QUANDO LE ASSOCIAZIONI SONO FARLOCCHE: IL CASO DELLA “ALUMNI CUOA”

Sorta nel 1964 l’Associazione Master Cuoa (AMC) era costituita dagli ex allievi che si iscrivevano versandone la quota associativa. Dava ai Soci un abbonamento ad una rivista economica, alla prima iscrizione il pin e l’orologio, organizzava incontri al sabato, editava l’annuario con la posizione professionale dei Soci, dava delle borse di studio ed era interlocutore della Scuola per la sua offerta formativa.
Quindi l’Associazione era completamente indipendente dal Cuoa, la Scuola di formazione manageriale di Altavilla Vicentina.
La sua indipendenza ha sempre dato fastidio a chi gestiva il Cuoa e raggiunse negli anni ‘90 punte di massima tensione quando la gestione del Cuoa era confusa e con gravi perdite di gestione. Tant’è che per un breve periodo l’AMC fu “espulsa” dalla sede della Scuola per le motivate critiche alla gestione ed ospitata nella sede del Comune. Poi fu elaborata anche una proposta didattica aderente alla evoluzione manageriale in azienda contando su Soci esperti in formazione. Successivamente l’Associazione ebbe il pieno riconoscimento del suo ruolo e partecipava come invitata anche al Consiglio di Amministrazione del Cuoa.

Ma la Scuola non voleva questa autonomia dell’Associazione Master e ne cercava il controllo riconoscendone però il ruolo importante per la Scuola stessa, soprattutto per l’immagine e la promozione dei corsi.
Alla fine dopo pressioni a non finire, ci fu il passaggio dall’AMC (la più antica associazione Master in Italia) ad ALUMNI Cuoa.
La Alumni in pratica è una pseudo associazione in cui automaticamente vengono iscritti gli ex allievi senza pagare alcuna quota di adesione. È in pratica uno strumento di marketing del Cuoa per promuovere la scuola ed i corsi, strettamente controllato e finanziato dalla Scuola stessa. Tant’è che alla assemblea on line degli ex allievi per il rinnovo delle cariche del direttivo di loro pertinenza erano una ventina su migliaia per eleggere i 12 membri. I manager non sono degli allocchi da perdere tempo in iniziative in cui non contano niente.
Le associazioni degli ex allievi in altri Paesi sono completamente autonome, con consistenti quote di adesione, finanziano ricerche e borse di studio, hanno anche una funzione di controllo e sono di stimolo per le scuole di management ad essere sempre più efficienti.
La ALUMNI sbandiera soprattutto di essere un networking tra gli ex allievi. Ma non conosce il vero significato della parola e non assomiglia minimamente ad un LinkedIn.
Riportiamo quanto incredibilmente affermato da Mirca Toniolo:

“La mia storia professionale con CUOA Business School è iniziata dal 2004 e da qualche anno mi occupo nello specifico dello sviluppo della Community dei Diplomati Master. Sempre qui ho conseguito il Diploma di Executive Master in Finance e attualmente faccio parte del Direttivo dell’Associazione Alumni. Un legame doppiamente forte e stimolante, che mi ha permesso in questi anni di conoscere manager, professionisti e imprenditori con esperienze professionali eccezionali ma, soprattutto, Persone meravigliose, che hanno condiviso percorsi di crescita e storie d’ispirazione per tutti noi. Vivo l’esperienza all’interno del Direttivo dell’Associazione ALUMNI con rinnovata energia, certa che la nostra Community diventerà sempre più ampia, forte e connessa. In particolare seguirò da vicino il Lifelong Learning Program: un ulteriore step per accompagnare i nostri Alumni nelle sfide professionali quotidiane e del futuro”.

È evidente l’utilizzo dell’associazione per promuovere le iniziative del Cuoa.
Insomma noi ci auguriamo che dalle ceneri della gloriosa AMC, uccisa da una ferrea logica di potere ed unica associazione ampiamente citata nel libro edito dal Mulino sulle scuole di management in Italia, nasca almeno un Club degli ex allievi, che per la loro attività professionale hanno raggiunto importanti traguardi manageriali.

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IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI. STANNO SPARENDO? O STANNO CAMBIANDO? CI SONO DIVERSE SITUAZIONI ANCHE A MAROSTICA

Sono socio del CAI, della Pro Marostica, degli Amici/Volontari della Biblioteca, degli Amici dell’Archivio di Stato, dell’Associazione Alumni Cuoa, di ManagerItalia, l’associazione dei dirigenti del terziario, per non parlare del Rotary. E partecipo alla Consulta delle Associazioni della Biblioteca.

