L’ultimo è quello per la scuola elementare di Vallonara con la novità dell’insegnamento col metodo Montessori. Annunciato sempre in modo trionfante dal Mozzo. Forse andrebbe spiegato cosa significa il metodo Montessori e se c’è già l’accordo con la direzione didattica. Insomma un po’ di contesto culturale. Un bambino che frequenta una scuola montessoriana infatti avrà acquisito le seguenti abilità: ⁃ è più disponibile a imparare e ad ascoltare; ⁃ è abituato a scegliere in modo libero e responsabile; ⁃ è più forte e consapevole; ⁃ lavora e interagisce meglio con gli altri; ⁃ sa autocriticarsi e collaborare. Insomma potremmo avere la formazione di cittadini modello in grado di gestire la nostra Comunità con sensibilità, onestà e competenza.
Ma con il Pnrr da utilizzare a man bassa gli investimenti sembrano moltiplicarsi. Dal ponticello sul Longhella, al Politeama, alla ristrutturazione delle scuole locali per non parlare della nuova avveniristica fermata del bus con cessi e wi-fi. Un po’ lontana dal centro e c’era già la vecchia stazione molto comoda e ben servita anche col bar. E sulla faccenda emerge l’assoluta inefficacia dell’opposizione in Consiglio comunale. E poi non si sa più niente della situazione del ristorante del Castello superiore. Ed il Comune per l’affitto guadagnava un bel po’ di gruzzoli. Poi c’è il nuovo centro per i malati di Alzheimer, ma la responsabilità, in questo caso, della realizzazione è della Ulss 7 Pedemontana.
Sembra insomma che si voglia correre dopo anni di paralisi e vergognose situazioni (es. appalto del gas e piscina). Sulla piscina però non si capisce perché come dappertutto non si finisce l’investimento con una struttura esterna. Sul gas sembra che si vada tra poco in Tribunale con relativa sentenza. Vedremo.
E per finire c’è la faccenda del Convento e qui tutti sono latitanti.
Si può ottenere lo sconto speciale solo il martedì, avere ovviamente la card Famila e 65 anni. È una iniziativa che anche l’Interspar al Grifone a Bassano applica per i primi giorni della settimana. Sempre in favore degli anziani. A questo punto crediamo che i nonni si siano organizzati per far la spesa per i nipoti, che poi sono quelli che, magari con famiglia numerosa, più hanno necessità di risparmiare. Perché il 10% sulla spesa alimentare comprensiva di tutte le offerte non è poco. Se pensiamo che la spesa media alimentare di una famiglia è intorno ai 500-1000 euro e che costituisce la prima voce di costo, avere il 10% secco senza punti o buoni spesa o ristorni, sempre comunque di valore inferiore, è una occasione da non perdere. Possiamo anche immaginare un “mercato” di anziani pensionati disponibili ad accompagnarvi a fare le compere….ma ci saranno dei limiti di spesa? Comunque se si guardano i volumi che una simile promozione può attivare, una iniziativa così è sempre un affare anche per chi la propone. Ovviamente a scapito dei concorrenti, perché la gente non può mangiare di più.
