata dei costi e la previsione dell’andamento dei lavori.
Si tratta quindi di soldi che al momento sono disponibili per una serie di interventi, ma conoscendo le esperienze precedenti (Politeama, vecchia Stazione dei bus, ristorante del Castello superiore, ecc.) non c’è nulla sulla reale realizzazione ed i tempi di consegna.
Si tratta quindi al momento di una programmazione di spesa “politica” i cui reali benefici per la Comunità sono tutti da vedere. Perché ricordiamoci che i soldi contano poco se non c’è una reale capacità di spesa e gestione.
È stata pubblicizzata, in questi giorni, la notizia che il nuovo acquedotto “Beto – Roveredo” di Marostica prossimamente si farà. Si conclude così una vicenda che mi ha visto partecipe per mezzo secolo, con interventi pubblici e in Consiglio Comunale. Negli anni Settanta, dopo il matrimonio, io e mia moglie decidemmo di trasferirci dal centro storico, ove ero nato, a Roveredo Alto, acquistando la vecchia casa di “Marcheto dełe Cavre”, edificata nell’Ottocento in uno dei più splendidi osservatori del Veneto: dal Montello a Padova, a Vicenza, al Pasubio, utilizzata per un allevamento di capre. Mi accorsi, purtroppo, che non tutta l’antica contrada di Marostica era servita dalla rete idrica del comune (così per la luce e il telefono: per i collegamenti si doveva andare all’osteria “Da Moscato”, in territorio di Pianezze), ragion per cui dovetti provvedere a mie spese per l’installazione di un’autoclave, con tutti i costi aggiuntivi che la stessa comporta per le riparazioni e la fornitura di energia (oltre che far portare all’abitazione la luce elettrica e il telefono per 1.200 metri di nuova linea). Sfogliando i documenti dell’Archivio Comunale di Marostica, rilevai che il primo servizio pubblico collettivo dell’acqua a Roveredo data esattamente un secolo (cfr. la deliberazione del Commissario Prefettizio del 27 aprile 1922 – anche allora a Marostica si litigava e veniva sciolto dal Prefetto il Consiglio Comunale – prima gli abitanti prendevano l’acqua per usi domestici alle varie fonti naturali della collina: Picin, Fai, Beto, Minchio, Scanagatta, Cuman, con “seci e bigoło, usanza che continuò anche con il servizio pubblico fino agli anni Sessanta). Solo nel 1961 l’acqua arriva alle famiglie; ma non a tutte, poiché la trattativa “politica” – che da sempre caratterizza l’Italia e che, nel caso, coinvolge anche il potente uomo della Democrazia Cristiana on. Mariano Rumor (5 volte Presidente del Consiglio) – porta ad edificare la vasca di alimentazione nel terreno di un privato sito ad una quota inferiore alla sommità della collina: m 270 slm rispetto ai 374 dell’Agù. A Roveredo c’è, poi, il problema della potabilità. Nonostante il parere divulgato, a suo tempo, dal Sindaco di Marostica che “l’acqua del rubinetto è migliore dell’acqua minerale acquistata in bottiglia” (tesi ripresa dall’Etra con la pagina acquisita su “Il Giornale di Vicenza” del 19 marzo 2013: “l’Etra, l’acqua che piace, dopo 20 mila controlli”), il rilevatore della Nordacque (ditta alla quale sono ricorso per migliorare il servizio con l’installazione di un “addolcitore”), durante il controllo annuale, ravvisa, nell’acqua fornita dall’Etra, la presenza di elementi riconducibili a microalghe e a materiale sabbioso. Portato a Cittadella il “campione” prelevato il 2 ottobre 2012, insieme all’ex-sindaco Alcide Bertazzo, questo non è accettato, poiché “fornito da privato”. L’Etra interviene con un proprio geometra e due operai il 21 gennaio 2013. Nonostante numerosi successivi solleciti, non sono mai riuscito a conoscere l’esito dell’esame e i provvedimenti del caso. Così succede anche per un ulteriore controllo, chiesto