Quindi ho una panoramica piuttosto ampia delle associazioni e devo francamente dire che danno senso ai propri interessi.
La prima associazione cui mi sono iscritto è stata il CAI. Allora, oltre 55 anni fa, erano quattro gatti appassionati di montagna. È una associazione che negli anni ha continuato la sua crescita offrendo non solo le gite delle escursioni domenicali, ma anche lo sci alpinismo, le camminate con le ciaspole, la speleologia, la bike, il gruppo dei ragazzi. Oggi in pratica oltre che al gruppo del mercoledì per le escursioni settimanali attorno a Marostica, partecipo al CAI Seniores di Bassano che ha la caratteristica della comodità delle escursioni organizzate in bus e non con la macchina dei partecipanti. L’unico appunto, dato la caratteristica dei partecipanti quasi tutti con attività lavorative ridotte e/o pensionati, è che le gite non vengano fatte il sabato, potendo così evitare l’affollamento domenicale. A Marostica come a Bassano c’è sempre stato un attivo è capace gruppo dirigente. Persone quindi disponibili, con valide idee per soddisfare i desideri dei soci. È tutto si svolge regolarmente con le periodiche assemblee per l’approvazione dei bilanci e la nomina dei consiglieri. A questa attività escursionistica locale volontaristica, sta prendendo forma anche una attività lavorativa da parte di persone come Chiara Bertacco, guida ambientale escursionistica, per far conoscere la realtà intorno a Marostica. È un inizio per valorizzare il territorio di Marostica con il turismo soft e dare lavoro anche trattorie ed agriturismi locali. E questa è una iniziativa senz’altro da promuovere nel modo più efficace.

Altro discorso sono le associazioni che fanno capo alla Consulta della Biblioteca. Qui si sente la mancanza di rinnovamento e l’attività è molto delegata a singolI personaggi che si attivano. Ma sono oltre 30 le associazioni in attività e spaziano dalla musica, al teatro, all’arte, alla storia. Partecipo a quella degli Amici/Volontari per mantenere aperta la Biblioteca anche alla domenica, dare supporto alle mostre, organizzare eventi di conoscenza dei Paesi e visite ad esposizioni in Veneto.
È appena stata costituita una Associazione delle associazioni per formalizzare secondo legge la possibilità di accesso a contributi pubblici o privati per singole iniziative, senza che ogni singola associazione debba avere il proprio codice fiscale, mantenendo così una flessibilità ed informalita’ associativa.
Certo c’è anche il semestrale Cultura Marostica, ma ancora deve trovare una sua formula editoriale aggiornata e fa difficoltà a essere apprezzato. In realtà non c’è una vera e capace direzione, ma c’è molta improvvisazione. È un peccato perché opportunamente diretto potrebbe lavorare in sinergia, comunicando le iniziative culturali della Consulta in collegamento con i social locali in particolare Sei di Marostica se….che con 8.336 membri, sempre in crescita, dimostra di essere un social ben radicato nel territorio oltre che obiettivamente un positivo risultato di social “generalista”. Occorre quindi un attimo di riflessione e slegarsi dalla vecchia concezione di una cultura chiusa e personale e “controllata” dalla politica di turno. In questo senzo alcuni passi sono stati fatti, ma certo l’ufficio cultura del Comune francamente non è all’altezza e poi manca un vero e professionale responsabile della Biblioteca, che gestita da una Coop è fuori dalla realtà. E Bassano insegna.

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Lezione di storia – I COSTI EFFETTIVI PER L’ILLUMINAZIONE DEL CASTELLO. MA POI QUALI EMOZIONI SUSCITERÀ? ANCESTRALI?