Adesso iniziamo l’anno con il “botto con il web”, così dice la Coop Consumatori di Marostica. Il botto in realtà lo stanno facendo gli aumenti dei prezzi, ma in Coop siamo in un altro mondo. Basta pensare che ancora chiedono di essere Soci senza mettere nella pagina web lo Statuto della Cooperativa, che dovrebbe essere la prima regola. O mettere la composizione del Consiglio di Amministrazione con nomi e cognomi ed eventuali incarichi. E con il web sono in ritardo di almeno 10 anni. In realtà non c’è nessun fatto concreto per combattere il costo della vita. Noi quando avevamo la responsabilità del Marketing alla Coop lanciammo nel 2010 il GAS, il Gruppo di Acquisto Solidale per aggregare i Soci su acquisti importanti con grossi risparmi. E cominciammo con il fotovoltaico avvalendoci della collaborazione del Socio Mario Menzin, un super tecnico del settore. Sono state circa 150 le famiglie di Marostica e dintorni che allora colsero al volo la nostra proposta. Fecero uno dei migliori investimenti prendendo il massimo degli incentivi. Oggi addirittura personalmente viaggio quasi gratis con la nuova macchina plug-in con la energia prodotta dal mio fotovoltaico. 50 km al giorno di ricarica mi sono sufficienti per i miei spostamenti. Ed il costo dell’elettricità è aumentato in un anno del 40%. Quindi l’iniziativa promossa oltre undici anni fa si è dimostrata lungimirante. Come premio però sono stato buttato fuori dal Consiglio di Amministrazione in dissenso anche per il non ricambio del Consiglio. Al mio posto fu “nominato” dalla solita cordata politica l’ammanicato Luca Bertazzo, impiegato bancario ora al locale Credito Cooperativo e soprattutto figlio del noto ex Sindaco. Di gruppi di acquisto o di marketing solidale non si è più parlato. Anche perché il Luigi Scomazzon, l’eterno Presidente, voleva solo il mattone di Breganze. Il nuovo punto vendita. E non voleva rompiscatole e mai essere messo in discussione dopo oltre 30 anni di Presidente.
Eppure i cittadini-consumatori dovrebbero essere organizzati per difendere i propri acquisti, il proprio reddito per vivere bene nel modo più conveniente possibile. In realtà non c’è nessun vantaggio reale e sociale ad essere oggi Socio della Coop Consumatori. Ora sembra che il Luca Bertazzo sia diventato il mago del marketing inventandosi la nuova pagina web della Cooperativa che da un punto di vista professionale fa semplicemente pena. E molti ci chiedono come fa ad andare avanti la Coop anche con prezzi spesso non competitivi. Semplice. Oltre il 50% dei Soci (anziani) ha una fedeltà di acquisto cieca ed assoluta e non fa confronti di prezzo con altri supermercati. Insomma, finché dura, ma certo non è né marketing ne’ futuro. Soprattutto oggi che è arrivato a Thiene il Tosano, a un tiro di schioppo da Breganze e Sarcedo, dove uno entra per comprarsi due cose e se ne esce con cento data l’assoluta convenienza, anche nei prodotti di marca.
l 1915 a Marostica si presenta durissimo. Il popolo dei lavori della paglia, di fronte a fame, miseria, caro-viveri ed allo spettro della disoccupazione, il 13 marzo scende da Vallonara e da Valle e tumultua nella piazza di Marostica, chiedendo “la diminuzione del prezzo del pane e del sorgo [granoturco]”. Il 15 marzo è il giorno della sollevazione generale di tutto il popolo dell’Altopiano dei Sette Comuni, con la calata a Marostica. Di primo mattino un numero impressionante di persone (stimate in 4.000: numero rilevante per gli abitanti di allora) si presenta davanti alle mura della città, chiedendo, insistentemente, “pane e lavoro”. Trovano Marostica – per la quale è stato dichiarato lo “stato di assedio” – sbarrata da carabinieri e soldati. I dimostranti, ai quali si uniscono gli operai degli opifici, riescono a rompere il cordone dei militari e penetrano nella cittadella. Assaltano la sede comunale (allora il Castello Inferiore), gli uffici pubblici, i mulini, le fabbriche, le abitazioni degli industriali, i quali si barricano nei loro palazzi, protetti da portoni rinforzati e inferriate alle finestre. Particolarmente preso di mira è il complesso Menegotto. La ditta Menegotto, che gestisce l’antico mulino Bracco, con annesso un grande magazzino, distribuito