al Presidente dell’Etra ed effettuato il 29 novembre 2016. Ancora, ho dovuto rimetterci parecchio finanziariamente per le “perdite” (ad esempio, il 3 febbraio 2011 mi furono addebitati 311 mc di acqua potabile per una perdita, che aveva invaso la strada comunale e per rimediare alla quale dovetti ricorrere a “Toni dełe aque”, dipendente comunale in pensione, che, unico sul mercato, conosceva perfettamente la rete idrica di Marostica). Infine, ai tempi della criticata “Democrazia Cristiana 24/30 consiglieri”, era abitudine a Marostica consultare la contrada di fronte a investimenti epocali, presentando il progetto ed invitando i presenti ad eventuali osservazioni. Ma i tempi cambiano … Ancora una volta, di fronte ad un’opera pubblica di una certa rilevanza (la spesa risulterà, alla fine, superiore al milione di euro), non è stata presentata sulla stampa la pianta del progetto, bensì la fotografia della sede Etra di Cittadella!); né si è precisata la collocazione della nuova vasca di alimentazione (teniamo presente che Roveredo è in fase di espansione urbanistica sulla collina e che la perdita dell’attuale serbatoio è del 35/40 %, tanto che il privato riesce ad annaffiare – gratis – l’orto adiacente). Sono stati comunicati dal sindaco Matteo Mozzo “nove allacciamenti privati”. Interesserebbe conoscere “quali”. Ho inteso render nota ai Concittadini ed ai Lettori la storia dell’acqua a Roveredo, che testimonia, come funzionano i servizi pubblici nel nostro “piccolo” (immaginatevi in Italia!).
Veramente non ci credevamo, ma invece è proprio così. Sono stati ben dieci gli eventi organizzati quest’anno in Piazza nel mese di luglio. Erano stati due causa Covid nel 2020, mentre nel 2021 erano stati a capienza ridotta. Quindi secondo i suoi bilanci, DuePunti Eventi aveva chiuso in perdita gli esercizi 2020 e 2021, come tra l’altro molte imprese operanti nel settore. Ora DuePunti Eventi chiede al Comune un contributo straordinario per il biennio 2021/21 per i mancati introiti. Ed il Comune “concede” la somma di 2.300 euro per i due anni. A questo punto non sappiamo se piangere o ridere, perché un Comune non può entrare nel rischio di impresa, non essendo tra l’altro socio. Poi una elargizione così ridicola ci sembra inutile, in una logica incomprensibile, se non come segno tangibile di “carità”. Tra l’altro crediamo che quest’anno DuePunti Eventi abbia potuto ampiamente recuperare con le iniziative musicali proposte e sia tornata ad una situazione di profitto.
Per il via libera per costruire il nuovo supermercato Famila, Unicom S.r.l. ha ceduto la ex sede A&O di sua proprietà al Comune di Marostica come appunto “a scomputo degli oneri di urbanizzazione primari e secondari e come riconoscimento del contributo straordinario del permesso di costruire in deroga”. Quindi sotto la evidente regia di Scomazzon-Bucco i’immobile ora di proprietà comunale viene girato alla Pro Marostica come magazzino per i materiali della Partita a Scacchi. Era una necessità assoluta dopo che la Volksbank aveva costretto la Pro Marostica a liberare la parte di area ex Azzolin, di sua proprietà, fino ad allora utilizzata come magazzino.
Ora il Comune ha formalizzato il contratto con la Pro Marostica per il magazzino con un contratto di comodato d’uso gratuito.
Insomma tutto si svolge in famiglia, ma evidentemente chi ha fatto il vero affare è Unicom S.r.l. che è entrata finalmente alla grande nel territorio di Marostica rompendo il monopolio di Coop Consumatori che viveva sugli allori delle precedenti “protezioni” politiche. E che adesso fa il marketing che doveva fare 10 anni fa, senza però niente di sociale o meglio di marketing “differenziale”.