di Mario Scuro

Ci sono progettazioni “ordinarie” (asfaltatura di una strada, magazzino comunale, sfalcio dell’erba), per le quali l’Amministrazione comunale in carica ha ottenuto delega; ci sono anche progettazioni “comunitarie”, che vanno presentate e discusse con i concittadini elettori, i quali hanno espresso la fiducia in cambio dell’assicurato “coinvolgimento”. Tanto più se si affrontano spese di futuribili scenari cittadini, come, ad esempio, gli interventi sui castelli e sulle mura, patrimonio della comunità.
“Marostica Notizie” già si è espressa sull’illuminazione del Castello, che viene affrontata in piena crisi energetica.
Riprendo l’intervento redazionale, per evidenziare altri aspetti “problematici”, con ricaduta sugli amministrati.
A tutt’oggi non è dato di conoscere la portata complessiva del “nuovo” progetto (“Il Giornale di Vicenza” del 24 marzo scorso ci mostra solo una vecchia foto), sintetizzato con l’offerta di una “luce emozionale” (ma quando mai le illuminazioni dei monumenti non sono emozionali”?).
Ancora una volta il progetto nasce isolato, estemporaneo, senza aver dato un’occhiata ai precedenti.
Già Marostica ha speso una somma cospicua per il “Progetto di illuminazione del Centro Storico”, per il quale si è ricorsi addirittura allo “Studio Jéol di Parigi” (1988). Progetto che prevedeva un “percorso luminoso della Città”, che deve essere “viva”, non “spenta”, per divenire appetibile anche di notte. Progetto che giace polveroso in qualche Ufficio e…nel mio archivio).
Nel 2012 l’Amministrazione è ricorsa all’architetto concittadino Roberto Xausa, il quale propone “l’illuminazione diffusa, con sorgenti terrestri, graduabili e variabili”. Ma Xausa non è più di gradimento.
È seguito il progetto dell’Amministrazione Dalla Valle con proposta di ricorrere al led. Non si sa dove sia finito il disegno, approvato in Consiglio Comunale; ancor oggi sostenuto con forza dal consigliere di minoranza (ex-assessore decisionale) Antonio Capuzzo.
Una notizia – giuntaci sotterranea – ci informa che, per l’attuale progetto, si è chiesto l’intervento addirittura dell’archeologo per l’esame del terreno castellano.
Anche questo è un dispendioso intervento superfluo.
Infatti, il terreno attinente al Castello è stato “scavato” una prima volta nel 1994, con la “scoperta” del probabile muro di contenimento del fossato che circondava la fortezza; nel 2004, per l’eliminazione dell’umidità di risalita, con ”rinvenimento” del tratto dello stesso muro a Sud; nel 2012, in occasione dei lavori di rifacimento del cortile interno del Castello, con evidenziazione di “importanti fondazioni ortogonali di un edificio fino ad oggi ignoto e di un lacerto di pavimentazione in mattoni posti di taglio a spina di pesce”. Peccato che, nonostante le mie precedenti raccomandazioni, mirate a lasciare in evidenza, con sovrastrutture trasparenti, almeno parte delle “scoperte”, sia stato tutto ricoperto.
Rilevare, oggi, resti archeologici nei 40-50 centimetri di sabbia del Brenta riportata è una puerile cautela immotivata, alla quale solo l’assessore emergente Ylenia Bianchin – che ha preso in mano il “centro storico” –  penso possa dare risposta.

MAROSTICA SI MUOVE PER LA PACE. MA A CHE SERVE? È SOLO UNA PIA ILLUSIONE?

Appartengo alla generazione dei pacifisti degli anni ‘68. Quelli per intenderci dei “figli dei fiori” e “fate l’amore, non la guerra”.
Erano gli anni dell’orribile guerra del Vietnam. Dell’incomprensione americana della vicenda, vista solo in chiave ideologica per fermare il comunismo in Asia. E non come era, una lotta di popolo per l’indipendenza del Paese, contro il colonialismo occidentale.
E ancora oggi l’Occidente con gli Stati Uniti vede la “democrazia”, con l’ultima versione nata dalla Rivoluzione francese e sviluppatasi come confronto tra varie forze politiche per governare, come l’unico modello di governo da imporre al Mondo. In realtà girando il mondo come viaggiatore “on the road” con Avventure nel Mondo, mi sono reso conto che esistono diverse situazioni politiche, dovute a percorsi storici anche millenari profondamente differenti dai nostri e che quindi voler erigere la “democrazia occidentale” come l’unica forma di governo è semplicemente pura utopia e principale fattore di guerra. Esistono Paesi governati da clan tribali, oligarchie, teocrazie, forme varie di comunismo e socialismo, monarchie ecc. Certo un mondo pacificamente aperto si può confrontare ed evolvere verso una sempre più reale partecipazione dei cittadini.
Ma il problema vero di un movimento pacifista è la lotta contro la diffusione delle armi. Ci sono in corso oltre 50 guerre locali con sempre tante, troppe vittime civili. E la causa di tutto ciò sono le armi, che andrebbero bandite. Il no alle guerre è soprattutto no alle armi.