tra fabbricati e terreni nel quadrante oggi identificato con via Tempesta, via Rialto, via Callesello, corso Mazzini, serviva per la macina e i prodotti delle granaglie tutto l’Altopiano dei Sette Comuni, la Pedemontana, il Canale del Brenta, spingendosi fino al Trentino, dotata dapprima di carriaggi, successivamente di automezzi. Altro assalto viene effettuato, nella centrale via XX Settembre, a Palazzo Girardi (attualmente riedificato in corso Mazzini), simbolo dell’industria della paglia. Ad un certo punto vediamo alla testa della sommossa una donna di Rubbio, femminista antesignana, la quale incita i dimostranti brandendo un baccalà, sottratto in un magazzino. La forza pubblica ricaccia i rivoltosi fuori delle mura. Nel pomeriggio, essendo ingrossato il numero dei dimostranti con sopraggiunti provenienti da ogni parte dell’Altopiano e dai comuni viciniori, interviene la cavalleria sabauda per disperdere la sommossa. La carica, dopo i rituali squilli di tromba, avviene a Porta Bassanese. È uno scontro molto duro, con gente esasperata che non mangiava da qualche giorno. Si registrano feriti e arresti. Al Sindaco non resta altro che sequestrare tutto il pane ai fornai (altro pane arriva da Vicenza) e distribuirlo al popolo. Marostica resta occupata da 100 carabinieri e da 250 soldati in funzione di polizia. Di fronte alla gravità della situazione, la Giunta ed il Consiglio si riuniscono nelle stesse due giornate dei tumulti per affrontare e decidere sul seguente o.d.g.: “Risoluzione dell’attuale crisi riguardante il rincaro del pane e delle farine”. Premesso che “il Consorzio Agrario Governativo non ha dato alcun pratico risultato” e che “urgevano provvedimenti ad evitare disordini e a calmare la folla che invadeva gli Uffici Municipali e stava per trascendere” e che i dimostranti sono stati calmati con la promessa dell’istituzione di “apposita Commissione” e la “convocazione del Consiglio Comunale” per l’appunto, lo stesso Consiglio Comunale delibera all’unanimità (17 su 17 consiglieri presenti) “la vendita del pane a 40 centesimi e della farina di grano a 25; l’apertura di un conto con la Banca Popolare di Marostica o altro istituto di credito per lire 50.000, all’interesse del 6,50%; di sanare lo sbilancio mediante mutuo trentacinquennale da assumere con la Cassa Depositi e Prestiti”. Successivamente, il 9 aprile il Consiglio Comunale chiede un prestito di lire 9.000 all’Amministrazione Provinciale di Vicenza “per approvvigionamento di cereali necessari alla popolazione del Comune”. “Il 18 marzo la città è tranquilla. La gente dei monti torna stanca e sfinita nei propri paesi, accompagnata da cavalleggeri e carabinieri”. La guerra, che sarebbe scoppiata due mesi dopo e che vedrà Marostica “terra di frontiera”, aggraverà la situazione sociale ed economica delle nostre popolazioni.
È interessante esaminare la “politica” degli investimenti del Comune di Marostica con anche l’arrivo della Lega. Nel 2011 le opere finanziate fanno riferimento alla Porta Breganze con il punto di discesa per 450.000 euro, che sembra in completamento dopo lunga agonia, alla novità della inutile nuova stazione dei bus per 275.000 euro, all’illuminazione del Castello inferiore per 157.000 euro ed al primo stralcio del collegamento tra via Panica e 4 novembre per 180.000 euro. Le opere pubbliche 2022/2024 oltre al Politeama per 1.005.000 euro fanno soprattutto riferimento alle scuole per un investimento complessivo di 2.381.000 euro pari al 49,8% del totale. Quasi tutte le opere in programma sono finanziate da fondi pubblici. Il Comune interviene per “soli” 1.250.000 euro su un totale di 4.777.000. Incredibilmente non c’è alcun investimento per completare l’attuale piscina con anche una esterna per l’estate. Un investimento che porterebbe reddito e consenso della cittadinanza. Ma si sa, la giunta leghista voleva addirittura venderla. Per fortuna è sparito tra i futuribili investimenti l’ascensore/minareto di Scomazzon per il Castello superiore.
E poi manca un progetto di prosecuzione del restauro delle Mura e ed una idea per un progetto per il Convento dei Santi Fabiano e Sebastiano, che non può restare nelle miserevoli condizioni in cui si trova.