Cominciano a farsi sentire di costi per le opere decise dal Comune di Marostica. Per la nuova strada di collegamento tra via Panica e IV novembre – 2* stralcio, si passa da 255.000 euro a ben 320.000. Il 25,5% in più. Sembra quindi logico anche per le opere già deliberate un analogo aumento dei costi.
Riusciranno i nostri “amministratori” a realmente realizzare quanto finora deliberato e comunicato con enfasi? In pratica poi a trovare ulteriori schei? A noi la situazione delle opere pubbliche deliberate sembra estremamente critica e l’esempio della gestione del Politeama con il suo ritardo oltre che decennale ci preoccupa seriamente. E i maghi della finanza in Comune non esistono.
Mi permetto di integrare l’editoriale del 14 luglio scorso, aggiungendo che Marostica abbisogna anche di avvedutezza nelle scelte per il futuro, oltre che di vera solidarietà. Va subito sottolineato che i rapporti amministratori-cittadini mai sono scesi così in basso come ora, nemmeno ai tempi della Democrazia Cristiana con 24/30 consiglieri. A parte l’estemporanea penalizzante (per i cittadini) scelta della “fermata” al posto della “stazione” (esistente), i cittadini vorrebbero conoscere le motivazioni per cui è stata progettata una “scuola montessoriana” a Vallonara e le giustificazioni del sindaco Matteo Mozzo come “esperto” di pedagogia, dal momento che sui “media” non si ravvisa traccia. Va, innanzi tutto, reso noto al cittadino che Marostica “castellana” non si è ancor oggi dotata di una scuola superiore autonoma. È fallito il tentativo effettuato di una sezione staccata di ragioneria, come noi avevamo preventivamente previsto in sede consiliare. L’istituto superiore esiste, per fare un esempio, nel contiguo “villaggio” di Nove). Sul piano finanziario appare poco più che irrisorio il contributo ministeriale di 150.000 euro per costruire ex-novo una scuola, qualora poniamo mente ai contributi milionari ottenuti per la scuola da Cassola, Rosà, Rossano, Romano, Tezze (per non dire di Bassano), per stare solo al nostro comprensorio. Come pedagogista, formato alla scuola di maestri internazionali, quali Volpicelli, Marzi, Petter, Bruner, Suchodolski, Luban Plozza, legato a Maria Montessori dapprima come studente poi come docente (seguendo Giuseppe Mori – “Bepi Freccia” per gli amici, stante la sua metodologia di accompagnare le sue lezioni con frecce direzionali), mi permetto alcune osservazioni. Il “Metodo Montessori”, sorto all’inizio del Novecento e diffuso, poi, in vari paesi del mondo, bloccato in Italia dal regime fascista, si basa sull’intuizione di “permettere ai bambini la libertà di scegliere e di agire liberamente, all’interno di un ambiente preparato per accogliere liberamente, con obiettivo di ottenere una adeguata crescita sia fisica che mentale che spirituale”. La scuola si organizza con le classi aperte, nel senso di interrelazione fra i più piccoli e i più , ch obbliganograndi. Conseguentemente, la scuola deve essere costruita “in proporzione al bambino”, bella, colorata, pulita, ordinata, facilitante il movimento e l’attività. Il materiale (costoso), messo a disposizione nella scuola, deve essere appositamente scelto in modo da far scaturire l’interesse spontaneo del bambino, contribuire al suo sviluppo cognitivo e sensoriale. La Montessori distingue quattro periodi dello sviluppo umano per giungere alla maturità: a) dalla nascita ai 6 anni; b) dai 6 ai 12; c) dai 12 ai 18; d) dai 18 ai 24. Il metodo montessori ha l’appendice “a casa”, con indicazioni specifiche, che obbligano la famiglia alla scelta di cameretta, materiali, collaborazione domestica, rapporto relazionale. I giochi sono, per lo più in legno. L’attività scolastica cura l’orticello annesso. Il metodo non approfondisce il problema dei “diversamente abili” (oggi accolti in tutte le scuole pubbliche). In Italia