Poi si può scendere in piazza invocando la pace, ma resta sempre una utopia, una illusione se i paesi continuano ad armarsi sempre più e se non esiste alcun feroce controllo internazionale sulla vendita di armi.

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IL MOZZO DI MAROSTICA HA APPENA FINITO IL CORSO ACCELERATO MONTESSORI?

Non crediamo alle nostre orecchie. Dopo quattro anni il Mozzo Sindaco ha imparato a parlare correttamente ed argomentare. È questa la grande novità dell’ultimo Consiglio Comunale. Noi siamo il più possibile obiettivi e riconosciamo che è stato fatto un grande passo. Sentire Mozzo rispondere direttamente, senza delegare a qualche assessore come generalmente faceva, in modo argomentato direttamente alla “viperetta” Dalla Valle, ora anche segretaria provinciale di Azione del Calenda quindi con sperato futuro politico nazionale, ci ha dato la massima goduria. Anche con Santini non è stato di meno. Il fatto è che Santini non sa darsi pace per la fortuna del Mozzo di vedersi arrivare un sacco, ma veramente un sacco di soldi. Li avrebbe voluti lui.
Sull’operazione scuola con il metodo Montessori, Mozzo è stato chiaro ed esaustivo, riepilogando i passi fatti con il coinvolgimento della Direzione didattica e motivando la scelta della scuola elementare con tale metodo in base ad una ricerca sulle scuole in zona, che per la maggior parte adottano tale metodo per l’asilo. Quindi viene data una continuità di offerta didattica, con possibilità di arrivo di scolari alla scuola elementare dalle zone limitrofe.
Noi per tale improvviso cambiamento abbiamo avuto il dubbio che il Sindaco abbia seguito un corso accelerato del Montessori per eterni laureandi.

Anche sul programma degli investimenti è stato chiaro. Tant’è che proprio non c’era nulla da recriminare e per la prima volta in Consiglio comunale c’è stata anche una approvazione bulgara, cioè all’unanimità. Non sappiamo se poi ci sia stato anche un brindisi.
Ovvio che pesa nella situazione il comportamento compatto della Lega su qualsiasi argomento. Si è passati dall’armata Brancaleone con 5 gruppi politici della Dalla Valle in continuo litigio, alla compattezza “sovietica” del gruppo Lega a Marostica. E gli altri devono accodarsi per avere un minimo ruolo. Anche perché non viene svolta una vera opposizione “di programma”.

Adesso però dopo la teoria c’è la pratica della realizzazione di quanto deciso. Con la problematica dell’esplosione dei costi.

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RIUSCIRÀ IL NOSTRO PSEUDO EROE “MOZZO DI MAROSTICA” A FARE TUTTI GLI INVESTIMENTI STROMBAZZATI CON GIÀ I SOLDI IN SACCOCCIA?

Sembravano tutte cose già fatte: accesso alle Mura da Porta Breganze, nuova stazione bus, finitura del Politeama, nuovo ponte sul Longhella, nuova scuola Montessori a Vallonara, illuminazione del Castello….Per non parlare del nuovo Centro per malati di Alzheimer.
Solo il ristorante al Castello superiore sembra finito, ma non si sa nulla dell’apertura. Però almeno per quest’ultimo siamo fuori dalla revisione prezzi. Invece per gli altri investimenti chissà cosa succederà perché oggi la loro realizzazione è penalizzata da un mostruoso aumento dei costi dei materiali. Non solo dovuto ad una crescita dell’inflazione, ma anche ad un economicamente incomprensibile bonus 110 ed altre agevolazioni che hanno scatenato una vera e propria speculazione. Ovvio che il risparmio energetico deve essere una priorità, ma ci deve essere sempre la partecipazione alla spesa dell’utente. Altrimenti si innestano delle vere e proprie truffe ai danni dello Stato. Cosa che è avvenuta.

E così chi vuol fare dei lavori edili oggi è a rischio o di imprese improvvisate o di attesa minimo annuale per imprese credibili.

E questo vale per gli investimenti del Comune di Marostica che a questo punto aggiunge alla sua lentezza burocratica problemi di ovvia revisione prezzi e di disponibilità di imprese serie.