Riportiamo il dialogo avvenuto su Sei di Marostica se….alla pubblicazione dell’articolo in cui ponevamo una serie di dubbi sulla realtà del bilancio di previsione 2022 del Comune di Marostica, dopo che da anni chiediamo chiarezza sul pagamento del 920.000 euro nell’appalto truccato del gas, dei 475.000 euro della piscina, dei circa 700.000 euro persi nel fallimento immobiliare della società costruttrice del Politeama, dei buchi di bilancio, della rivalutazione a 5 milioni delle Mura appena cedute gratis dallo Stato, ecc. Ecco quello che scrive il nostro ragionier Colosso: “Sig. Morello, sono Enzo Colosso e vorrei precisare che il Sindaco mi ha scelto per gestire il bilancio del Comune di Marostica per le mie competenze ed esperienze. Sono commercialista, iscritto all’Ordine Vicenza di cui sono anche Consigliere, sono Revisore Legale e Revisore Enti Locali. Per ottenere questi titoli si devono seguire appositi corsi di studio, tirocini ed esami di stato ed ogni anno effettuare formazione obbligatoria per legge. In ambito pubblico, oltre all’Assessore al bilancio ho anche fatto il Revisore di molti Comuni, tra cui Thiene e Padova. Con l’accettazione dell’incarico a Marostica, sapevo che avrei avuto a che fare con tante persone….alcune intelligenti, competenti, oneste….altre ignoranti (che ignorano), cattive ed in mala fede. Sin da subito Lei mi ha con veemenza attaccato con il pretesto di un buco di bilancio ascrivibile all’amministrazione precedente Dalla Valle. Mi sono chiesto perché, e la risposta l’ho ottenuta a breve, Lei voleva il mio posto e si offerto al Sindaco con messaggio wp di sostituirmi….. Compresa la sua malafede ho sempre taciuto e così avrei continuato a fare, replicò solo perché sono disgustato dai suoi attacchi al personale dipendente del Comune. La dott.ssa Silvia Fabris, proprio non se lo merita, è stata assunta perché ha vinto un regolare concorso, è brava, competente e scrupolosa, si dedica con passione al suo lavoro spesso ben oltre l’orario di legge. Se Lei vuole fare un servizio alla città di Marostica, invece di pubblicare articoli in mala fede, attaccando a destra ed a manca, come un caprone impazzito, si informi e se serve ci contatti, le porte del Comune sono aperte. Anche se so già che invece non sarà questa la sua reazione…..”
La nostra risposta è stata immediata: “Enzo Colosso Lei sa solo offendere ed esporre titoli senza rispondere alle domande poste. Offerto a sostituirla? Balle. Con Mozzo prima delle elezioni mi ero offerto a dare una mano per la Biblioteca e poi mi ha querelato. Si informi meglio prima di sparare stupidate.”
E così risponde il nostro Assessore: “Alessandro Morello mi sembra che Lei si confonda, tra noi due quello che offende, manca di rispetto e critica a volte “senza conoscere” è solo indiscutibilmente ed incontrovertibilmente Lei, nella strampalata convinzione di essere un pseudogiornalista. Quello che ho scritto è solo un’amara verità a Lei scomoda. Buonasera.”
E noi chiudiamo la disputa: “Enzo Colosso continua con le fregnacce non rispondendo a precise domande sui bilanci. Sta prendendo in giro i cittadini di Marostica. Si vergogni. Nei miei commenti uso un linguaggio ” colorito” frutto di una esperienza aziendale nella pubblicità e di docenza universitaria nel campo della comunicazione. Impari, rispetto al suo rozzo linguaggio.”
Ovviamente non fa il nostro nome, ma anche nella presentazione del Documento Unico di Programmazione cita il fatto che noi non vogliamo accettare come i Comuni fanno i bilanci. Siamo diventati il paradosso contabile di Colosso. Infatti continua a dire che esistono differenti “modi“ di fare i bilanci. Il che ovviamente non è vero. Esistono diversi “tipi” di bilanci che è un’altra cosa. Infatti il bilancio presentato da Colosso e dalla sua assistente laureata in comunicazione (e si vede!) nonché responsabile della finanza al Comune di Marostica (non si sa con quali titoli), è un bilancio solo finanziario, cioè vengono messe le entrate e le uscite. Non è un conto economico in cui vengono messi in risalto i ricavi ed i costi di periodo né tantomeno uno stato patrimoniale che fotografa la situazione economica ad una certa data. A scanso di equivoci il Colosso segue la normativa tutta tesa a dare copertura finanziaria agli investimenti, ma non va oltre anche seguendo le nuove leggi al riguardo. Su una cosa siamo però d’accordo: che il bilancio deve essere in pari in quanto il Comune deve spendere tutti i soldi dei cittadini che pagano un servizio. Ma per prudenza è meglio prevedere un utile, sempre spendibile, in quanto più che mai in questo periodo le entrate sono quelle che sono, ma i costi sono di difficile previsione. Infatti basta vedere il grafico presentato da Colosso: le spese correnti sono troppe rispetto alle entrate e sicuramente il conto economico è in perdita.