la scuola montessoriana conta su poco più di un centinaio di scuole (per lo più private), mentre è più diffusa nel mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Olanda). Tutto ciò esplicato, è d’obbligo l’interrogativo: nell’attuale situazione politica, economica, sociale è in grado Marostica di coinvolgere, nel progetto dirimente di Vallonara, amministratori, dirigenti, docenti, ausiliari, psicologi, medici, genitori, trasportatori, fornitori? Faccio presente che l’Amministrazione cittadina lesina sull’aiuto per lo sviluppo della scuola marosticana: in 70 anni di Italia democratica e repubblicana ha costruito solo la scuola dell’infanzia di Crosara e la scuola media del Capoluogo; non ha ancora presentato un progetto per la cultura della Città, annunciato fin dall’incontro del 28 febbraio 2019 nella Biblioteca Civica; non valorizza per questo l’apporto collettivo della Consulta delle Associazioni Culturali del Territorio. Sul piano insegnamento, la “rigidità” avvertita nel metodo montessoriano va implementata con l’apporto della successiva didattica, che troviamo nelle scuole di Reggio Emilia, nella Scuola Città di Pestalozzi a Firenze, nel Collegio del Mondo Unito di Duino, nell’Istituto Majorana di Brindisi. Marostica, dopo aver promosso il Centro dell’Espressione del Bambino, che raggiunse, negli anni Sessanta rinomanza sul piano nazionale, lo ha affossato, con la conseguenza che vediamo oggi prevalere nella scuola il fare uguale, la copia. La scuola montessoriana è sempre stata una scuola di “élite”. La famiglia attuale (non solo quella tradizionale) pressata da mille problemi, mostra di avere genitori in grado di rispondere al protocollo montessoriano previsto? Infine, l’Amministrazione ha previsto il “budget” complessivo dei costi ed analizzato la rispondenza del territorio? Nell’attuale situazione comunitaria, per una nuova scuola, forse, era preferibile puntare su una scuola superiore con indirizzo occupazionale “garantito”; ad esempio, l’istituto alberghiero, che già l’Amministrazione comunale di Marostica ha rifiutato, a tutto vantaggio della fagocitante Vicenza.
Con 69 comuni soci Etra svolge il servizio di raccolta rifiuti per 545.523 abitanti. Pur essendo socio ed utilizzatore del servizio idrico, stranamente Marostica, con anche Pianezze e Colceresa, non ha assegnato la raccolta rifiuti ad Etra, ma utilizza Sesa, società a capitale misto pubblico/privato di Este specializzata nello smaltimento dei rifiuti. Serve 52 comuni del suo territorio ed in provincia di Vicenza Marostica, Orgiano e Sossano per un totale di 21.416 abitanti. In pratica quasi solo Marostica.
Già da questi dati la cosa appare strana. È ben vero che prima di Sesa a Marostica c’era un’altra società gestita a livello locale, poi fallita per evidente mancanza di sufficiente dimensione per operare in modo competitivo. E la faccenda è ancora più strana. Ma è interessante anche vedere che per Sesa la gestione dei rifiuti è un vero affare economico. La società ha un fatturato nel 2020 di 114.035.000€ con utile di 7.510.000€ cioè il 6,6%. Il reddito netto sul patrimonio netto è di assoluto interesse pari all’8,2%.
Per quanto riguarda Etra il valore del fatturato dei rifiuti è di 79.347.000€ con un utile prima delle imposte di 1.907.000€, quindi lordo al 2,4%. Se confrontato con Sesa è di gran lunga inferiore e la gestione dei rifiuti costituisce per Etra un fattore critico. La redditività per Etra viene soprattutto dalla gestione dell’acqua.
A maggior ragione riteniamo che ci debba essere un impegno di tutti i comuni soci di Etra ad ottimizzare la gestione dei rifiuti, con anche Marostica che da’ il suo contributo. Perché Sesa, come altre multiutility, dimostra che la efficiente gestione dei rifiuti può essere fonte di reddito da investire sempre per migliorare i servizi alla comunità.