Noi abbiamo sempre detto: gli investimenti necessari si fanno nei giusti tempi senza tanto aspettare finanziamenti dello Stato, che ovviamente se vengono sono sempre benvenuti, ma non devono essere indispensabili.

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ANDREA VISENTIN, PRESIDENTE CONFINDUSTRIA BASSANO È UN ERETICO? LA POLITICA NON È PIÙ DA “LECCARE”?

Maturità al Brocchi nel 1988, negli anni quindi d’oro della riforma del Liceo, poi laurea in Ingegneria Elettronica a Padova ed infine consigliere d’amministrazione operativo e direttore corporate sistemi informatici alla Mevis SpA. Quindi la base culturale è ottima.
Ora Visentin è presidente del gruppo Confindustria di Bassano ed i suoi obiettivi sono di incrementare la cultura del business e di contribuire allo sviluppo della società civile. Un programma quindi “illuminista”. Tant’è che è partito il progetto Radici Future, un progetto per sviluppare tra le aziende, ma anche fra i giovani, la consapevolezza dell’importanza dell’economia circolare per il recupero dei rifiuti e l’uso corretto dei materiali.
Risulta evidente che un simile progetto coinvolge anche il territorio con le sue problematiche di viabilità e trasporti.

Ma come si prospettano i legami con la “politica”?

Intanto è bene precisare che nella pratica il salto culturale di Confindustria locale è solo agli inizi, dopo il pesante coinvolgimento nella vicenda Banca Popolare di Vicenza – Zonin. L’illuminismo è ancora ben lungi dall’esserci. Basta leggere il Giornale di Vicenza, quotidiano della Confindustria stessa, lontano ancora dall’avere un format editoriale che affianchi alla semplice cronaca un reale dibattito con diverse opinioni. Esiste sempre un ferreo controllo dell’informazione anche probabilmente dovuto ad una specie di auto censura dei giornalisti stessi, come “tromboni” del padrone, anche se sembra che il padrone sia di vedute più aperte di loro.

Visentin sta cominciando a realizzare come effettivamente è il terreno politico fuori dalle mura aziendali e sta capendo che serve un radicale cambiamento delle persone che fanno politica senza il quale le speranze per il futuro sono illusorie.

Infatti sull’inserto appena realizzato dal Giornale di Vicenza sull’economia locale afferma: “….il problema è che il mondo reale è diverso da quello che immaginiamo e ho la sensazione che alla nostra classe politica manchi oltre alla competenza e all’umiltà, anche questa consapevolezza “.

Insomma oggi la politica è fatta da marziani che manco sanno dove vivono, figurarsi quindi se sanno prendere delle giuste decisioni.

Noi ci auguriamo che l’illuminismo della Confindustria diventi realtà con veri progetti di sviluppo sostenibile e capacità critica sulle scelte politiche.
Tanto più che è praticamente impossibile che il Mozzo o la Pavan di turno facciano delle querele all’Associazione degli Industriali.

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LEZIONE DI STORIA: ADESSO È TUTTO IN MANO ALLA VOLKSBANK. QUALI SONO LE SUE INTENZIONI? SI RITORNA AL PROGETTO GIANFRANCO AZZOLIN A SUO TEMPO BOICOTTATO DAL COMUNE DI MAROSTICA?