E poi non si capisce il suo terrore per i mutui. Lo giustifica che non è corretto lasciare rate da pagare alle amministrazioni successive. Ma certi investimenti richiedono denaro e l’unico modo per farli è il mutuo. Una casa comprata senza mutuo è impensabile per la maggior parte della gente. Così per un Comune che deve fare degli investimenti importanti. E poi c’è un vincolo di legge sul pagamento degli interessi per un ente pubblico a garanzia di impedire che la “politica” voglia strafare.
E noi intanto aspettiamo la chiusura dei conti del 2021.
Le dichiarazioni delle opposizioni sul Documento Unico di Programmazione nell’ultimo consiglio comunale sono fantasmagoriche. Con piglio saccente di ritenersi, forse anche a ragione, quella che ha iniziato quel poco che il Mozzo ha realizzato finora, Marica Dalla Valle ha volato alto spiegando a quelli della Lega che comandano a Marostica che una programmazione si fa prima definendo gli obiettivi. Che nel DUP non ci sono. Certo che la Dalla Valle mette sul piatto il suo anno trascorso al Cuoa a fare il corso di marketing. E senza obiettivi il marketing non esiste. È come l’anima per un credente per cui senza l’anima la vita non esiste. Quelli della Lega invece credono al “fare per fare”. Sono dei puri materialisti. Il problema della Dalla Valle è che anche ha ancora una denuncia per omissione di atti di ufficio per la vicenda dell’appalto truccato del gas, quando era Sindaco.
Certo che poi sentire Giorgio Santini sempre col suo modo educato e paterno mettersi a disposizione di Mozzo per il “bene” della città, c’è da chiedersi se conosce cosa vuol dire opposizione, anche costruttiva. Eppure esperienza politica ne ha ha palate, ma forse ormai si è come consumata dalle troppe mediazioni. Ma adesso può meglio collaborare essendo il Mozzo stato eletto con lui in Provincia, con i complimenti per entrambe espressi in Consiglio dal vice Sindaco Scomazzon.
Ed a un anno e mezzo dalle prossime elezioni la campagna elettorale può dirsi iniziata.
Noi abbiamo difficoltà a capire. Perché il Mozzo regala 8.000 euro alla locale Associazione Nazionale dei Carabinieri per l’acquisto di un mezzo attrezzato a protezione civile quando è operativa la Protezione Civile di Marostica con il suo corpo di volontari e la nuova sede di via Decimo Vaccari, 1? Protezione Civile fondata con legge 24/02/1992 n.25 e con definitivo inquadramento finale con la legge delega 2 gennaio 2018 n.1. Cioè ci pare che si stia facendo un doppione, quando gli ex carabinieri possono essere operativi nella locale Protezione civile. Ma sappiamo che i campanilismi tra le varie associazioni sono il modo per tener viva la rendita elettorale.
Noi avremmo fatto un pensiero invece di dotare il locale Club Alpino di un mezzo per gli interventi di ripristino dei sentieri intorno a Marostica, che esplorano le colline locali oltre che salire sull’Altopiano e sempre più frequentati da persone amanti della natura. Ne è un chiaro esempio la sistemazione del sentiero del Longhella affollato di cittadini e turisti amanti della natura. Prima era un sentiero brullo è deserto.
La Roggia di Marostica è opera dell’uomo. Essa fu costruita dalla “Serenissima”, con il concorso dei suoi esperti del Magistrato delle Acque, facendola derivare dal torrente Longhella. La mappa veneziana dell’Archivio di Stato di Venezia, datata 14 aprile 1662, opera del perito Francesco Alberti, ci rende edotti che il deflusso delle acque fu operato nel sito ancor oggi denominato “Fontanazzo” (Vallonara, all’imbocco della Val d’Inverno) e sviluppato con opere di alta ingegneria a percorrere il territorio comunale di Marostica fino al Ponte Cattaneo, con “lo scopo della macina, dell’irrigazione e del supporto alle attività artigianali e industriali” (v. Marostica centro storico di interesse pubblico). Dalla lettura possiamo dedurre che lungo la roggia, sotto Venezia, Marostica aveva ben 11 mulini, alcuni “a copelo”, altri “a paleta”. Sono questi i mulini, che appaiono nel disegno: 1. Fratelli Colpi, 2. Eredi Freschi, 3. Mattio Notte, 4. Eredi di Giacomo de Notte, 5. Francesco Parise, tutti nella zona di Consagrollo; 6. Paulo Zattabella (dizione successiva, mappa 1672, lungo via Maggiore Morello – ancor oggi visibile la gora); 7. Francesco Toniazzo, detto Bracco (entro le mura, ora ex-Magazzini Menegotto); 8. Paulo Marzaro (entro le mura, dietro l’attuale ristorante Caissa); 9. Paulo Marzari (lungo la prima deviazione a destra di via Roma – da ultimo noto come Chiminello, l’ultimo anche a chiudere); 10. Alberto Matiazzo (ancora visibile alle Gobbe – recentemente trasformato nella Brasserie Al Mulino); 11. Domenico Matiazzo (località Ponte Cattaneo – visibile, inglobato nella ditta Vimar di viale Vicenza). La Roza Marostegana seguiva ad Ovest il corso del Longhella fino alla trattoria della Zita; passava sotto il torrente, sfociando davanti alla trattoria Rossi; seguiva ancora a Nord il Longhella di via Consagrollo; ripassava sotto il torrente all’altezza del fabbro Argentin, dirigendosi, affiancando via Maggiore Morello, verso Borgo Giara; lambiva, a Nord, i terreni del convento/ospedale San Gottardo e della Pieve, a Sud, il Campo Marzio; entrava nella cinta muraria a Nord della Torre R (Caron); percorreva da Est ad Ovest il centro storico, a Nord dell’attuale Corso Mazzini, attraversata da ponticelli nelle attuali vie Tempesta, Cesare Battisti, Sant’Antonio; deviava a Sud all’altezza del panificio, ultimamente Segala, scorrendo poi lungo il retro delle case a schiera ad Ovest della Piazza; usciva a Porta Vicenza, irrigando le colture agricole dell’Ortolana e dei Menacao, alimentando i grossi mulini Chiminello, Gobbe, Ponte Cattaneo e contribuendo ancora “per l’irrigazione dei campi coltivati” della piana. Rimase a cielo aperto fino al secondo dopoguerra. L’azione dei mulini ad acqua era impostata sull’energia meccanica prodotta dalla corrente di uno stretto corso d’acqua derivato dalla roggia, detto “gora”, regolabile nel flusso, condotto forzatamente alla grande ruota esterna all’edificio. Due erano i sistemi di azione della ruota: “a copelo” (la ruota è mossa dall’acqua che cade dall’alto nelle “cassèle”, ossia in una specie di contenitori fissati sul diametro della ruota stessa); “a paleta” (la ruota è spinta dall’acqua che scorre con conduttura forzata al di sotto, lambendola). Una serie di meccanismi metteva in azione le due mole interne entro le quali era scaricato il grano per la macina: la prima fissa, la seconda mobile per regolare la pressione a seconda del tipo di farina che si voleva ottenere. A Marostica i mulini erano a una, due, tre, quattro ruote. Marostica fu per secoli centro annonario. I suoi magazzini servivano tutto l’Altopiano dei Sette Comuni (ricordiamo “la rivolta del pane” del 1915), il Canal di Brenta, la Pedemontana dall’Astico al Piave. I Menegotto, grandi distributori di alimentari, nell’Ottocento, fissarono la loro sede fra via Tempesta e il Caneseło (resti edilizi ancora visibili dalla sede comunale) ed esercitarono la loro attività di produzione e di vendita fino al secolo scorso.