di Mario Scuro

Da alcuni anni una gru di colore ocra smarrito dal tempo e dalle intemperie troneggia nei pressi di Porta Bassano e della cadente torre E (puntellata e ingabbiata), all’interno dell’area Azzolin.
Ritengo necessario ritornare sull’argomento – seguito da anni da “Marostica Notizie” – in quanto dalla fine del secolo scorso si discute sul futuro di questo territorio, che rappresenta un settimo dell’area abitativa dentro le mura, con progetti, compravendite, sanzioni, condoni, pubbliche riunioni, discussioni in sede di Consiglio Comunale.
La proprietà attuale è della Volksbank di Bolzano (subentrata alla Banca Popolare di Marostica, un tempo fiore all’occhiello della finanza cittadina), la quale non manifesta pubblicamente le sue intenzioni a seguito dell’investimento di qualche anno fa.
L’Amministrazione Comunale di Marostica, proprietaria della cinta muraria interessata, a nome del Vicesindaco, nella riunione della Compagnia delle Mura, ha fatto intendere che lascia alla Direzione della banca la decisionalità dei rapporti dovuti per gli interventi con la Soprintendenza di Verona.
Il Ministro della Cultura, da me interpellato per un intervento al fine di uscire dall’impasse, mi risponde con il distinguo fra “lo Stato, a cui spetta la tutela del patrimonio culturale e gli Enti locali, ai quali è demandato il governo del territorio”.
Il Soprintendente di Verona, messo a parte della problematica situazione del centro storico di Marostica, assicura “la massima attenzione sui temi segnalati, in particolare sull’esecutività del Decreto Soragni 2012”.
Il Presidente della Commissione Europea, da me interessato qualche anno fa, mi fece sapere che, pur apprezzando il mio intervento di cittadino europeo, spetta al Comune e alla Regione progettare e chiedere i sostanziosi aiuti finanziari della comunità Europea per opere strutturali.
La Regione Veneto, che pur aveva provocato il decreto di salvaguardia della città scaligera, anche dopo il mio incontro con il Governatore e, su sua delega, con l’Assessore alla Cultura, nicchia su Marostica e restituisce all’Europa i soldi non utilizzati per gli “interventi strutturali”.
In questo bailamme democratico è impossibile per il cittadino agire concretamente. La risposta ad ogni proposta della base avviene solo con tante parole “rassicuratrici”. La disponibilità di tanti esperti del campo, quali Renato Cevese (che, purtroppo, ci ha lasciato), Sergio Los, Domenico Patassini, Patrizia Valle, Domenico Taddei, Roberto Masiero, Ugo Soragni, Giovanni Marcadella, Francesco Scafuri, Claudio Bignozzi, Carlo Cesari, Maurizio Trevisan, Flavio Rodighiero, che ho portato a Marostica; nonché l’impegno dei locali Giuseppe Antonio Muraro, Duccio Antonio Dinale, Bruno Pezzin, Giordano Dellai, Mario Guderzo, sono ignorati.
Venendo al caso Azzolin, io mi ripeto con un caldo “appello” al Ministro, al Soprintendente, al Governatore, al Sindaco, al Presidente della Volksbank, al Presidente delle Città Murate del Veneto, al Presidente dell’Istituto Italiano dei  Castelli, al Presidente di Europa Nostra – Internationales Burgen Institut per riprendere lo spirito della progettazione passata, esposta al Castello, favoriti dal fatto che Giove pluvio ci ha agevolato il disegno con il “crollo” delle superfetazioni addossate alla cinta (orribili e di nessun valore di archeologia industriale, come si fa credere – lo affermo sulla scorta della dottrina e per essere nato in via Vajenti tanti anni fa).
Appoggio sempre la tesi del concittadino cattedratico Sergio Los, il quale, nel Piano Particolareggiato per il centro Storico, che abbiamo approvato in Consiglio Comunale nell’ormai lontano 1984, sostiene che “Marostica ha l’invidiabile privilegio di possedere il centro storico fondato su un progetto latente, che ha indirizzato in un certo senso i vari interventi che si sono succeduti nei secoli e che hanno costituito la città attuale”. Conseguentemente è possibile (lo dice anche il citato Decreto Soragni) la “riqualificazione urbana, seguendo per l’appunto il disegno primitivo”.
Dobbiamo pensare anche a quanto la Comunità marosticana ha perso per non aver accettato l’offerta (2000) del proprietario Gianfranco Azzolin (marosticano verace), che, con il progetto Stefano Giunta, prevedeva “la restituzione del palazzo sette/ottocentesco in corso Mazzini; l’abbattimento di tutti i corpi di fabbrica inutili e la riedificazione volumetrica con minialloggi per anziani (una quarantina – tanto auspicati a Marostica), inseriti nel contesto storico; la cessione al Comune del parco e di una fascia di rispetto lungo le mura scaligere di 12 metri, ad uso pedonale; la realizzazione di un parcheggio interrato a tre piani, con la concessione di uno in uso alla collettività marosticana e con l’ipotesi di uscita sotto le mura per non intasare il traffico urbano; la rinuncia al diritto di proprietà delle torri C, D, E, unitamente al contributo di 300 milioni di lire per il loro restauro”.
Viceversa, non si capiscono gli interventi estemporanei (come quello in atto a Porta Breganze: il quarto, con l’investimento, alla fine, di milioni di euro e il rinvio alle calende greche del cammino di ronda); la tolleranza di vendita privata della Torre B, di cui abbiamo già 

LE TESI DI LAUREA SONO LA REALTÀ CULTURALE IN TUTTI I CAMPI. PERCHÉ NON FARCELE ILLUSTRARE DAI LAUREATI DI MAROSTICA?

L’Associazione Amici/volontari della Biblioteca ha proposto alla consigliera delegata alla biblioteca Marialuisa Burei una iniziativa culturale per mantenere alto il livello di conoscenza nei vari settori culturali.
Sappiamo che le tesi di laurea in tutti i campi (umanistico, scientifico, economico, medico, artistico, ecc.) costituiscono l’aggiornamento continuo di ciò che accade. Questo è particolarmente valido per le tesi di laurea che fanno il punto nei campi della ricerca. Lo studente è attivato a partecipare ad attività che si collocano a definire quello che sarà il futuro della società. Se uno studente partecipa per esempio ad un gruppo di lavoro sulle biotecnologie senz’altro collaborerà alle ultime ricerche e quindi nella sua tesi farà il punto su una situazione particolare. Così nell’ambito della ricerca fisica o chimica. O dell’astronomia. Ma gli argomenti possono essere moltissimi ed i più vari. E le tesi diranno sempre le ultime novità in un determinato campo.

Di qui nasce la proposta dell’Associazione Amici della Biblioteca di presentare con una cadenza che può essere mensile delle tesi di laurea significative sviluppate da studenti della zona di Marostica.
Già il Comune organizzava con l’Università degli Adulti un pomeriggio in cui ai laureati veniva consegnato un attestato. Ciò è molto limitativo e non fa comprendere l’attività di ricerca culturale che ci sta dietro.

Solo stando al passo con i tempi capiremo meglio il mondo che ci circonda e la cultura non può essere delegata solo a chi in fin dei conti rappresenta solo il passato, pur interessante. E poi realmente una iniziativa del genere ci fa meglio comprendere l’impegno dei nostri giovani concittadini.

Alla Dr.ssa Burei si chiede di attivarsi in questo senso, avendo la disponibilità di lavoro dell’Associazione Amici/Volontari ed essendo già attivata dal Comune la conoscenza dei laureati con le loro tesi.

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DARIO LUNARDON, AVVOCATO DI ROBERTO ASTUNI, È UN GENIO. SCOPRE CHE L’ART. 21 DELLA COSTITUZIONE ESISTE E SI “INCAZZA

Non ci siamo mai divertiti tanto a leggere l’atto con cui l’avv. Dario Lunardon impugna la sentenza di nostra completa assoluzione per la laurea falsa di Astuni. Infatti fa delle considerazioni finali del tutto generiche e gratuite, che però sottendono la sua “rabbia” che un cittadino conosca esattamente quanto stabilito dall’art.21 della Costituzione per quanto concerne la libertà di pensiero.

Infatti il Lunardon dice nelle considerazioni finali: “L’imputato Morello Alessandro è da anni – vien quasi da dire professionalmente – alla pratica della pubblica diffamazione di vari soggetti, rispetto ai quali egli, facendosi apparentemente scudo dell’art. 21 cost., ritiene di essere libero di innescare la famosa “macchina del fango”. Il suo blog è un costante (e inaccettabile) attacco a chiunque gli capiti a tiro, finendo di essere del tutto strumentale invocando il principio costituzionale di libero manifestazione del pensiero, che nelle mani del Morello è diventato il paravento di inusitati attacchi personali, privi di qualsivoglia rilevanza pubblica”….”Scopo del Morello è sempre e solo quello di gettare discredito su altre persone, confidando di poter approfittare dell’art. 21 della cost., che nelle sue mani svilisce la propria valenza democratica e diventa grimaldello per forzare a proprio piacimento le norme del codice penale “.

Vediamo innanzitutto che il Lunardon parla di “cost.” non di Costituzione come fosse una legge a caso e non il perno del nostro vivere civile e della nostra Repubblica ed incredibilmente lancia generiche accuse senza fatti e prove. Il suo è un esempio di vera diffamazione irrispettosa della libertà del cittadino di esprimere il proprio pensiero su fatti certi. Come appunto prevede l’art. 21 della Costituzione Italiana.

Il tutto ci sembra anche ricordare una delibera della Giunta del Comune di Marostica di tempo fa che ci dava del “delinquente” informativo. Certo che la libertà di informazione è ancora sconosciuta in certi ambienti. Per fortuna non in Tribunale.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica